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Iraq: "non sparate ai giornalisti", libro in difesa della libertà d'informazione
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Un manuale per documentarsi, per riuscire a muoversi nella nebbia di notizie che ha segnato nel profondo la Guerra in Iraq. "Non sparate ai giornalisti" è questo: una guida per rileggere il conflitto. Prende le mosse dal giallo di una cannonata che colpisce e porta la morte in un albergo gremito di reporter. Parte da qui ma non si ferma. Si chiede cosa ha lasciato nelle nostre menti il racconto degli eventi bellici. Indaga il rapporto fra guerra e informazione sull'unica scala possibile, quella globale. Con un'attenzione focalizzata sulle strategie usate per condizionare, pilotare, determinare le scelte dei media.
L'autore Roberto Reale, giornalista e docente di linguaggio radiotelevisivo, rilegge criticamente documenti, pagine web, articoli, pubblicati nei giorni delle armi,del sangue, delle menzogne più spudorate. Questi materiali, riletti e interpretati a caldo, offrono l' opportunità di riflettere sulle modalità con cui si è sviluppato il grande confronto fra le due superpotenze in campo in questi tempi di guerra infinita: governo degli Stati Uniti e opinione pubblica mondiale. Il libro cerca risposte a una raffica di domande. Perché tanti giornalisti sono morti? Come sono nati gli embedded, i reporter incorporati nelle forze Usa? In cosa è consistito il "giornalismo patriottico" di Fox News, di Murdoch e soci? Che conseguenze ha la rottura del monopolio occidentale da parte delle emittenti arabe? In cosa si è caratterizzato il caso italiano? Quale è stato il ruolo di internet?
Dati, cifre , analisi segnalano un'impressionante commistione di interessi fra padroni dei grandi network informativi e strateghi dell'attacco preventivo che utilizzano, promuovono, sfruttano la copertura mediatica per fronteggiare le temute reazioni dell'opinione pubblica.
Con la prefazione di Ilvo Diamanti, la testimonianza dell'inviato a Baghdad del Giornale Radio Rai Ferdinando Pellegrini, un'analisi di Giuseppe Giulietti, la pubblicazione dei 50 punti del contratto firmato dagli embedded, " Non sparate ai giornalisti" non è un libro per tutti. E' sconsigliato a chi vede nella guerra la prosecuzione di una partita di calcio giocata con altri mezzi. Parla invece piuttosto alla sensibilità e alla voglia di capire di chi ritiene che le dittature fanno schifo, ma che le democrazie non nascono dalle sofferenze dei popoli. Dialoga con quelle bandiere arcobaleno caparbiamente affacciate ai balconi, simbolo di una straordinaria volontà di impegno civile.
Il libro, edito da "Nutrimenti", guarda al presente e al futuro che incombe. Ala realtà delle guerre dimenticate, degli orrori nascosti del nostro tempo che evidenziano le ipocrisie di una "democrazia" che chiude gli occhi quando non ha propri interessi in gioco. Per questo una significativa parte del ricavato delle vendite del volume, per concorde scelta dell'autore e dell'editore, sarà destinata a promuovere la attività dell'Osservatorio permanente su Informazione e Guerra sostenuta dall' associazione Articolo21. Perché libertà è anche denuncia di sofferenze, soprusi, violenze, sopraffazioni, colpevolmente ignorate dalla "grande" comunicazione.
Fonte: Articolo 21