Giustizia: il caso in Sudan e i 50 della CPI

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Dopo il caso di Safya in Nigeria, si è sollevata una campagna internazionale di protesta contro la condanna a morte per lapidazione della diciottenne cristiana Abok Alfa Akok, rimasta incinta a seguito di un rapporto extraconiugale. Dopo la denuncia di Human Rights Watch e la mobilitazione di diverse testate giornalistiche e della Comunità di Sant'Egidio, un membro del Governo sudanese ha informato che l'accusa e la condanna "sono stati annullati dalla Corte Suprema". Intanto la giustizia mondiale trova speranze sempre più concrete. Con l'Estonia sale a 50 il numero degli Stati che hanno ratificato lo statuto dell'istituenda Corte Penale Internazionale (CPI) alla data del 31 gennaio 2002. Nella Conferenza di Roma del 1998 si sono espressi con voto negativo Stati Uniti, Israele, India e Cina e probabilmente questi paesi cercheranno di impedire ai paesi favorevoli l'operato della Corte di cooperare bene ed efficacemente con quest'ultima.
Pubblicato il: 11.02.2002
" Fonte: » Campagna Sudan, Studi per la Pace, Comunità di Sant'Egidio;
" Approfondimento: » Dossier Crisi Globale, Corte Penale Internazionale a rischio;

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