India: sviluppo irrespirabile?

Stampa

Mentre paesi e continenti tagliano le emissioni e persino la Cina punta sulle energie rinnovabili (ormai soffocata da carbone e combustibili fossili), le emissioni di anidride carbonica dell’India sono cresciute dell’8,1% nel 2014, diventando il paese in via di sviluppo più inquinante al mondo.
 Così adesso l’India, con le sue 157 milioni di tonnellate di CO2 prodotte in un anno, è alla testa del terzetto leader dell’inquinamento globale seguita dalla Cina con 85 e dagli Usa con 53 tonnellate, mentre l’Europa, con tutti i suoi limiti e resistenze, nel 2014 ha tagliato le proprie emissioni di 211 milioni di tonnellate. A metterlo nero su bianco è l’ultima edizione della Statistical Review of World Energy redatta, niente di meno che, dalla British Petroleum (Bp).

Ciò che emerge da questi numeri è un dato chiaro: l’India insegue il progresso attraverso un consumo enorme di energia e di conseguenza anche di emissioni inquinanti mentre nel resto del mondo (per fortuna?) la crescita è in stallo, tanto che nel 2014 la media globale è sullo 0,9%, il livello più basso dalla fine degli anni ’90 del secolo scorso. Così se, in termini assoluti e in confronto ad altri paesi occidentali già fortemente industrializzati, il consumo energetico e le emissioni in India appaiono più bassi, è anche vero che “questo paese sta aumentando consumi ed emissioni a fortissima velocità e si stima che avrà una crescita tra le più veloci al mondo nei prossimi anni" e nello "stile cinese", cioè "fortemente inquinante". Anzi l'India si candida come la nuova Cina in questo sviluppo ad alto contributo di smog visto che negli ultimi cinque anni i dati indicano un rallentamento nella crescita delle emissioni cinesi (dopo un picco nel 2011 a 7,9%) e il significativo aumento di quelle indiane.

A fare la differenza è al momento soprattutto il consumo di carbone che resta il cuore della politica energetica indiana: sue sono 455 delle 1.199 nuove centrali fossili che sorgeranno nel mondo. “Mentre la maggior parte degli altri paesi sta diminuendo il ricorso al carbone, in India questo indice è cresciuto dell’11% ed è oggi la principale fonte di energia sia in India che in Cina, oltre ad essere la più sporca” si legge sull’analisi della Bp. Cosa fa il Govendo di Narendra Modi? Se da un lato ha recentemente annunciato di voler realizzare uno dei più ambiziosi progetti al mondo di sfruttamento delle energie rinnovabili, dall’altro allenta i controlli ambientali sulle industrie più inquinanti che adesso avverranno ogni cinque anni e non più con cadenza annuale. Il governo ha, infatti, cancellato una clausola introdotta dal ministero per l’Ambiente del precedente esecutivo, che stabiliva controlli annuali sugli effetti delle zone industriali su aria, acqua, terra, salute ed ecologia. Se la fabbrica non superava le indagini e i limiti fissati dalla legge ogni 12 mesi, le veniva revocata la licenza per operare. Oggi non più. 

Così l’India da un’ulteriore spinta agli investimenti a scapito dei livelli di tossicità dell’aria mentre l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) assegna al paese e in particolare a New Delhi un altro primato poco “green”: la capitale più inquinata al mondo. Secondo dati dell’Oms, ogni anno 627mila indiani muoiono per fattori legati all’inquinamento; di questi, 3mila solo nella capitale. In base a uno studio condotto nel 2014 su 1.400 città, New Delhi ha la più alta concentrazione al mondo di particelle inquinanti: le famigerate Pm 2.5. Queste finissime particelle, di diametro inferiore a 2,5 micrometri, sono legate a un aumento dei tassi di bronchiti croniche, tumori ai polmoni e malattie cardiache, poiché penetrano nei polmoni e possono facilmente passare nel flusso sanguigno.

