Giornata mondiale dell'ambiente: verso un'intesa dei G8

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"Ghiaccio che si scioglie, un tema che scotta?" è lo slogan di quest'anno della Giornata mondiale dell'ambiente che si celebra oggi. Si mantiene infatti sempre "caldo" il fronte dei mutamenti climatici causati dal riscaldamento del Pianeta, i cui effetti, scenari futuri e ipotesi di risoluzione sono stati al centro del recente rapporto degli esperti Onu dell'Ipcc. Obiettivo del 5 giugno 2007, spiega l'Onu, "é dare un volto umano alle questioni ambientali; far sì che le persone diventino agenti attivi dello sviluppo equo e sostenibile; accrescere la consapevolezza che le comunità sono di importanza fondamentale per il cambiamento dell'atteggiamento riguardo le questioni ambientali; promuovere partnership, che garantiranno a tutte le nazioni e popolazioni un futuro maggiormente sicuro e prospero" - riporta La Nuova Ecologia.

Per l'occasione l'Unep, il Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente, ha lanciato la campagna "Pianta per il pianeta" che ha l'obiettivo di riuscire a piantare un miliardo di alberi nel mondo. "Le foreste sono contenitori importanti sia dal punto di vista naturale che economico, per la loro funzione di sottrarre carbonio all'atmosfera e di racchiuderlo nei tronchi e nei rami" - ha spiegato il direttore dell'Unep, Achim Steiner. "A livello globale, la diffusione delle foreste sulla terra è diminuita di un terzo rispetto ad un tempo. È dunque giunta l'ora di capovolgere questo trend, è ora di agire".

Intanto in Germania stanno arrivando le delegazioni dei G8 (6-8 giugno) e gli sherpa sono al lavoro per definire il documento che vede l'ambiente fra i punti principali da discutere. "I rispettivi punti di partenza sono diversi, ma si va verso uno schema condiviso che lascia intravedere elementi di possibile intesa" - spiega Stefano Sannino, consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio. Non si può parlare di accordo sulla definizione di target vincolanti per la riduzione delle emissioni di Co2, ma si registra un passo avanti con gli Usa che "riconoscono l'urgenza di intervenire con uno schema generale che operi a livello globale su tutti i Paesi, a partire da quelli piu' industrializzati, maggiori responsabili delle emissioni".

Per l'Europa il punto di riferimento è il protocollo di Kyoto e gli impegni vincolanti alla stabilizzazione delle emissioni di Co2, cui si aggiunge la convinzione che sul clima sia necessario un accordo globale. Il Consiglio Europeo ha poi adottato decisioni forti sull'energia alternativa e sul miglioramento dell'efficienza energetica. Ma gli Stati Uniti, invece, non hanno mai creduto nel protocollo di Kyoto, sono contrari alla fissazione di obiettivi vincolanti per la stabilizzaizone delle emissioni e sostengono che debba essere il mercato ad individuare le soluzioni migliori. Nei giorni scorsi il presidente Usa, George W. Bush ha annunciato la strategia a lungo termine degli Stati Uniti per combattere le cause dell'effetto serra. Il presidente Bush intende organizzare in autunno negli Usa una conferenza con la partecipazione dei 15 paesi più responsabili delle emissioni di gas inquinanti: oltre alle nazioni del G8 ci saranno anche India e Cina, più Brasile, Messico, Australia, Sudafrica e Corea del Sud.

E proprio la Cina, uno dei Paesi più inquinanti a livello mondiale, è intervenuta nel dibattito sostenendo che la proposta dell'Unione Europea di contenere il surriscaldamento del pianeta entro i due gradi "non ha basi scientifiche". La Cina "é pronta ad affrontare la sfida dei cambiamenti climatici ma la sua priorità rimarrà quella dello sviluppo economico" - ha spiegato Ma Kai, direttore della Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme. Il piano elaborato dal governo di Pechino per far fronte ai problemi portati dal surriscaldamento del pianeta prevede che la Cina mantenga le emissioni gas inquinati nel 2010 allo stesso livello di quelle del 2005. Nel documento si afferma tra l'altro che la Pechino "vuole rafforzare la cooperazione internazionale sul cambiamento del clima" e ritiene che gli accordi in questo campo debbando essere "complementari" al protocollo di Kyoto. Nonostante la straordinaria crescita economica degli ultimi anni, la Cina si considera un paese in via di sviluppo e fino ad oggi si è rifiutata di fissare dei limiti rigidi alla proprie emissioni gas inquinanti. [GB]

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