Indonesia: terremoto a Nias con morti e feriti

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Mentre si tenta ancora un primo, faticoso bilancio, a tre mesi dal maremoto che ha devastato l'Oceano Indiano, c'è stata una violentissima scossa di terremoto, a 200 miglia dall' isola indonesiana di Sumatra, con la sua scia di morte, distruzione e panico. La zona più colpita è l'isola di Nias, 125 chilometri al largo di Sumatra. Lunga 140 chilometri e larga 50, l'isola di Nias è oggi considerata uno dei "paradisi dei surfisti" ma è stata in precedenza un centri di particolare interesse per gli antropologi. Collocata proprio di fronte alla costa inesiana di Sibolga, Nias è la più grande di 131 isole che fanno parte della provincia di Utara; ha una superficie di 5625 chilometri quadrati e una popolazione di 650-700.000 persone, inclusi malesi, cinesi e batak oltre gli autoctoni. Sembra che la maggior parte delle abitazioni, forse 2/3 o più, sarebbero state distrutte dal terremoto in tutta l'isola di Nias.

I morti potrebbero essere alcune migliaia. Soltanto tra le due isole indonesiane di Nias e Simeulue, al largo delle coste occidentali di Sumatra, il terremoto di ieri avrebbe provocato almeno quattrocento morti: tanti sono quelli accertati dalle autorità, secondo quanto riferito da fonti governative sul posto, dopo che alle trecento vittime già confermate a Nias se ne sono aggiunte un centinaio a Simeulue, più a nord. Difficile è l'organizzazione dei soccorsi per Nias perfino da centri più grandi e attrezzati come Medan sulla costa orientale di Sumatra. Almeno 6000 le persone che sono corse a rifugiarsi sulle colline circostanti Gunungsitoli - capoluogo dell'isola indonesiana di Nias - nel timore di un nuovo maremoto che non si è fortunatamente verificato. Il fenomeno ha lascito stupiti gli scienziati del Pacific Tsunami Warning Center, nelle Hawaii che si stanno interrogando su come sulle ragioni per cui il terremoto di ieri di una magnitudo 8,7 simile a quello del 26 dicembre dove i sismografi segnarono un sisma di 9 gradi, non abbia innescato uno tsunami.

Nell'isola è rimasto ferito il missionario italiano padre Barnabas Winkler, frate cappuccino di origine altoatesina, amministratore apostolico della diocesi di Sibolga sul lato occidentale dell'isola di Sumatra. "Padre Barnabas Winkler non è in situazione critica, ma le sue condizioni non vanno sottovalutate; non è comunque in pericolo di vita" ha riferito all'agenzia MISNA padre Ben Brevoort, guardiano della curia generalizia dei Frati minori cappuccini di Roma. "Padre Winkler si trovava al terzo piano della casa parrocchiale di Gunung Situli, sull'isola di Nias, quando il terremoto ha provocato il crollo dell'edificio: è rimasto intrappolato nella sua stanza, riportando ferite alla testa e alla gambe" precisa al telefono monsignor Anicetus Sinaga, vescovo ausiliare di Medan. L'aspetto più grave di questa vicenda, "è che in questa fase padre Barnabas non potrà svolgere un ruolo importante negli aiuti: subito dopo lo tsunami del 26 dicembre scorso fu molto efficiente nella gestione degli aiuti alla popolazione colpita dal maremoto" dice ancora alla MISNA padre Brevoort.

"Dalla Pasqua appena celebrata dobbiamo attingere la forza per non scoraggiarci e continuare a spezzare il pane, cioè vivere l'amore, la solidarietà, la condivisione, a partire dal nostro quotidiana", sono le parole del direttore di Caritas Italiana mons. Vittorio Nozza appena rientrato proprio dalle zone del maremoto.

"È vero - aggiunge Nozza - che prima di quest'ulteriore tragedia stava già calando il silenzio su una situazione ancora molto drammatica, ma a maggior ragione ora ci deve essere molta più attenzione e costanza per stare nei tempi medio-lunghi dei progetti. È necessario mantenere alta la sensibilità". Caritas Italiana ha già in atto interventi per oltre 4 milioni di euro, in collegamento con le realtà locali, nel quadro di interventi pluriennali avviati dalla rete internazionale Caritas per oltre 200 milioni di euro.

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