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G8: niente alba per il mondo dal Paese del Sol Levante
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"Dal Paese del Sol Levante non si è alzata nessuna nuova alba per il mondo". E' il riassuntivo commento della Caritas al G8 appena conclusosi. Bocciato dalla gran parte della società civile con una sfilza di motivazioni, per i più benevoli è rimandato a settembre quando si riunirà l'Assemblea Generale dell'Onu e affronterà gli stessi temi, ma in una sede senza dubbio più legittimata. Intanto nell'isola giapponese gli otto leaders mondiali dei paesi più ricchi e potenti del mondo (Canada, Francia, Italia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Russia e Stati Uniti) hanno discusso al tavolo buono mentre altri 5 paesi delle cosiddette economie emergenti (Cina, India, Brasile, Sudafrica e Messico) erano ai bordi del tavolo. A questi gli 8 grandi hanno chiesto gli stessi impegni concreti che hanno preso loro, in primis quello di dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2050. Ma agli stessi non è stata concessa la poltrona al tavolo, solo una seggiolina. Appare perciò quasi scontato il rifiuto da pare dei "grandi esclusi".
LE REAZIONI DELLA SOCIETA' CIVILE A CONCLUSIONE DEL VERTICE
Clima e gas serra
Proprio sull'accordo raggiunto dai leader del G8 di ridurre le emissioni di gas serra del 50% entro il 2050 - fatto passare come accordo epocale - il ministro dell'Ambiente del Sud Africa, Marthinus van Schalkwyk commenta: "Un patetico slogan senza sostanza". Greenpeace, spiega il portavoce Francesco Tedesco "sottoscrive in pieno il giudizio perché l'accordo non indica alcun anno di riferimento rispetto a cui si vuole operare tale riduzione, e non ha alcun obiettivo intermedio vincolante, come invece richiesto all'interno delle negoziazioni delle Nazioni Unite. Per salvare il pianeta dai peggiori impatti dei cambiamenti climatici - prosegue Tedesco - occorre che i grandi del mondo decidano di fissare un obiettivo di riduzione di almeno il 50% al 2050 rispetto ai livelli del 1990 a livello globale. Questo vuol dire che i Paesi industrializzati dovranno operare abbattimenti superiori all'80%". "Siamo d'accordo che i governi abbiano incontri produttivi per salvare il clima globale, ma chi sta pagando già oggi le conseguenze del cambiamento del clima deve poter sedere al tavolo delle decisioni. Escludere i Paesi più vulnerabili non può contribuire al raggiungimento di un accordo globale entro il 2009" - conclude Tedesco.
"A questo ritmo, entro il 2050 il pianeta sarà già bruciato e i leader G8 di oggi saranno solo un lontano ricordo. L'appoggio di un modesto obiettivo sul clima - riduzione delle emissioni del 50% entro il 2050 - ci lascia con il 50% di probabilità di un disastro climatico". E' il commento di Antonio Hill, portavoce di Oxfam International al comunicato sul clima emerso dal summit in Giappone. "Piuttosto che una novità - prosegue Hill - l'annuncio dei leader G8 rappresenta un altro esempio di temporeggiamento a oltranza, che non fa nulla per ridurre il rischio affrontato oggi da milioni di persone povere.
Sulla proposta poi della Banca mondiale di emettere Fondi di investimento sul clima prosegue: "Attingere le risorse per i Fondi di investimento nel clima amministrati dalla Banca Mondiale dall'Aiuto pubblico allo Sviluppo (Aps), quando i livelli di aiuto globale stanno diminuendo invece di aumentare, è palesemente ingiusto. Ogni dollaro che viene dirottato all'adattamento ai cambiamenti climatici è un dollaro sottratto ai farmaci essenziali, ai libri di testo e ad altri fattori cruciali di sviluppo". Non tutti i paesi del G8 sono sembrati entusiasti di questo esborso addizionale mentre le ong hanno duramente criticato questi nuovi strumenti pensati dai banchieri di Washington. Si andrebbero infatti a sovrapporre a quelli già esistenti nel quadro Nazioni Unite, con il rischio di penalizzare questi ultimi. E' da tenere presente che la Banca Mondiale è una grandissima finanziatrice dell'estrazione di combustibili fossili.
Aiuti allo sviluppo e Obiettivi del Millennio
"Un vertice all'insegna dell'inerzia" è invece la conclusione di Caritas Internationalis. "Il summit del G8 appena conclusosi in Giappone, che non ha portato passi avanti né per gli aiuti in Africa, né per il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio contro la povertà e tanto meno nel contrasto ai cambiamenti climatici". La Caritas ricorda che solo un quinto dei 50 miliardi di dollari per lo sviluppo promessi cinque anni fa dal gruppo di paesi più ricchi del mondo è stato dato. "Ribadire impegni che, dopo tre anni, ancora aspettiamo di vedere assolti non porterà cibo educazione, acqua potabile e salute ai popoli più poveri della terra" - ha detto Joseph Donnelly, capo della delegazione di Caritas all'Onu, aggiungendo che "i paesi del G8 sono in grado di sostenere la spesa per gli aiuti e sarebbe uno scandalo se il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio dovesse fallire per mancanza di fondi". Deludente e insufficiente anche il piano per ridurre del 50% le emissioni di gas serra entro il 2050 preso dalle economie ritenute responsabili del 65% delle emissioni di gas inquinanti del mondo. "I dirigenti politici del G8 devono smetterla di procedere per inerzia sulle emissioni serra, invece di ripetere oggi quello che nel 1992 è stato detto al Summit di Rio sul clima - ha continuato Donnelly - i poveri pagheranno i costi maggiori a causa dei paesi ricchi, ma infine tutto il mondo pagherà il prezzo di un clima globale sempre più ostile".
