Il QUARS su come si vive in Italia

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E' il Trentino Alto Adige la regione italiana in cui si vive meglio, seguita da Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna. Questo, secondo la classifica realizzata sulla base di indicatori alternativi e non convenzionali, messi a punto dalla Campagna Sbilanciamoci! ed espressi nel loro complesso dall'Indice di Qualità Regionale (QUARS). E' stato presentato oggi, a Palazzo Valentini, il secondo Rapporto elaborato sulla base di questi criteri, che presto sarà disponibile in migliaia di copie: "Come si vive in Italia?" è il titolo della pubblicazione, cui hanno lavorato il ricercatore Martino Mazzonis e le 35 associazioni aderenti alla Campagna nata con lo scopo di analizzare gli orientamenti economici del Paese (qiali emergono soprattutto dalla Legge Finanziaria) e di avanzare proposte alternative su come impiegare la spesa pubblica per la società, l'ambiente e la pace.

Per la seconda volta, quest'anno la Campagna è autrice di questo Rapporto, nato sulla base di un'idea fondamentale: "esiste un modo migliore di spendere i soldi di tutti - si legge nell'Introduzione del Rapporto - per migliorare la qualità del nostro ambiente, per rendere più efficace la tutela dei diritti, per dare all'Italia un ruolo di pace e cooperazione nel mondo". A tale scopo, occorre che siano disponibili dati che siano in grado di offrire una fotografia del Paese attendibile, la quale tenga conto non soltanto della dimensione economica (rappresentata soprattutto dal dato del Prodotto Interno Lordo e che è al centro, per esempio, delle rilevazioni Istat), ma soprattutto della qualità di vita delle persone e dell'ambiente. In questo contesto, la dimensione regionale gioca un ruolo determinante, dal momento che soprattutto alle istituzioni locali sono affidati il compito e i mezzi per assicurare agli abitanti una buona qualità di vita. Ecco perché "il rapporto QUARS interroga la capacità delle istituzioni a livello locale di promuovere un diverso modello di sviluppo - non legato a parametri quantitativi - che risponda invece ad indicatori di qualità sociale e di sosteniblità ambientale", si legge ancora nell'Introduzione del Rapporto. "E' una ricerca che assume la dimensione locale - e quella regionale in particolare - proprio perché questa può essere protagonista della costruzione di un modello di sviluppo alternativo a quello attuale, distruttivo del territorio e socialmente ambiguo". Si è dunque reso necessario costruire uno strumento capace di misurare queste dimensioni, che il rapporto si propone di interrogare. Il QUARS tiene dunque conto di quattro dimensioni principali: sviluppo umano, stato dell'ambiente, qualità sociale, spesa pubblica, in parte misurati da indicatori "presi in prestito" da altri enti. Tra questi, l'Indice di Sviluppo Umano, elaborato dall'UNDP (United Nations Developement Program).

Incrociando e facendo una media tra questi quattro indici, si ricava la classifica tra le regioni presentata nel rapporto, la quale mostra come non esista un rapporto direttamente proporzionale tra ricchezza e qualità di vita: caso emblematico, quello della Lombardia, che mentre risulta al primo posto per quel che riguarda il Pil pro capite, scende al decimo nella classifica elaborata in base al QUARS. Altrettanto significativo il caso della Sicilia, che pur non avendo il Pil più basso, ma anzi disponendo di risorse particolari, grazie al suo statuto speciale, compare all'ultimo posto della classifica del QUARS. "Tanti individui ricchi non fanno una società vivibile", coclude quindi il Rapporto. E se questa vogliamo davvero costruirla nelle nostre città e nelle regioni che qui abbiamo passato al setaccio, dobbiamo rimettere al centro i diritti e non le merci, il benessere collettivo e non l'egoismo individuale. Al raggiungimento di questi obiettivi siamo chiamati tutti. Una particolare responsabilità spetta agli amministratori locali, cui speriamo questo rapporto possa servire.".

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