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I Comuni per il no al transito dei carichi di armi
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Generalizzare le delibere delle amministrazioni comunali e provinciali per evitare "i trasporti della morte", ovvero che mezzi carichi di armi destinate all'Iraq attraversino le strade italiane. A lanciare la campagna, in tutta Italia, sono il settore Pace del Prc, Arci, Legambiente, Cobas toscani, e anche don Luigi Ciotti, che in un comunicato ha espresso la sua adesione all'iniziativa. In Toscana sono infatti già sei i Comuni che hanno adottato delibere di divieto di transito ai convogli carichi di armi dirette in Iraq. "Mi auguro - ha sottolineato Alfio Nicotra, responsabile nazionale del settore Pace del Prc e rappresentante del partito nel comitato "Fermiamo la Guerra" - che in particolare i Comuni e le Province interessati dai traffici della base Usa di Camp Darby adottino analoghe deliberazioni". Secondo Nicotra anche "l'impiego del porto di Talamone per il carico e il trasporto di armi ed esplosivi destinati alle truppe americane in Iraq è illegittimo, perché rappresenta una palese violazione dello stesso deliberato del Consiglio Supremo di Difesa che ha dichiarato l' Italia paese non belligerante". Intanto in questi giorni, come hanno sottolineato Arci, Legambiente e Cobas, camion scortati e diretti verso "destinazioni ignote" continuano ad uscire da Camp Darby. Per questo, ribadiscono, esiste il rischio concreto che la Toscana diventi la prima regione italiana per impegno bellico, "in contrapposizione al volere espresso dalla maggioranza della popolazione". E proprio per ribadire il "no" alla guerra in Iraq, un "no" concreto, anche don Luigi Ciotti ha aderito all'iniziativa : "la scelta di fermare per un preciso numero di giorni il transito dei mezzi finalizzati al trasporto di armi ed equipaggiamenti militari sul proprio territorio comunale e provinciale - ha sottolineato - assume il valore di un gesto simbolico (e allo stesso tempo concreto) per esprimere la propria contrarietà alla guerra come strumento di 'Risoluzione delle controversie internazionali', art. 11 della Costituzione Italiana". "La distanza geografica dal conflitto - ha aggiunto Ciotti - non può renderci passivi, indifferenti o complici a scelte che ci chiedono di coinvolgerci direttamente. Nell'esprimere vicinanza per le realtà locali che deliberano in questa direzione credo sia necessario evidenziare che quando le parole non riescono più a comunicare la concreta volontà di giustizia e pace, diventa indispensabile inventare forme di linguaggio non violente in grado di far sentire la propria intonazione e voce".