Iran: censurato il web con Nokia e Siemens, Italia primo partner commerciale europeo

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"Accendere una candela nera con un piccolo nastro verde alla base per ricordare Neda e tutti i martiri di queste giornate". E' l'appello lanciato sui social network dalla sorella di Neda, la ragazza uccisa a Teheran è diventata il simbolo delle manifestazioni contro il regime. La sorella di Neda chiede esplicitamente che questa lettera sia diffusa il più possibile da tutti coloro che la leggeranno per ricordare Neda e tutte le vittime della violenza di queste ore a Teheran.

"Sono qui a piangere mia sorella morta tra le braccia di mio padre. Io sono qui per raccontarvi quanti sogni coltivava mia sorella... Io sono qui per raccontarvi quanto fosse una persona dignitosa e bella, mia sorella...Sono qui per raccontarvi come mi piaceva guardarla quando il vento le agitava i capelli... Quanto [Neda] volesse vivere a lungo, in pace e in eguaglianza di diriiti.... Di quanto fosse orgogliosa di dire a tutti, a testa alta, 'Io sono iraniana'" - scrive. "Mia sorella è morta per colpa di chi non conosceva la vita, mia sorella è morta per un'ingiustizia senza fine, mia sorella è morta perchè amava troppo la vita... Mia sorella è morta perchè provava amore per tutte le persone..." - continua la lettera della sorella di Neda che chiede di accendere "una candela nera con un piccolo nastro verde alla base che ricordi Neda e tutti i martiri di queste giornate, ma quando la candela si sarà spenta non dimenticatevi di noi, non lasciateci soli...".

E mentre la protesta continua in Iran, il web viene censurato da tecnologie europee. Sotto accusa due multinazionali: la tedesca Siemens e la finlandese Nokia. Come ha denunciato il Wall Street Journal, le due multinazionali hanno fornito al regime iraniano le tecnologie per permettere al regime iraniano di "controllare e censurare internet ed esaminare il contenuto delle comunicazioni online su ampia scala". Sulla brochure che presenta le tecnologie Nokia-Siemens vendute all’Iran era scritto: "Consente di controllare e intercettare ogni tipo di comunicazione voce e dati su tutte le reti. Si tratta della 'Deep Packet Inspection' (DPI), una tecnolo. E’ la stessa tecnologia di controllo e di controllo e spionaggio di cui trattano i difensori dei diritti degli utenti quando puntano il dito contro le norme europee volte a combattere la "pirateria". L'associazione PeaceLink denuncia l'immoralità di ogni censura su internet e sostiene i diritti del cyberattivisti iraniani.

E "tra coloro che hanno fornito 'gingilli elettronici' all'Iran c’è anche l’Italia" - afferma il Corriere della Sera online. "Dopo il 2001, gli iraniani hanno fatto di tutto per acquisire materiale sofisticato necessario per tenere d’occhio dissidenti ed eventuali agenti stranieri. Microspie, apparati per le intercettazioni telefoniche e radio, know how per la bonifica di ambienti sono stati i principali prodotti sulla lista della spesa". E tra i fornitori - rivela il Corriere - vi è anche l'Italia.

L’Italia è infatti il primo partner commerciale di Teheran in Europa. Lo ha affermato il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, durante la sua visita al Presidente Usa, Barak Obama, specificando che "il nostro Paese è cruciale per i progetti di esplorazione ed esportazione petroliferi di Teheran". "Nel 2008 i nostri scambi commerciali con l’Iran sono stati valutati attorno ai 6,1 miliardi di euro, raddoppiandosi rispetto al 2003. Oggi siamo il primo partner commerciale di Teheran in Europa" - ha detto Berlusconi.

Di fatto da una ricerca di Unimondo sul database del commercio estero dell'Istat, nel solo 2008 l'Italia ha esportato in Iran merci per un valore doppio rispetto a quanto dichiarato da Berlusconi: si tratta infatti di oltre 13,6 miliardi di euro. E la progressione è crescente: si passa dai poco meno di 200 milioni di euro del gennaio 2008 a quasi 2,2 miliardi di dicembre dello stesso anno. La bilancia commerciale è comunque a favore di Teheran: nel 2008 L'italia ha infatti importato merci - e soprattutto petrolio - per un valore di oltre 25 miliardi di euro.

L'Europa, e in particolare la Germania, esporta verso l'Iran per il 90% macchinari. Le relazioni commerciali sono in continua crescita e l'Italia - come detto - è il principale partner europeo di Teheran. La quota principale di export verso Teheran, dopo quella europea, spetta agli Emirati Arabi Uniti e alla Cina, entrambi con appena l'8,3% ciascuno. La Russia ha una quota del 4,8%, l'India del 3,6%, il Giappone del 3,4%. Gli Stati Uniti non hanno rapporti commerciali

Giorgio Beretta

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