Guerre, conflitti e diritto d’asilo: cosa fa l’Italia (1)

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Foto: Unsplash

Nel 2020 hanno fatto richiesta di asilo o protezione in Italia 26,963 persone. Dal 2017 ad oggi il numero di arrivi via mare nel nostro Paese è diminuito del 70%, passando da 119.369 a 34.154 a fine 2020. Stesso andamento è stato registrato nelle istanze di protezione internazionale presentate, che sono passate da oltre 130mila nel 2017 a circa 27mila nel 2020 (-79%). Dopo un lungo periodo nel quale il numero delle domande di protezione internazionale ha registrato valori sempre più consistenti, a partire dal 2018, vi è stata un’inversione di tendenza che ha riportato i dati a prima del 2014.

Nel 2020 il 76% delle domande analizzate ha avuto un esito negativo. È stato invece riconosciuto un 11% di protezione sussidiaria, un 11% di status di rifugiato e un 2% di protezione speciale (o umanitaria).

In questo dossier cerchiamo di capire chi ottiene protezione mettendo a confronto i Paesi in cui è presente guerra, conflitto o una situazione di crisi nei Paesi africani (a partire dalle schede conflitto dell’Atlante delle guerre) e il tasso dei dinieghi. Gli Stati citati sono quelli più rappresentativi tra le richieste di asilo arrivate nel 2020 in Italia.

Per farlo utilizziamo i dati analizzati dal rapporto Aida 2021 (Asylum Information Database) realizzato da Caterina Bove e gli studi giuridici di Monia Giovannetti di Asgi, pubblicati sulla rivista Questione Giustizia.

I casi Nigeria e Mali

La Nigeria è il secondo Paese per numero di richiedenti asilo in Italia, dopo il Pakistan. Nel 2020 sono stati 3,199 i nigeriani a richiedere protezione in Italia. Altissimo è il tasso di rigetto delle pratiche di asilo, che si attesta al 76%. Un trend che si conferma nel tempo: a parte il 2012, anno nel quale sono stati nel 76% dei casi esaminati destinatari di provvedimenti finalizzati al rilascio di un permesso di soggiorno per motivi umanitari, dal 2010 al 2017 mediamente 7 su 10 ha ricevuto un diniego.

Secondo quanto rilevato dal rapporto Aida 2021, a seguito di una circolare del Ministero dell’Interno del gennaio 2017, che incoraggiava le Questure a rintracciare i nigeriani e alla luce degli accordi di riammissione firmati dall’Italia con paesi come la Tunisia, la prassi indica che queste nazionalità sono particolarmente prese di mira per la detenzione.

La Nigeria è uno dei teatri di conflitto che l’Atlante delle guerre analizza. Dal 2000, infatti, scontri e attentati coinvolgono, con ragioni e attori diversi varie aree del Paese tra cui il Nord Est, la fascia del Middle Belt, il Delta del Niger e la regione del Biafra. Il terrorismo imperversa in tutto lo Stato e instabilità e violenza sono diffuse e documentate.

Situazione esplosiva anche in Mali, che risente dell’instabilità e dell’insicurezza che imperversa in tutta la Regione del Sahel e che vede in azione vari gruppi armati. Per i maliani il tasso di diniego in Italia si attesta al 66%.

Dagli studi di Monia Giovannetti se per i migranti siriani o del Corno d’Africa (dall’Eritrea, dal­la Somalia, al Sudan) il nostro Paese è il primo approdo verso una migrazione finale in altri Paesi europei, mentre, dall’altro lato, risulta diverso l’o­rientamento dei cittadini degli Stati dell’Africa cen­tro-occidentale (Nigeria, Gambia, Mali, Senegal, ecc.), i quali, quasi nella totalità dei casi fanno ri­chiesta d’asilo in Italia una volta arrivati. Questo sem­bra valere anche per molte persone provenienti da Ghana, Costa d’Avorio, Guinea, rispetto alle quali il rapporto tra “sbarcati” e richiedenti asilo è molto vicino alla parità.

Il caso Somalia

Al settimo posto c’è la Somalia. Nel 2020 sono state 764 le persone a richiedere asilo in Italia. In questo caso il tasso di diniego è più basso rispetto alla Nigeria e Mali e si attesta al 23%.

Secondo quanto rilevato da Monia Giovannetti nel saggio “Riconosciuti e “diniegati”: dietro i numeri le persone” pubblicato su Questione Giustizia, nel 2018 i somali hanno ottenuto più facilmente rispetto a molte altre nazionalità una risposta positiva e in particolare la maggioranza di loro ha conseguito la protezione sussidiaria.

Anche guardando indietro nel tempo, nel biennio 2008-2009, la maggior parte degli esi­ti positivi aveva riguardato il riconoscimen­to della protezione sussidiaria a favore di cittadini provenienti dalla Somalia e dall’Eritrea, un quinto lo status di rifugiato (prevalentemente a somali ed afghani).

La Somalia vive una situazione di conflitto interno molto forte provocata dal terrorismo, in particolare del gruppo al-Shabaab, che punta alla conquista del Paese e all’instaurazione della Sharia.

Alice Pistolesi da Atlanteguerre.it

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