Nell’inchiesta “Lower Pollution, Longer Lives –  Life Expectancy Gains if India Reduced Particulate Matter Pollution”, pubblicata all’inizio del 2015 dall’indiano Economic & Political Weekly, si legge che “La popolazione indiana è esposta a livelli pericolosamente alti di inquinamento atmosferico” e, utilizzando una combinazione di dati al suolo e satellitari, lo studio stima che “660 milioni di persone, più della metà della popolazione indiana, vivono in aree che superano l’Indian National Ambient Air Quality Standard per l’inquinamento da particolato fine”. I ricercatori indiani hanno anche stimato che riducendo l’inquinamento e adeguandosi agli standard dell’Oms, aumenterebbe l’aspettativa di vita degli indiani  di 3,2 anni in media, per un totale di 2,1 miliardi di anni di vita. Inoltre, il rapporto ha rilevato che il 99,5% della popolazione indiana vive in regioni con livelli di inquinamento atmosferico superiori a quelli raccomandati dall’Oms, che sono ben più bassi rispetto a quelli indicati dalle norme nazionali.

Impossibile quindi conciliare lo sviluppo con la salute degli indiani? Per gli autori dello studio l’India potrebbe ridurre l’inquinamento dell’aria e continuare nella sua crescita economica: “L’aria più pulita ha dei costi, ma ci sono benefici sostanziali in termini di vite più lunghe. Le persone che vivono più a lungo potrebbero contribuire all’economia dell’India per più anni, al di là dell’importanza per loro e le loro famiglie di una vita più lunga. Inoltre, non sembra davvero inverosimile supporre che l’aria più pulita rende ancora più produttivi grazie ai tassi ridotti di malattie”. Questi i buoni consigli. Ma per rispondere all’emergenza inquinamento per ora il Primo ministro Modi ha lanciato, il 5 aprile scorso, un progetto per stilare un indice di qualità dell’aria in 10 città indiane (Air Quality Index). New Delhi, Agra, Kanpur, Lucknow, Varanasi, Faridabad, Ahmedabad, Chennai, Bangalore e Hyderabad, si stanno dotando di stazioni per il monitoraggio della qualità dell’aria. L’obiettivo è arrivare a controllare un totale di 66 città. Tuttavia Prakash Javadekar, ministro per l’Ambiente, non ha dato per ora indicazioni pratiche su cosa farà il governo per migliorare la qualità dell’aria e la priorità sembra essere l’inseguimento di uno “sviluppo irrespirabile”.

Alessandro Graziadei

Sono Alessandro, dal 1975 "sto" e "vado" come molti, ma attualmente "sto". Pubblicista, iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2009 e caporedattore per il portale Unimondo.org dal 2010, per anni andavo da Trento a Bologna, pendolare universitario, fino ad una laurea in storia contemporanea e da Trento a Rovereto, sempre a/r, dove imparavo la teoria della cooperazione allo sviluppo e della comunicazione con i corsi dell'Università della Pace e dei Popoli. Recidivo replicavo con un diploma in comunicazione e sviluppo del VIS tra Trento e Roma. In mezzo qualche esperienza di cooperazione internazionale e numerosi voli in America Latina. Ora a malincuore stanziale faccio viaggiare la mente aspettando le ferie per far muovere il resto di me. Sempre in lotta con la mia impronta ecologica, se posso vado a piedi (preferibilmente di corsa), vesto Patagonia, ”non mangio niente che abbia dei genitori", leggo e scrivo come molti soprattutto di ambiente, animali, diritti, doveri e “presunte sostenibilità”. Una mattina di maggio del 2015 mi hanno consegnato il premio giornalistico nazionale della Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue “Isabella Sturvi” finalizzato alla promozione del giornalismo sociale.

Ultime notizie

Blocchiamo tutto!

22 Settembre 2025
Con lo sciopero generale di oggi, al quale come testata aderiamo, l'Italia intera si ferma per Gaza.

Fumetti per la Pace, ecco il concorso Peace is Pop!

21 Settembre 2025
Atlante delle guerre e dei conflitti del Mondo, insieme al Piccolo Museo del Giocattolo, lanciano il contest "Peace is Pop! Fumetti per la Pace".

Mio fratello Ibrahim

20 Settembre 2025
Un pellegrinaggio sui campi da rugby italiani, con lo scopo di condividere e raccontare le capacità riabilitative, propedeutiche e inclusive della palla ovale. (Matthias Canapini) 

Il Punto - Si muore nel silenzio

19 Settembre 2025
I palestinesi sono soli, entriamo nel giorno 1.303 dall’invasione russa in Ucraina, e altrove, si muore nel silenzio dei media. (Raffaele Crocco)

La Sicilia ha sete

18 Settembre 2025
La Sicilia ha sete, e non da poco tempo. (Rita Cantalino)

Video

Serbia, arriva a Bruxelles la maratona di protesta di studenti per crollo alla stazione di Novi Sad