Indonesia: banche europee finanziano l'inquinamento

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Credit Suisse, Barclays, Fortis Group, Merrill Lynch & Co. e Natixis avrebbero finanziato con centinaia di milioni di euro un gruppo di compagnie responsabili di un grave inquinamento ambientale in Indonesia. Lo rivelano due rapporti redatti da Friends of the Earth International/Europe, resi pubblici in Italia dalla CRBM. Un flusso di sostanze tossiche, infatti, sta fuoriuscendo dal terreno di Sidoarjo dal maggio 2006, a seguito delle operazioni di trivellazione della Lapindo Brantas Inc. Nonostante il governo indonesiano abbia ordinato alla Lapindo di pagare compensazioni per una cifra che ammonta a circa 435 milioni di dollari, la compagnia starebbe cercando di eludere le proprie responsabilità, sostenendo che quanto accaduto è da imputare ad un fenomeno naturale, non alle attività di trivellazione. Friends of the Earth ha quindi chiesto che le banche sopraccitate ritirino ogni tipo di sostegno finanziario alla Lapindo, fintantoché la compagnia non abbia pagato il risarcimento per i danni provocati.

Finora ben poco è stato fatto per mitigare gli impatti negativi e per aiutare le 3.500 famiglie costrette ad abbandonare le loro abitazioni a causa dei continui incidenti. Si calcola che oltre 6.000 ettari di terra e 11 villaggi (per un totale di 15.000 persone) abbiano subito le drammatiche conseguenze delle trivellazioni della Lapindo. Strade e binari del treno sono stati sommersi dal fango e sostanze tossiche, mentre almeno otto abitanti locali sarebbero morti a causa dell'esplosione di un oleodotto la cui struttura era stata corrosa dalle sostanze nocive presenti nell'area.

Come dimostrato dai rapporti di Friends of the Earth, Credit Suisse, Barclays, Fortis Group, Merrill Lynch & Co. e Natixis hanno fornito prestiti per milioni di euro a Energi Mega Persada (Indonesia), PT Medco E&P Brantas (Indonesia) e Santos (Australia), ovvero le tre imprese che sono proprietarie della Lapindo. Senza questi prestiti la Lapindo non avrebbe iniziato le esplorazioni per la ricerca del gas nel territorio interessato dalla questione. Friends of the Earth e altre Ong, tra cui la svizzera Berne Declaration e il network internazionale Banktrack, hanno interpellato gli istituti di credito, senza ricevere nessuna risposta, fatta eccezione per il Credit Suisse. La banca elvetica, sebbene abbia affermato che la Lapindo deve assumersi le sue responsabilità, ha però continuato a finanziare l'azienda indonesiana.

Intanto sempre CRBM informa che l'istituto di credito svizzero Zuerich Kantonalbank la scorsa settimana ha deciso di ritirare il proprio sostegno finanziario al controverso progetto della diga di Ilisu, in Turchia. La notizia è stata accolta con grande soddisfazione dalle numerose organizzazioni, tra cui Weed e Berne Declaration, che da mesi stanno facendo pressioni sui governi di Germania, Austria e Svizzera affinché le rispettive agenzie di credito all'export imitino il provvedimento della banca elvetica. La diga di Ilisu, qualora realizzata, causerebbe il reinsediamento di oltre 20 mila persone, oltre ad avere degli impatti ambientali di larghe proporzioni. In grave pericolo sarebbe anche lo storico sito archeologico di Hasankeyf, antico di circa 9 mila anni.

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