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Iran: oggi 'Global Day of Action' per i diritti, a Roma sit-in presso l'ambasciata
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Oggi a Roma, davanti l'Ambasciata iraniana in via Nomentana 361, alle 17 si terrà un sit-in promosso da numerose associazioni in occasione della 'Global Day of Action', la 'Giornata di mobilitazione per il rispetto dei diritti umani in Iran'. Lo riporta la Tavola della Pace che rilancia l'appello a cui Premio Nobel per la Pace Shirin Ebadi. insieme a scrittori e artisti ha invitato ad aderire a livello mondiale promovendo una manifestazione che ha come obiettivo chiedere "la difesa dei legittimi diritti del popolo iraniano". Parteciperanno al sit-in di Roma anche gli studenti iraniani provenienti da diverse città che hanno iniziato nei giorni scorsi uno sciopero della fame che concluderanno oggi.
"Gli attivisti dei diritti umani hanno indicato la data del 25 luglio per una manifestazione a livello mondiale per chiedere il rispetto dei diritti umani in Iran" - si legge nell'appello. "In questo giorno, in tutto il mondo, si riuniranno in appoggio alle lotte del popolo iraniano. Da più di un mese, gli iraniani che si scendono in piazza, in modo pacifico, per chiedere il rispetto dei loro diritti, vengono bastonati e dispersi dalle forze governative. Tanti sono stati uccisi o feriti nelle strade e si parla di 2000 arresti"
"La giornata in difesa dei Diritti Umani in Iran - specifica l'appello - è indipendente da tutte le forze politiche e il suo obbiettivo è la difesa dei legittimi diritti del popolo iraniano riconosciuti al livello mondiale. Gli organizzatori di questa giornata credono che la soluzione dei problemi odierni in Iran è nelle mani degli iraniani stessi, ma la repressione violenta dei diritti è una preoccupazione che tocca tutti i popoli del mondo".
"La comunità mondiale è preoccupatissima per le violazioni dei diritti umani in Iran e chiede al Segretario Generale delle Nazioni Unite di inviare una commissione di indagine in Iran per la verifica delle condizioni dei detenuti e sul destino delle persone trattenute, di cui si sono perse le tracce". La Giornata inoltre è stata indetta per chiedere "la liberazione immediata di tutti i prigionieri che sono stati incarcerati per motivi politici o con l’accusa dei reati d’opinione, tra cui giornalisti, studenti e attivisti della società civile; "la cessazione delle violenze da parte degli organi governativi e i gruppi che agiscono sotto la protezione del governo. La responsabilità di tutti i delitti vanno ascritte esclusivamente al governo; "il ripristino delle libertà previste nella Costituzione iraniana, come manifestazioni pacifiche, diritto alla parola e alla stampa libera. Queste sono le libertà previste da tutte le convenzioni internazionali"
"Da settimane stiamo manifestando in tutta Italia, come i nostri connazionali nel resto del mondo, per condannare ogni violenza perpetrata contro i civili e gli studenti che manifestano nel nostro Paese" - hanno scritto gli studenti iraniani in Italia in un comunicato stampa. "Invitiamo tutti i cittadini italiani, le associazioni, i movimenti e i partiti politici a sostenerci partecipando alla manifestazione Noi andremo avanti! Fatelo con noi!"
A questo appello ha risposto con passione anche lo scrittore Hamid Ziarati originario di Teheran, trasferitosi in Italia nel 1981. In un commento a Vita, Ziarati ha affermato che "sebbene questa ennesima manifestazione non sarà determinante, non contribuirà a rovesciare il potere. Ma è l’unico modo per chi vive all’estero di dimostrare solidarietà nei confronti di chi va in piazza per chiedere di rifare le elezioni con gli osservatori internazionali e per questo rischia la propria vita". "Durante la campagna elettorale - continua Ziarati - sembrava che in Iran si potesse veramente respirare area di libertà. Ma il giorno delle elezioni è cambiato tutto. Quando hanno annunciato con così tanta velocità che il vincitore si era aggiudicato 46 milioni di voti, si è capito che era un golpe". Ziarati si dice comunque fiducioso: "Sono fiducioso che la cultura del rispetto della vita e della libertà si stia diffondendo nel mio paese".
Lo scorso 16 luglio si è svolta a Padova una manifestazione per il diritto alla democrazia e alla pace in Iran. Nel suo intervento Mohsen Hamzehian ha denunciato che "in Iran la società civile da circa 30 anni, viene sottoposta quotidianamente a continue repressioni da parte del regime, ogni voce di dissenso viene repressa con l’isolamento, il carcere fino alla pena di morte. I giornali liberi vengono chiusi e i giornalisti messi in carcere, i lavoratori non hanno diritto a manifestare liberamente per i loro diritti sindacali e non possono formare le loro associazioni sindacali indipendenti dal regime. Le donne insegnanti in molti casi sono costrette ad accettare di essere confinate per avere manifestato pubblicamente il loro dissenso". Hamzehian ha quindi chiesto "la solidarietà al popolo persiano e la condanna del regime della Repubblica islamica dell’Iran". [GB]