Immigrazione: Italia "grave preoccupazione" per l'Onu, oggi voto sulla 'sicurezza'

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"Grave preoccupazione" per il rinvio in Libia degli immigrati intercettati in mare diretti in Italia. L'ha espressa il portavoce del Segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon che ha sostenuto la missiva dell'Unhcr al Governo italiano. Farhan Haq, portavoce del Segretario generale, ha ribadisto che l'Unhcr è la "voce guida dell'Onu per quanto concerne i rifugiati, e i rapporti con Roma su questo tema saranno gestiti dallo stesso commissariato, nella persona del suo alto rappresentante, Antonio Guterres". Haq ha precisato che il Palazzo di Vetro di New York, che è in contatto quotidiano con l'agenzia dei rifugiati, "rispetta la richiesta contenuta nella lettera dell'Unhcr al governo italiano".

Ieri, in una lettera inviata al governo italiano dall'Unhcr, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati pur riconoscendo che "l’immigrazione irregolare rappresenta una difficile sfida per l’Italia e gli altri paesi dell’Unione Europea", continua tuttavia ad esprimere "forte preoccupazione per la politica attualmente adottata dall’Italia che mina l’accesso all’asilo nell’UE e che rischia di violare il principio fondamentale del non-respingimento contenuto nella Convenzione del 1951 sullo status di rifugiato, nella legislazione dell’UE così come in altre convenzioni internazionali sui diritti umani". "Il principio di non respingimento - sostiene l'Unhcr - non comporta alcuna limitazione geografica. Gli stati sono obbligati a rispettarlo in qualunque luogo nel quale esercitino la loro giurisdizione, mare aperto incluso".

Le preoccupazioni dell’Unhcr sono acuite dal fatto che la Libia non ha firmato la Convenzione sullo status di rifugiato del 1951 e non possiede una legge sull’asilo né un sistema di accoglienza e protezione dei rifugiati. "Non esiste quindi alcuna garanzia sulla possibilità di ottenere protezione internazionale in Libia da parte di chi ne ha titolo". Ciò nonostante, l’Unhcr sta facendo il possibile per fornire assistenza umanitaria e di base ai migranti rinviati in Libia dall’Italia. L'Alto Commissario "si appella al governo italiano affinché riammetta sul proprio territorio coloro che sono stati rimandati indietro dall’Italia e che sono stati identificati dall’Unhcr come richiedenti asilo. Le loro domande di asilo sarebbero quindi vagliate in conformità alla legge in Italia".

L'Unhcr, inoltre, sottolinea che "il 75% circa dei 36.000 migranti sbarcati sulle coste italiane nel 2008 - due su tre - ha presentato domanda d’asilo, sul posto o successivamente, mentre il tasso di riconoscimento di una qualche forma di protezione (status di rifugiato o protezione sussidiaria/umanitaria) delle persone arrivate via mare è stato di circa il 50%". "Nel 2008, il maggior numero di domande di asilo in Italia è stato presentato da cittadini provenienti dalla Nigeria, seguiti da persone in fuga dalla Somalia e dall’Eritrea, dall’Afghanistan, dalla Costa d’Avorio e dal Ghana".

Padre Giovanni La Manna, presidente del Centro Astalli di Roma, sede italiana del Jesuit service refugee, l'organismo dei Gesuiti che si occupa dell'accoglienza dei profughi in diversi Paesi del mondo, ha invitato le forze politiche ad "andare a visitare i lager in Libia". "I campi di raccolta degli immigrati sono dei lager, abbiamo diverse testimonianza di donne violentate, mentre molti immigrati sono ricattati dalle guardie che chiedono denaro, e non si tratta di fatti isolati". Per questo, dice, "A chi oggi esulta chiediamo di andare a vedere cosa accade in Libia prima di esultare. Peraltro - spiega il gesuita - non bisogna dimenticare che in Libia la gente di colore viene discriminata". Infine padre La Manna ha sollevato la questione degli accordi con la Libia che - come afferma il Tavolo Asilo - "non lascia grande spazio alla tutela concreta dei diritti umani" (vedi il .pdf).

Oggi si terrà il voto alla Camera blindato dalla fiducia sui tre maxiemendamenti del contestato 'disegno di legge sulla sicurezza' che tra l'altro introduce il "reato" di immigrazione clandestina che scatta per chiunque soggiorni in Italia senza avere i documenti in regola, nonché l’estensione da due a sei mesi del periodo massimo di soggiorno nei Centri di identificazione ed espulsione (Cie) e la reintroduzione della norma che autorizza le "ronde" di associazioni di cittadini. Critiche anche nei confronti dell’articolo che impone agli stranieri di esibire il permesso di soggiorno per accedere a un'ampia gamma di prestazioni pubbliche.

Le associazioni della società civile hanno ripetutamente espresso forti critiche sul "pacchetto sicurezza" e, più di recente, sulla decisione del Governo di porre la fiducia sulla votazione. Diverse associazioni cattoliche hanno anche chiesto ai parlamentari "di far ricorso, di fronte all'impossibilità di una discussione in aula, allo strumento dell'obiezione di coscienza". [GB]

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