Granchio blu, Emilia-Romagna e Veneto hanno chiesto lo stato di emergenza nazionale

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Originario delle coste americane che si affacciano sull’oceano Atlantico e presente da almeno 70 anni nel Mediterraneo – dove probabilmente è arrivato trasportato nelle acque di zavorra delle navi –, il granchio blu (Callinectes sapidus), è oggi una delle specie aliene più dannose per l’Italia.

A causa della carenza di predatori e del cambiamento climatico, che ha resoi nostri mari più idonei alla sua sopravvivenza e proliferazione, il granchio blu è infatti un pericolo crescente sia per gli ecosistemi locali sia per le attività di pesca e itticoltura.

Nei giorni scorsi due Regioni, l’Emilia-Romagna e il Veneto, hanno chiesto al Governo Meloni di attivare lo stato di emergenza nazionale proprio per affrontare il granchio blu: i primi 2,9 mln di euro stanziati allo scopo nelle scorse settimane dal ministero dell’Agricoltura non sono sufficienti.

«Dall’inizio dell’anno in Veneto sono state immesse nel mercato almeno 150 tonnellate di granchio blu – informai il presidente del Veneto, Luca Zaia – Dobbiamo essere al fianco dei pescatori, favorendo anche il consumo alimentare del granchio, per permettere che questo ‘flagello’ possa essere, almeno in parte, remunerativo per chi si ritrova con le reti da pesca piene di questi crostacei, non certo desiderati. Il tessuto economico e produttivo della nostra Regione da alcuni mesi ha saputo mettere in campo alcune risposte: sono venete le principali aziende che trasformano la polpa di questi granchi in prodotti semilavorati o finiti destinati al commercio, oltre ad aver intrapreso anche un’attività di esportazione. Dobbiamo ora sostenere questa battaglia incentivando il consumo delle pietanze e dei prodotti a base di granchio blu; un’attività di promozione che sposo in prima persona e che sta iniziando a diffondersi nel mondo della ristorazione»...

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