"Cifre e dati in calo per gli aiuti ai Paesi poveri mentre continuano ad abbondare le promesse". Anche per Sergio Marelli, presidente dell'Associazione Ong italiane "si parla di crisi alimentare come della nuova emergenza, ma si propongono soluzioni tipo la liberalizzazione dei mercati e modelli di sviluppo improntati alle logiche del profitto, come se entrambe non avessero già ampiamente dimostrato di essere tra le stesse cause di questa situazione".
A Gleneagles, nel vertice di 3 anni fa, gli 8 grandi avevano promesso di aumentare gli aiuti destinati al continente africano: 25 miliardi di dollari entro il 2010. Ma organizzazioni umanitarie, come l'ong inglese Oxfam International, accusano il G8 non solo di non voler rispettare le promesse ma addirittura di diminuire il flusso degli aiuti e l'attenzione sui problemi del continente. Attualmente solo il 14% degli aiuti promessi, pari a 3 miliardi di dollari, è arrivato a destinazione. Francia, Canada e soprattutto Italia hanno già ridotto gli aiuti internazionali invece di aumentarli.
D'altra parte, "la povertà e la crisi climatica sono due facce di una stessa medaglia", come hanno ricordato a le ong dei Pvs. Anche l'obiettivo dell'Accesso Universale alle cure e trattamento per l'AIDS entro il 2010 appare sempre più lontana e fuori portata. L'impegno allo stanziamento di 60 miliardi di dollari già preso allo scorso Vertice di Heiligendamm è stato confermato, ma verrà spalmato su cinque anni invece che su tre: è un passo indietro, che non consentirà di garantire l'accesso alle terapie antiretrovirali agli oltre sette milioni di persone che attualmente rischiano di perdere la vita. Il documento, inoltre, è poco chiaro sulla destinazione di queste risorse che sarebbero a sostegno della spesa sanitaria globale e quindi non consente di definire con precisione su cosa saranno indirizzate le risorse e quanto di esse sarà dedicato alla lotta alle pandemie e quanto invece ai sistemi sanitari e alla spesa sanitaria più in generale.
Economia e commercio internazionale
Secondo Antonio Tricarico rappresentante della Campagna per la Riforma della Banca Mondiale "è difficile che il G8 da solo possa trovare delle soluzioni a problemi così vasti, qui il problema è quello di trovare una forma di governance differente, che tenga conto anche delle economie emergenti". Tanti argomenti e su molti non c'è nessun tipo di conciliazione o di compromesso. Il tema degli alimenti, della crisi mondiale dell'energia con l'impennata dei prezzi del greggio e delle materie prime, per esempio, pone i rappresentanti del G8 di fronte al quesito su come affrontare le speculazioni finanziarie. "E lì si genera conflittualità, anche perché si affrontano due schieramenti contrapposti: da una parte Italia, Francia e Germania, dall'altra, invece, Stati Uniti e Gran Bretagna". "E non è solo la speculazione a dividere - prosegue Tricarico - che tipo di azione potrebbe mai esperire un consesso di capi di stato e di governo che affronta i cambiamenti climatici, quando mancano Cina e India?".
"Il documento sulla situazione economica mondiale manca di elementi fondamentali sulla responsabilità del settore finanziario nelle attuali crisi globali" E' il commento di Luca De Fraia di ActionAid International al documento del G8 sull'economia mondiale. "L'attuale sistema di commercio internazionale orientato all'esportazione di risorse e prodotti non si è dimostrato vincente in particolare per le economie dei paesi più poveri che sono costretti a produrre, in particolare nel settore agroalimentare, per le esportazioni sui mercati internazionali. Questo non gli consente di garantire la propria autosufficienza e sovranità alimentare - spiega Luca De Fraia. Il richiamo alla necessità di evitare restrizioni sui mercati è in linea di principio corretta, ma è essenziale che tutti gli attori giochino ad armi pari ed è quindi necessaria l'abolizione di qualunque sussidio che possa creare distorsioni al mercato globale".
