Il linguaggio della politica

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Terremoto. Vi sono due placche terrestri in forte mobilitazione. Da un lato la politica che ha occupato il potere dal dopoguerra e dall'altro l'antipolitica, di un paio di generazioni più giovane, che vuole rimuovere gli occupanti. Nel mezzo la società che ha gli stessi difetti e pregi sia degli uni che degli altri.

Lo scontro prevederebbe delle regole di bon ton, se non altro. E questo passa per il linguaggio ed uno stile che contraddistingue.

Iniziamo dall'ABC. In risposta alla sconfitta elettorale Alfano propone di “coinvolgere realmente i giovani”. Analisi logica. “Coinvolgere” è un verbo post che presuppone che un pensiero sia “principale” mentre chi viene coinvolto “subordinato”. La politica, soprattutto in tempo di crisi, necessiterebbe di paziente co-ideazione e non nell'accettazione di un pensiero già confezionato. “Realmente” sottintende che forse in passato vi sia sì stato “coinvolgimento” ma non reale. Più delle giovani che dei giovani...ma questa è un'altra faccenda.

Casini, a proposito di linguaggio, si concentra sul nome UDC. Sembra vecchio, superato e non riscuote più il successo elettorale. Piattaforma programmatica pro futuro? What does it mean?

La Lega s'era concentrata sul linguaggio dei simboli. Nata nell'agitare il cappio in Parlamento all'ampolla del dio Po sino allo sputo sulla bandiera italiana. Sono bastati i soldi in Tanzania ed il bancomat di famiglia per sventolare un nuovo simbolo: la scopa. I don't think it will be enough.

Sul “come” abbiamo posto un primo ragionamento. Su “chi” rivolgerci possiamo guardare al PD. Si rivolge ai giovani, parla di giovani, afferma di coinvolgere i giovani, ma gli iscritti al PD, stabili come numero, hanno un'età compresa tra i 50 e i 70 anni e non v'è verso che riescano a valorizzare le risorse più giovani che si avvicinano timidamente. Il Capo dello Stato è giustamente preoccupato per la fuga dei giovani dalla politica non attratti dai partiti che tengono porte e finestre chiuse ove sono asserragliati i reduci. Come out

L'auspicio fatto dal Capo di Stato alla partecipazione politica da parte dei giovani è stato preceduto da un saggio “completate il vostro apprendistato civile”. Si, perché qui sta il nodo. Una formazione all'altezza. I partiti della Prima repubblica, temendo l'arrivo della nuova generazione, hanno chiuso i battenti di tutte le scuole popolari di politica. Mai più riaperte, tantomeno rinnovate.

Se migriamo, senza farci male perché dobbiamo attraversare le contraddizioni della società civile, nell'altra placca terrestre proveremo ad analizzare “cosa” viene detto. Ed è sconsolante. Non v'è differenza tra il “vaffa” di Grillo e il “me ne frego” di Mussolini (come risposta sulle sorti di Giacomo Matteotti). L'avversario viene definito polvere, salma, mummia con un variegato corollario di epiteti offensivi. Il tutto, oltre a squalificare, ha del violento. Il suo «dopo Stalingrado Berlino» lascia presupporre che vi sia diritto di saccheggio come le truppe sovietiche nella capitale tedesca e nazista nel 1945.

In passato c'eravamo permessi di “criticare il capo” ed abbiamo perso centinaia di amici. Eppure, come disse George Orwell: “La vera libertà di stampa è dire alla gente ciò che la gente non vorrebbe sentirsi dire” e mancheremmo al nostro dovere se non fossimo intervenuti.

L'amico Franco De Battaglia afferma: “la storia italiana degli ultimi trent'anni - dal craxismo al berlusconismo per dirla in modo approssimativo - può essere letta lungo un filo di continuità che è quello di un grande saccheggio del patrimonio territoriale, umano (lavoro, scuola) e morale d'Italia. Dal paesaggio alle fabbriche tutto è stato svuotato, mentre ricchezze impensabili venivano accumulate. Si inizia dalla «Milano da bere» (cos'era se non l'uovo fresco da succhiare e svuotare)? Si prosegue con la sanità privatizzata (che produce uova d'oro) e si arriva alla privatizzazione dei rimborsi elettorali (e dei gettoni). La Seconda Repubblica ha solo rivoltato la giacca della Prima, invertendo l'ordine delle tasche entro cui pescare. Ora Monti è il Commissario liquidatore di questa Italia saccheggiata, il chirurgo che opera dolorosamente. Certo in questi interventi il paziente può anche morire sotto i ferri. Ma può anche guarire, se «vuole» guarire. Di sicuro non potrà esserci una nuova politica se non ci sarà prima un moto d'orgoglio morale”.

Ma vi sarà pure uno spazio, tutto da creare, per chi non si trova e ritrova né su una placca e né sull'altra per recuperare / recuperarci dal degrado?

Fabio Pipinato

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