Iraq: bisogno di certezze

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"Questa mattina abbiamo contattato l'Ufficio centrale Caritas di Baghdad.
Tutto lo staff Caritas in Baghdad sta bene. Le chiese, i centri Caritas e gli uffici non sono stati colpiti. Ci sono molti sfollati nelle chiese e nei locali adiacenti, nei centri Caritas e nei centri comunitari. Molti restano chiusi in casa perché c'è ancora tanta paura, anche a causa dei saccheggi nelle sedi istituzionali e nei quartieri residenziali".
Queste parole di Hanno Schaefer, dell'Ufficio di collegamento della rete Caritas ad Amman, forniscono un sintetico quadro della situazione in un Iraq ancora confuso. Occorre adesso ridare fiducia ad un popolo schiacciato per troppo tempo dalla dittatura e dall'embargo. Sicurezza dentro l'Iraq e ai confini. Questa la priorità per poter consentire l'afflusso regolare degli aiuti umanitari.
La Caritas infatti finora ha continuato ad operare all'interno dell'Iraq con 14 Centri sparsi tra Mosul, Kirkuk, Baghdad, Bassora - strutture già attive prima della guerra e allertate per questa emergenza -, il collegamento con le 87 chiese presenti nel Paese e la mobilitazione di 134 operatori e 120 volontari. Sono anche arrivati dalla Giordania dei convogli a Baghdad e a Bassora, ma in modo sporadico, tra pericoli e incertezze.
Ad Amman, grazie ai fondi raccolti, sono stati finora acquistati e immagazzinati kit con generi di prima necessità per 22.740 famiglie (113.700 persone). Nei prossimi giorni, verificata l'esistenza di condizioni di sicurezza e garanzie più stabili, partiranno per l'Iraq.
La Caritas Italiana, come ha sempre sottolineato dall'inizio della guerra e facendo eco alle parole del Papa, continua a lavorare per costruire una cultura di pace nel quotidiano e dare voce al dialogo perché trovi spazio in tutte le situazioni di conflitto: dall'Africa - in special modo dai Grandi Laghi, da dove purtroppo sono giunte ancora notizie di massacri - alla martoriata Terra Santa.
Proprio per Gerusalemme parte oggi una delegazione della Caritas guidata dal direttore mons. Vittorio Nozza. Un segno di vicinanza alla Caritas di Gerusalemme, che coordina la distribuzione degli aiuti e la realizzazione degli interventi in favore della popolazione locale, con il sostegno della Caritas Italiana, che tra l'altro ha messo a disposizione un suo operatore, presente a Gerusalemme dallo scorso febbraio. È prevista la visita al Santo Sepolcro, l'incontro con Sua Beatitudine Michel Sabbah, Patriarca Latino di Gerusalemme, la partecipazione alla processione della domenica delle Palme. Ci sarà anche un incontro con S.E. Mons. Pietro Sambi, delegato apostolico a Gerusalemme e in Palestina, nonché nunzio apostolico in Israele e Cipro, e un colloquio con il console generale d'Italia Gianni Ghisi presso la sede della Cooperazione italiana allo sviluppo. Un programma fitto di appuntamenti per sviluppare ulteriormente i progetti di solidarietà in corso. Ma anche un'occasione per unire le voci nella preghiera e chiedere a Dio il dono della pace. Quella pace di cui esattamente quarant'anni fa il beato Giovanni XXIII, nell'enciclica "Pacem in Terris", ribadiva i pilastri fondativi: verità, giustizia, amore e libertà.

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