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Iraq: debito estero e proteste civili
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Il debito estero iracheno che ammonta a 126.000 milioni di dollari è un importante ostacolo alla ricostruzione del Paese. Secondo l'Organizzazione internazionale Oxfam per il suo assolvimento l'Iraq dovrebbe utilizzare gli interi proventi della produzione petrolifera dei prossimi vent'anni il che impedirebbe di destinare queste risorse a sanare le necessità interne. Oxfam chiede perciò l'immediata cancellazione del debito che per le sue proporzioni ritiene impagabile, ingiusto e illegittimo visto che fu contratto da un governo dittatoriale.
"Certo secondo l'amministrazione Americana, la situazione in Iraq è in ripresa - riferisce il giornalista britannico Robert Fisk - la produzione di petrolio raggiunge il milione di barili algiorno; L'aeroporto di Bagdad sta riaprendo; ogni università nell'Iraq ha ripreso le lezioni; i servizi medico-sanitari riattivati; i telefoni mobili hanno fatto la loro apparizione a Bagdad". Tutto questo però non corrisponde esattamente al vero precisa Fisk e quindi la popolazione irachena protesta "protestano nelle strade, in particolare contro le violente reazioni delle forze americane".
La condizione della popolazione civile in Iraq è gravata infatti dalla contina emergenza. Secondo la testimonianza di Mauro Casaccia, riportata da Megachip, la mancanza di lavoro ha indotto l'"Unione dei disoccupati iracheni" a indire il 29 luglio scorso una protesta davanti all'US Army Headquarter di Bremer. Al governatore americano sono stati rivolti i cartelli fatti coi fondi di scatole di cartone per le bibite e gli slogan che i manifestanti, incitati con i megafoni dagli organizzatori riconoscibili dal cartellino giallo appuntato sul petto, hanno scandito prima in arabo e poi, per essere sicuri di essere compresi, in inglese "We want job". Forte il senso di frustrazione della gente che sostiene "Siamo venuti qui gia' tante volte, per far conoscere le nostre necessita', per parlare del bisogno di lavorare; gli americani ti fanno dire ma è come se non sentissero, e non rispondono".
Secondo il racconto di Casaccia il presidio dei manifestanti è stato sgomberato il giorno seguente e diciannove persone sono state arrestate. Ragione ufficiale del provvedimento è stata la violazione di coprifuoco, che inizia alle ventitre. La protesta è stata documentatata anche dal giornalista Rai Pino Scaccia.
Fonti: Intermon Oxfam, Megachip, Baghdad Café.