In viaggio | The mountain touch

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Foto: Muse.it

È una mostra temporanea, visitabile fino al 17 novembre. Quindi c’è ancora tempo per immergersi tra pannelli e installazioni e farsi coinvolgere dalle variegate e interessanti suggestioni che, al secondo piano del MUSE – Museo delle Scienze di Trento, si snodano tra arte, scienza ed emozioni.

Per la mostra curata da Andrea Lerda, da un progetto del Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi" - CAI di Torino e arricchita nell’esposizione trentina con nuove opere, 17 tra artiste e artisti ispirati dal pregnante titolo The Mountain Touch. Un viaggio nella natura che cura si sono messi in dialogo con i temi della scienza, lavorando insieme per due mesi con lo scopo di raccontare la connessione con la natura all’insegna di un benessere trasversale che coinvolge anche l’umano.

Un’alleanza, quella tra arte e scienza, non sempre valorizzata e coltivata, ma che le proposte del MUSE accolgono a braccia aperte, portando preziosi punti di vista e di attenzione alla riflessione non solo dei visitatori, ma anche del mondo della ricerca e delle istituzioni, servendosi di linguaggi più immediati, che arrivano dritti alla nostra parte più istintuale e primordiale senza trascurare la solidità dei rilievi scientifici e delle considerazioni che accompagnano le opere e introducendo al contempo una serie di questioni molto attuali anche in ambito scientifico. Quali sono le implicazioni, positive e negative, nella relazione tra umano, montagna e natura in senso più ampio? Quale impatto potrà avere la devastazione ambientale in corso sulla nostra salute? Ha senso ricorrere all’ecoterapia per far fronte all’alienazione ecologica che stiamo attraversando?

Domande che coinvolgono da vicino Federica Zabini e Francesco Meneguzzo, i ricercatori dell’Istituto per la BioEconomia del Consiglio Nazionale per le Ricerche coinvolti nel progetto, che da anni sta conducendo la più ampia campagna sperimentale mai effettuata sugli effetti della terapia forestale e delle immersioni negli ambienti verdi insieme al Club Alpino Italiano e al Centro di Riferimento per la Fitoterapia della Aou Careggi a Firenze

La versione 2024 della mostra”, spiega Patrizia Famà, direttrice Ufficio Programmi per il pubblico MUSE, “ci permette di sottolineare l’urgenza di adottare un nuovo paradigma che rovesci l’attuale tendenza negativa di cambiamenti nell’ecosistema e nel clima, le sue ripercussioni sulla salute delle persone e sullo stato dei sistemi naturali da cui essa dipende”. Con il supporto puntuale dei dati, la mostra ha origine da una serie di evidenze emerse in relazione alla crisi climatica in corso e al periodo pandemico. In risposta alla perdita di biodiversità e al progressivo degrado degli ambienti naturali, si va infatti affermando una crescente consapevolezza che il nostro benessere fisico e mentale sia strettamente legato a quello del Pianeta. 

L’impatto positivo della montagna e della natura sulla sfera biologica e psicologica dell’essere umano dev’essere un concetto evocato sul piano teorico dalla mostra, ma anche un’esperienza concreta, che ogni spettatore può vivere e percepire durante la visita” dichiara Andrea Lerda, curatore della mostra. “Pur nella consapevolezza che il contesto espositivo non può in alcun modo essere comparato allo stare fisicamente in montagna e in natura, le opere costituiscono un aggancio diretto con l’esterno e attiveranno degli “stati di benessere” in grado di agire sulla coscienza e sulla conoscenza delle persone”.

La scelta curatoriale è quindi quella di proporre un forte carattere esperienziale e offrire ai visitatori una serie di lavori installativi che riescano ad attivare una partecipazione multisensoriale ed emozionale da parte di chi vive l’esperienza espositiva: video, installazioni sonore, interventi site specific, fotografia e opere su carta, tecniche unite dal desiderio di rendere la materia naturale elemento centrale, presente fisicamente ed evocata grazie ai linguaggi della creatività contemporanea.

Uno sguardo inedito che vale la pena aggiungere alle nostre limitate visioni, spesso troppo ristrette per le articolate e complesse dinamiche celate nei meccanismi biologici della natura e ignare del profondo legame che esiste con l’organismo natura nel quale siamo immersi, identificando l’esperienza dello “stare” in montagna e quella dello “stare” in natura, come occasioni mediante le quali ogni essere umano sviluppa e alimenta il proprio senso di empatia e di ecologia verso il mondo. 

Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.

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