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Il ministro della finzione ecologica
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Foto: Pixabay.com
In due referendum nazionali (1987 e 2011), con modalità e contesti diversi, chi vive in Italia è stato chiamato a pronunciarsi sull’energia nucleare. Per il ministro della transizione ecologica non basta: il nucleare è cambiato, adesso è sicuro, dice. Stati Uniti e Francia, che hanno un’industria in attività, non riescono a costruire impianti di «terza generazione plus» e lui parla di quarta generazione (ancora in fase di ricerca) in Italia, dove non c’è più una filiera nucleare da tempo. Il «rinascimento» nucleare fu lanciato da George W. Bush nel 2001. Ad oggi nessun nuovo reattore è entrato in funzione, due sono ancora in costruzione a costi esorbitanti e altri due cancellati dopo miliardi spesi, mentre l’azienda proprietaria della tecnologia, Toshiba-Westinghouse, qualche anno fa è fallita. Il direttore di Greenpeace Italia sostiene che il ministro della finzione ecologica forse lo fa perché non riesce ad applicare quello che ha anche scritto nel Pnrr: sbloccare le rinnovabili. Perfino l’Agenzia internazionale dell’energia di Parigi ha ammesso, dopo vent’anni di sottovalutazioni, che il solare è l’energia più economica mai prodotta.
Il Ministro Roberto Cingolani, invitato da Matteo Renzi, attacca frontalmente gli «ambientalisti radical chic» e parla di nucleare che se è sicuro è folle non prendere in considerazione.
Lo scorso giugno le richieste di connessione alla rete elettrica di impianti rinnovabili erano di 125 GW. Ma le aste contingentate delle rinnovabili continuano ad andare quasi deserte perché gli investitori si attendono una semplificazione amministrativa che renda più certi i tempi autorizzativi.
Del resto, quella della semplificazione amministrativa è uno degli elementi di riforma previsti dal Pnrr e su cui il Ministro Cingolani si è più volte espresso citando anche l’obiettivo di portare al 72 per cento la quota di rinnovabili al 2030, obiettivo che, come Greenpeace, condividiamo. Ma, al momento, non accade nulla.
Una campagna anti-rinnovabile – questa sì pseudo-ambientalista e radical chic – peraltro si è levata con alcuni dei commentatori legati alle fonti fossili contro l’eolico e il solare, con argomenti capziosi e con numeri a capocchia, mentre proprio le rinnovabili potrebbero aumentare l’occupazione e produrre un reddito energetico a comunità, piccole imprese e aziende agricole come accade altrove.
E persino l’Agenzia internazionale dell’energia di Parigi ha ammesso, dopo vent’anni di sottovalutazioni, che il solare è l’energia più economica mai prodotta.
I «lor signori» del gas e del petrolio, che già avevano tuonato contro le rinnovabili quando hanno perso quote di mercato del gas, riuscendo a bloccarle per dieci anni, continuano a osteggiare le rinnovabili.
E si capisce perché: aziende come Eni hanno obiettivi assolutamente marginali al 2030 rispetto a quello che dovrebbe essere il ruolo di grandi aziende energetiche. In quest’impasse, il Ministro di nuovo straparla di nucleare mentre dovrebbe ricordarsi che ci sono già stati due referendum sul nucleare nel nostro Paese.
L’aveva fatto già citando la fusione, che è ancora allo stadio di ricerca e per la Commissione europea, che finanzia il progetto Iter, non ci si aspetta alcuna produzione commerciale prima del 2050.
Poi ha parlato di mini-reattori, su cui alcuni puntano anche perché serviranno per aggiornare le flotte di sottomarini nucleari e di portaerei. Ma che, dopo decenni in cui si è cercato invano di tagliare i costi del nucleare alzando la potenza dei reattori, ci si riesca miniaturizzandoli appare un nonsense...