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Il G8 visto dall'Africa
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Se le organizzazioni della società civile internazionale hanno duramente criticato il G8 è dall'Africa, che arriva la disillusione sulle soluzioni ai problemi del mondo proposte dagli 8 grandi della terra.
“Ancora false promesse all’Africa?”: titola così uno dei più seguiti portali informativi sull’Africa, Afrik.com, un’editoriale che introduce l’ultima giornata del vertice del G8 in corso da Mercoledì a L’Aquila. Da ‘L’Observateur’ del Burkina Faso a l’‘Avenir’ della Repubblica del Congo, si moltiplicano le critiche per una giornata africana relegata alla fine dell’agenda dei lavori del G8 dopo le discussioni degli ‘otto grandi’ di Mercoledì e quelle di un improvvisato G14.
“Le promesse vincolano solo quelli che ci credono” titola il principale quotidiano del Burkina Faso, sottolineando a più riprese come ormai la maggior parte degli africani guardi con ironia agli annunci di impegni che arrivano dai consessi annuali del G8. Su ‘Le Republicain’ di Bamako in un fondo intitolato “Il G20 ieri e il G8 oggi, ma in tutto questo dov’è l’Africa?” ribadisce la strumentalità delle promesse dei paesi ricchi e si invitano i lettori e gli africani in genere a guardare al ‘controforum’ organizzato dalle associazioni della società civile africana a Bandiagara in Mali. “La consolazione per l’Africa - scrive Adam Thiam nel suo editoriale - non arriverà dall’Italia, ma da Bandiagara. È li che si trova il mondo di domani, solidale piuttosto che solitario. La verità e la speranza verranno soprattutto da Bandiagara. Peccato che i capi di Stato africani non potranno ascoltare. Saranno a L’Aquila”.
Bandiagara è l’antica città del Mali dove parallelamente a L'Aquila si è svolto il Forum dei popoli, con dibattiti e incontri fra i rappresentanti della società civile del continente africano. Un appuntamento annuale dal 2002, al quale ha partecipato tra gli altri Barry Aminata Touré, presidente della sezione di Bamako della Coalizione africana debito e sviluppo (Cad). “Il mondo – ha detto la Touré – è in crisi, una crisi strutturale del capitalismo che non può essere curata con riforme di facciata; purtroppo il G8, che in Italia dovrebbe discutere i problemi del mondo, prescriverà solo false ricette”. Secondo i partecipanti al Forum, oltre 600 delegati provenienti da quasi tutti i paesi dell’area sub-sahariana, il G8 non rappresenta in alcun modo la popolazione e gli equilibri globali. Touré ha sottolineato che solo le Nazioni Unite possono garantire dibattiti e scelte democratiche. Secondo la leader africana l’invito all’Aquila dei presidenti dei cinque maggiori paesi emergenti - il cosiddetto gruppo dei G5 - è stata “una scelta arbitraria, che porta con sé un fallimento annunciato”.
In apertura di lavori, mercoledì scorso, il sindaco di Bandiagara aveva evidenziato che “il Forum nasce dalla consapevolezza di uomini e donne di non voler essere complici di decisioni che compromettono il loro futuro”. Il pensiero rivolto ai proclami e alle strette di mano dell’Aquila, la Touré ha sottolineato che la questione migratoria rivela la vera natura dei rapporti tra Nord e Sud del mondo. “Approvando il 18 giugno 2008 il progetto di legge sulla ‘direttiva rimpatri’ – ha detto la presidente della Coalizione africana debito e sviluppo - il parlamento europeo ha fatto un passo ulteriore nel coordinamento e nella messa in opera di una politica di repressione e criminalizzazione degli immigrati in Europa”. In Africa si è sottolineato ancora una volta che il G8 non abbia mai ricevuto alcun mandato per elaborare programmi e strategie in nome dell’Africa; “per discutere dei problemi e delle sfide che ci attendono abbiamo indetto un incontro diverso da un vertice, in cui tutti possano avere il modo di esprimersi, un forum appunto, che rispecchia il nostro modo di affrontare le cose e che si pone come contrappunto, tutto africano, al G8”.
“Il forum - dichiarano i sostenitori - è uno spazio di costruzione alternativo, di educazione popolare ed analisi delle politiche neoliberiste, vuole interpellare coloro che decidono, sul piano nazionale e internazionale, sulle loro politiche dalle conseguenze disastrose sulla vita delle popolazioni. I movimenti sociali intendono dimostrare, con grande determinazione, la loro capacità di resistere nella continuità e nell’unità attraverso la volontà di contribuire alla realizzazione di un mondo possibile, dove la giustizia sociale ed economica diventi la sola legge per i popoli e i loro governanti”.
Oltre 600 delegati, rappresentanti di organizzazioni non governative del Mali e di quasi tutti i paesi dell’area sub-sahariana, hanno parlato dei problemi veri del continente: “I conflitti e le guerre – spiegano gli organizzatori - un indebitamento soffocante, le politiche commerciali squilibrate del mercato mondiale, le politiche migratorie repressive e selettive, le false promesse di aumento degli aiuti pubblici allo sviluppo e lo spettro di una povertà che si diffonde”. Riflessioni difficili alle quali si aggiungono nuove paure evocate della crisi economica, ma necessarie per un confronto sud-sud. “La forza dell’alternativa – ha detto all'agenzia Misna Samaba Tembely, segretario della sezione maliana di Coalizione africana debito e sviluppo – nasce dalla consapevolezza dei problemi”.
Elvira Corona