Il complesso rapporto tra Israele e Onu

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New York – La situazione che in questi giorni ha reso palpabile la tensione tra lo Stato ebraico e l’organizzazione internazionale non è certamente un fatto nuovo. Da quando è stato creato, nel 1948, Israele è stato sicuramente spesso vittima dei diversi interessi della Comunità internazionale nei momenti di crisi e del peso politico dei Paesi arabi che lo circondano. Per chi ha seguito per anni il lavoro del Palazzo di Vetro, il suo isolamento è apparso spesso evidente, anche se negli ultimi anni gli accordi di pace con diversi Paesi arabi sembravano averlo temperato. E altrettanto vero è che lo Stato ebraico ha sempre ignorato le risoluzioni dell’Onu sui territori occupati e sullo stato di Gerusalemme. Adesso, la tragica invasione di Gaza ha riaperto in maniera drammatica una vecchia frattura.

Da un lato, un Netaniahu indebolito dalle critiche di un’opinione pubblica profondamente divisa, che lo considera responsabile per la mancata preparazione di fronte al brutale attacco di Hamas e per le violenze dei coloni nei confronti dei Palestinesi nei territori occupati, sta cercando di recuperare il consenso perduto. E per rassicurare una popolazione scioccata dalla tragedia del 7 ottobre e impaurita per il suo futuro ha scelto di mostrare la mano dura militarmente e a parole, incurante della tragedia dei civili palestinesi e del pesante giudizio dell’opinione pubblica internazionale. Dall’altro, una Onu spaventata dal possibile allargamento del conflitto e allarmata dalle sue drammatiche conseguenze per la popolazione civile non esita a ricordare con durezza a Israele tutte le sue responsabilità.

Gianna Pontecorboli dal Palazzo di Vetro via Atlante delle guerre e dei conflitti del Mondo

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