Iraq: l'Eni firma l'accordo ventennale per l'estrazione del petrolio di Zubair

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L'ENI ha firmato oggi l'accordo iniziale relativo al giacimento petrolifero di Zubair, che svilupperà quale capofila di un consorzio che si è aggiudicato il contratto, dopo avere inizialmente rifiutato la cifra offerta dal governo di Baghdad lo scorso 30 giugno. Lo riporta l'Osservatorio Iraq citando le agenzie di stampa internazionale.

Per il ministero iracheno del Petrolio si tratta del secondo passo significativo verso il coinvolgimento delle compagnie straniere nel settore energetico, dopo l'accordo concluso con la BP per il mega-giacimento di Rumaila, l'unico contratto a essere stato assegnato nel primo round di gare d'appalto.L'intesa per Rumaila ha già avuto il via libera del governo di Baghdad, mentre l'accordo con il consorzio guidato dall'ENI ora dovrà essere ratificato dal Consiglio dei ministri. Esso prevede di aumentare la produzione a un milione 100mila barili di greggio al giorno entro sette anni dagli attuali 200.000 barili all'incirca.

Del consorzio che ha come capofila la compagnia petrolifera italiana fanno parte anche la statunitense Occidental Petroleum Corp. e la sudcoreana KOGAS. I cinesi della Sinopec, invece, presenti inizialmente, sono stati esclusi su richiesta del governo di Baghdad perché lavorano nella regione kurda. Anche se il contratto dell'ENI non ha avuto ancora l'ok delle autorità irachene, il ministro del Petrolio, Hussein al Shahristani, nel corso della cerimonia che si è tenuta oggi a Baghdad in occasione della firma, lo ha definito un risultato significativo. E ha promesso "altre buone notizie nei prossimi giorni, che collocheranno l'Iraq sulla mappa internazionale del petrolio".

Per Zubair, il consorzio guidato dalla compagnia italiana riceverà 2 dollari per ogni barile di greggio prodotto al di sopra del plateau convenuto. In giugno, la richiesta era stata oltre il doppio: 4,80 dollari a barile, ma, a detta dell'amministratore delegato dell'ENI, Paolo Scaroni, le condizioni adesso sarebbero cambiate. Il contratto, che nel gergo tecnico dell'industria petrolifera è definito un "contratto di servizio", nel quale cioè la compagnia straniera viene pagata per il lavoro fatto e non partecipa agli utili della produzione, ha la durata di 20 anni, rinnovabili per altri cinque.

Secondo quanto dichiarato dal ministro Shahristani, l'ENI e i suoi partner investiranno 35 miliardi di dollari nello sviluppo del giacimento, nell'arco dei prossimi sei anni. "L'investimento atteso per raggiungere la produzione di 1,2 milioni di barili al giorno è circa 20 miliardi come capitale e 15 miliardi come costi operativi", ha detto Shahristani. "Ciò significa che l'investimento complessivo è di 35 miliardi nei prossimi sei anni".

Domani verrà firmato l'accordo definitivo per Rumaila – l'unico giacimento assegnato nella gara del 30 giugno scorso - a un consorzio guidato dalla britannica BP, del quale fanno parte anche i cinesi della CNPC, la compagnia di Stato che sta già lavorando ad Ahdab, essendosi vista confermare, lo scorso anno, unica fra le compagnie straniere sinora, un contratto concluso all'epoca di Saddam Hussein. Rumaila, che si trova nel sud dell'Iraq, nella provincia di Bassora, ha riserve stimate in quasi 18 miliardi di barili. La BP e i suoi partner dovranno aumentarne la produzione, che attualmente è intorno al milione di barili di greggio al giorno a 2,85 milioni, nell'arco di sette anni. Il consorzio guidato dalla compagnia petrolifera britannica si è aggiudicato il contratto nelle gare del 30 giugno, dopo aver accettato l'offerta del governo di Baghdad: 2 dollari a barile, invece dei 3,99 chiesti inizialmente. Battendo così i concorrenti dell'americana Exxon Mobil, rimasti fermi sulla loro richiesta di 4,80 dollari al barile. [O.S.]

Fonte: Osservatorio Iraq

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