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Giappone: proteste per repressioni delle libertà civili
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Sono sempre più forti le proteste di insegnanti e genitori che denunciano la direttiva del governatore di Tokyo che obbliga insegnati e alunni a partecipare all'alzabandiera e a cantare l'inno nazionale durante le cerimonie di apertura e chiusura dell'anno accademico. Nei giorni scorsi 171 insegnanti sono stati sanzionati per aver disobbedito alla normativa durante le cerimonie di fine ed inizio anno scolastico tra la fine di marzo e i primi di aprile. Tra loro, 76 docenti hanno sporto ricorso alla Commissione del personale del governo metropolitano di Tokyo chiedendo l'annullamento della sanzione>.
La normativa, introdotta lo scorso ottobre dal Governatore di Tokyo Shintaro Ishihara, è tuttora al vaglio del tribunale distrettuale di Tokyo. Nel novembre 1999 il governo Obuchi approvò la controversa legge sull'inno e sulla bandiera nazionale (fino a quel momento il Giappone, ufficialmente, non li possedeva). Le proteste dei sindacati e di vari movimenti civili portarono ad un emendamento secondo il quale tutte le norme contenute nella legge non sarebbero mai state oggetto di coercizione.
Intanto Amnesty International Japan denuncia l'arresto e la detenzione da fine febbraio di tre attivisti accusati di violazione del Codice criminale per aver distribuito manifesti contro l'invio delle truppe nipponiche in Iraq. Gli attivisti, una donna e due uomini, sono in prigione con l'accusa di aver violato l'articolo 130 del Codice penale. Gli arresti sono stati effettuati un mese dopo che gli attivisti avevano distribuito i volantini nelle cassette postali delle famiglie dei membri delle Forze di autodifesa: i volantini esortavano i familiari dei soldati a riflettere seriamente sullo spiegamento di truppe. Amnesty International comunica che gli attivisti detenuti sono "prigionieri di coscienza, arrestati in violazione del loro diritto alla libertà d'espressione" ed ha espresso grave preoccupazione per la persecuzione delle famiglie dei tre attivisti, come la segnalazione delle loro case e la successiva confisca dei loro appunti e computer personali. "Sin dal loro arresto, i tre attivisti vengono sottoposti a quasi otto ore di interrogatorio al giorno, senza la presenza di nessun avvocato" - afferma Amnesty in un comunicato stampa.
Nelle scorse settimane Amnesty International aveva denunciato un altro caso di controllo e repressione delle libertà individuali quando il Ministero di giustizia aveva introdotto un sito dove segnalare stranieri residenti illegalmente in Giappone sulla base di semplici "sospetti" o per aver arrecato "disturbo". Dopo le critiche di Amnesty e di varie associazioni, il ministero ha deciso di rivedere la formulazione del sito, togliendo dalla selezione i motivi di "sospetto e disturbo", ma ha mantenuto la possibilità di segnalare stranieri residenti illegamente. Secondo i dati del ministero vi sarebbero 250mila stranieri "residenti illegalmente" in Giappone e il governo Koizumi sta adottando ogni strategia per dimezzarne il numero in breve tempo. [GB]