Giornata AFE: spunti per un'alternativa sostenibile

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La tavola rotonda del pomeriggio della Giornata della Finanza Etica ha cercato di rispondere alla provocante domanda: "è possibile svolgere attività ambientalmente e socialmente sostenibili che siano anche economicamente redditizie?"

Luigi Aldrighetti, agricoltore e titolare della Cooperativa "Otto marzo - Ca' Verde", ha notato che la loro ventennale esperienza di agricoltura biologica e sostenibile - nata dall'occupazione di un terreno incolto e abbandonato nel veronese - sta a dimostrare che è possibile. "Ma oggi c'è un nuovo problema. Le grandi società si stanno organizzando anche nella agricoltura biologica ed è difficile per le piccole cooperative sostenere la concorrenza di queste multinazionali del biologico. A questa sfida occorre che rispondano tutti, dalle cooperative ai consumatori".

Ugo Biggeri, presidente della Fondazione culturale responsabilità etica, ha sottolineato che "ci sono molte buone pratiche possibili che non mettiamo in atto solo per inerzia e perché non siamo abituati a farci problemi sui nostri consumi". "Ma non si tratta solo di migliorare, anche a livello di competitività economica, nella mentalità di sviluppo attuale. Continuare su questa strada" - ha detto - "significa rimanere in guerra col Sud del mondo e con l'ambiente. Occorre un modello alternativo". In questo senso ha ricordato come i prossimi 1-4 aprile a Firenze si terrà una fiera con le aziende che già propongono prodotti e modalità per risparmiare.

Una scelta nella direzione dell'alternativa è stata fin dall'inizio quella di Emergency - ha ricordato Giulio Cristoffanini, membro del Consiglio direttivo dell'Ong - non accettando aiuti governativi. "La cosa ha fatto scalpore soprattutto nel caso del 'clamoroso rifiuto di aiuti governativi dopo l'intervento armato delle forze militari in Afghanistan. Ma la scelta di non dipendere da aiuti governativi e di agenzie internazionali - che inevitabilmente condizionano l'operato di un'Ong - è stato per noi vincente anche dal punto di vista economico. Il ritorno in donazioni dai singoli cittadini è stato infatti enorme e oggi il 90% delle nostre entrate viene proprio da singoli cittadini".

Dirk Van Braekel, di Ethibel -agenzia indipendente di analisi della responsabilità sociale delle imprese e degli stati- ha sottolineato che non è sempre facile comparare tutti gli aspetti dell'impatto ambientale di un'azienda e di suoi prodotti. "Mentre alcune imprese offrono specificazione molto dettagliate dell'impatto ambientale delle loro fabbriche, ma forniscono scarsi dati per quanto riguarda la certificazione ambientale dei loro prodotti, altre - viceversa - devono fare ancora molta strada per quanto riguarda l'impatto delle loro aziende mentre hanno standard ottimi di certificazione ambientale dei loro prodotti".

Il direttore della Cassa Padana, Luigi Pettinati, ha affrontato con realismo la domanda sulla possibilità di svolgere attività ambientalmente e socialmente sostenibili che siano anche economicamente redditizie. "E' possibile - ha sostenuto - ma è difficile. Occorre infatti essere buoni imprenditori e inoltre porsi dei paletti ulteriori, il che significa un aumento del rischio a breve termine". "E purtroppo spesso accade che anche imprenditori volenterosi di operare con attenzione a standard ambientali e sociali spesso soccombano o siano costretti a fare marcia indietro dalla mancanza di un effettivo ritorno economico. In questo senso una grossa responsabilità va attribuita alle classi dirigenti affinché stanzino risorse e finanziamenti adeguati. Ma manca anche l'organizzazione, perché se è vero che abbiamo grande capacità individuale manchiamo spesso di politiche commerciali adeguate. Occorre per questo instaurare "alleanze strategiche" perché il confronto con le multinazionali è sproporzionato" - ha concluso.

"Queste 'alleanze' e la capacità di lavorare in rete esistono già e sono più attive di quanto si pensi" - ha sottolineato Fabio Salviato, Presidente di Banca Popolare Etica. "E non abbiamo alcun timore reverenziale nei confronti delle multinazionali che per oggi riescono a mantenere i propri mercati con la guerra, perché non hanno saputo cogliere la domanda etica che emerge nel mondo". Un esempio? A Bologna in 6 mesi 2000 risparmiatori hanno aperto un conto corrente presso Banca Etica, e migliaia di risparmiatori sono ormai disincantati dalle promesse di 'guadagni facili': i casi delle azioni argentine, della Cirio, della Enron... e tra un po' della Parmalat lo testimoniano. "La domanda di responsabilità etica e ambientale sta oggi orientando il mercato e, occorre essere convinti che, nonostante i mass-media ne parlino poco, sta crescendo e costituisce la vera novità e sfida del nostro tempo". "Noi siamo in grado di rispondere a questa sfida perché abbiamo un rapporto diretto con tutte le realtà che sosteniamo, le conosciamo una ad una. Esperienze queste molto spesso praticate nel piccolo, ma forti di un legame con il territorio e di risultati "in attivo" che sono il frutto della capacità di valorizzare la partecipazione, di coinvolgere la progettualità del non profit e dell'impresa sociale e di allearsi con le amministrazioni locali. Per questo siamo pronti ad assumerci il ruolo di governare processi complessi: soluzioni alternative a queste non ce ne sono" - ha concluso. [GB]

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