www.unimondo.org/Notizie/Iraq-l-appello-di-Giuliana-e-dei-giornalisti-iracheni-75429
Iraq: l'appello di Giuliana e dei giornalisti iracheni
Notizie
Stampa
I sequestratori di Giuliana hanno consegnato un video alla Associated press di Baghdad. Nelle immagini Giuliana Sgrena ha pronunciato un lungo appello chiedendo a tutto il movimento pacifista e a Pier, il suo compagno, di aiutarla. "Aiutatemi a salvarmi - dice a un certo punto - questo popolo non deve più soffrire così, ritiratevi dall'Iraq, dovete porre fine all'occupazione, è l'unico modo per venirne fuori". "Questo popolo non deve più soffrire, così, ritiratevi dall'Iraq, nessuno deve più venire in Iraq, perché tutti gli stranieri, tutti gli italiani qui sono considerati nemici, per favore fate qualcosa per me".
Il testo integrale dell'appello è possibile consultarlo sul sito di Carta da dove la collega e compagna di Giuliana, Anna Pizzo scrive: "Chiedo che queste parole vengano riprodotte in centinaia di migliaia di copie e diffuse ovunque perché chiunque le possa conoscere. E chiedo che vengano inviate al presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, e al presidente Ciampi, e al parlamento italiano perché rispondano alle affermazioni di Giuliana e dicano se a loro giudizio sono false o se, invece, sono la teribile ma esatta descrizione di quello che è successo e sta tuttora succedendo in Iraq. Non mi importa se le ha pronunciate perché è stata costretta a farlo, lo so che Giuliana non parla così. Eppure, vorrei che ciascuno di noi ne assumesse lo spirito e le condividesse, per condividere con esse il groviglio di sentimenti e emozioni che vive Giuliana. Solo la libertà di Giuliana può restituire la libertà a noi tutti. Fino ad allora, nessuno sarà più libero".
Nel pomeriggio il Senato ha approvato il decreto che rifinanzia la missione italiana in Iraq con 141 si', 112 no e un astenuto. In occasione del voto il presidente di Emergency Gino Strada ha inviato una lettera ai parlamentari. "Non ci devono essere truppe italiane a partecipare a una aggressione e a una occupazione militare. E' contro la Costituzione, ed è anche contro la coscienza di molti, l'essere di fatto complici degli orrori che abbiamo visto in questi anni in Iraq, dai bombardamenti ai sequestri, dalle autobombe alle cannonate, alle esecuzioni, alle sgozzature, alle torture. Uscire dalla guerra aiuterà non solo Giuliana e gli altri ostaggi, aiuterà milioni di cittadini iracheni che non ne possono più di guerra, a quasi due anni dalla "liberazione". Purtroppo non potrà aiutare gli oltre centomila che sono morti in questi anni - come al solito, bambini e donne in prima fila. Ma potrebbe aiutare anche noi italiani a riprendere un po' di fiducia nella Costituzione, vedendola per una volta rispettata. E ci farebbe bene sapere che i nostri politici ritengono la guerra un crimine e magari, con un atto di orgoglio nazionale, decidono di riportare a casa "i nostri ragazzi".
Dai colleghi giornalisti italiani viene promosso un appello per la partecipazione alla manifestazione indetta dal quotidiano "Il Manifesto" per il prossimo sabato 19 febbraio a Roma. "Rifiutiamo la logica della paura, dell'intimidazione, della censura, dell'autocensura, della propaganda. I giornalisti "embedded", arruolati, raccontano inevitabilmente solo una parte della verità. Giuliana non lo è, e ha rischiato. (⅀
La libertà di fare informazione dalle zone di crisi, di guerra, sarebbe negata se venisse approvata anche dalla Camera, dopo il Senato, la riforma del Codice militare di pace, legge che prevede sanzioni penali e anche il carcere per i giornalisti che fanno informazione sulle missioni cosiddette "di pace" rivelando notizie non approvate dai comandi militari. Sono queste le buone ragioni per le quali è importante esserci tutti, il 19 a Roma, alla manifestazione indetta dal manifesto".
A pochi giorni dalla discussione del provvedimento alla Camera prevista per il prossimo lunedì 21 febbraio è stato organizzato per giovedì 17 febbraio un seminario di confronto tra giornalisti, Ong ,militari e parlamentari. Ma anche dai giornalisti iracheni arriva un appello in difesa della libertà di stampa. "Secondo dichiarazioni di ambienti ufficiali vicini al governo provvisorio iracheno, e secondo fonti del consiglio dei ministri, il governo si appresta ad emanare un insieme di norme repressive e di severe direttive che saranno imposte ai mezzi di informazione iracheni. Queste norme rappresentano una minaccia ed una svolta pericolosa che lascia presagire una pesante ingerenza nel mondo dell'informazione dell'Iraq. Queste minacce contro la libertà di stampa e di espressione che si vogliono applicare deluderanno le speranze di molti fra giornalisti ed operatori dell'informazione i quali attendevano, al contrario, delle misure di sostegno alla stampa ed al sistema dell'informazione per incoraggiare l'ancora incerto cammino democratico dell'Iraq". [AT]