Per il presidente del Cipsi - coordinamento di 46 ong e associazioni - Guido Barbera "i paesi ricchi hanno fallito su tutti i fronti e continuano a difendere i propri interessi economici a discapito del bene dei poveri". Secondo Barbera "è un'ipocrisia proporsi di raggiungere l'obiettivo di tagliare del 50% entro il 2050 le emissioni globali di gas nocivi quando non si pongono obiettivi concreti a breve termine, per di più lasciando il compito ai privati e alla tecnologia. Gli aiuti all'Africa - aggiunge - che erano 60 miliardi previsti in tre anni nel vertice del 2007, vengono spalmati su 5 anni: un vero e proprio taglio alla cooperazione. Inoltre il G8 ha dimostrato di non essere in grado di prendere misure per affrontare in modo deciso la crisi alimentare ed energetica". "La difesa degli interessi commerciali ed economici sono il peccato mortale del G8 - conclude Barbera - chi li ha autorizzati? A loro dobbiamo rispondere con l'esempio dei fatti, che oggi viene dall'autorganizzazione della società civile di tanti Paesi del mondo che non possono continuare ad aspettare i tempi della politica. Bisogna puntare su nuovi modi di produrre e di consumare".
GLI ALTRI CINQUE GRANDI MA NON ABBASTANZA
La posizione di Cina e India, che insieme sono responsabili del 25% delle emissioni globali, è un duro colpo per la linea degli Stati Uniti. George Bush - che è bene ricordare non ha ancora firmato il protocollo di Kyoto - ha sempre sottolineato che non è possibile pensare ad un accordo per le riduzioni globali delle emissioni che non comprenda questi due Paesi. "Potenzialmente, Cina e India inquinano l'aria più velocemente di qualsiasi altro paese nella storia" - ha detto il candidato repubblicano statunitense John McCain in un messaggio video agli otto.
Ma secondo il deputato indiano Vijayendra Pal Singh, membro della Lok Sabha, la camera bassa del Parlamento indiano "in tutti i forum della comunità internazionale sul cambiamento climatico si è sempre rivolta un'attenzione eccessiva a India e Cina - ha spiegato - l'India emette ogni anno 1,3 miliardi di tonnellate di carbonio pro capite, la Cina emette 3,4 miliardi di tonnellate all'anno, mentre l'Europa 12 miliardi di tonnellate, e gli Usa 20 miliardi pro capite ogni anno", ha affermato.
Secondo il parlamentare cinese Wang Guangtao, la Cina sta facendo del suo meglio per diventare un paese ad alta efficienza energetica, ma è sleale esercitare tutte queste pressioni per i target di riduzione, quando la causa principale del problema sono le emissioni dei paesi sviluppati. "Non possiamo concentrarci ingiustamente sulle emissioni dei paesi in via di sviluppo, né possiamo impegnarci su misure che vanno al di là delle nostre capacità; è sbagliato collegare commercio e cambiamento climatico".
E L'ITALIA?
Nel caso specifico dell'Italia ancora Sergio Marelli ha fatto notare come l'Italia "con lo 0,19 per cento del Pil stanziato per l'Aiuto pubblico allo sviluppo stagni agli ultimi posti della classifica dei donatori. La carenza di risorse e' una giustificazione priva di ogni base oggettiva, dato che in altri settori non si lesinano investimenti e stanziamenti adeguati" - commenta Marelli. E' il caso del settore della produzione commercializzazione delle armi, in particolare quelle "leggere" delle quali l'Italia e' uno dei maggiori produttori al mondo. "Il nostro Paese - afferma il direttore Focsiv - spende per gli armamenti 10 volte tanto quanto stanziato per la cooperazione internazionale". Dunque, conclude, "basta corsa agli armamenti. L'Italia promuova azioni di disarmo e investimenti per vincere la poverta' estrema e la fame nei Paesi in via di sviluppo".
Marelli attacca il governo, accusandolo di difendere le logiche del mercato quando parla della realizzazione di infrastrutture e dell'utilizzo degli Ogm per risolvere il problema della povertà. Secondo il presidente delle ong entrambi porterebbero soltanto a aumentare i profitti delle multinazionali. "Ha ragione Berlusconi quando afferma che la formula attuale del G8 funziona bene - commenta ancora Marelli - è un club che funziona molto bene per la tutela e la promozione dei loro stessi interessi. Peccato che lasci dubbi e perplessità per il suo reale contributo a risolvere i problemi dei poveri del mondo".
Critiche per la riduzione dei finanziamenti pubblici dell'Italia alla cooperazione allo sviluppo sono giunte anche dalla Campagna per gli Obiettivi del Millennio dell'Onu. "Questi tagli contraddicono gli impegni presi dall'Italia nelle sedi internazionali e di Unione Europea" - si legge in un comunicato della Campagna per gli Obiettivi del Millennio in cui si esprime "preoccupazione" per la riduzione di 170 milioni di aiuti pubblici ai paesi in via di sviluppo dal prossimo anno. "L'Italia si attesta allo 0,19% del Prodotto interno lordo in Aiuto pubblico allo sviluppo ed è il fanalino di coda dell'Unione europea dove molti paesi hanno già superato lo 0,33% già nel 2006, come previsto dagli accordi internazionali" - ha dichiarato Marina Ponti, direttrice per l'Europa della Campagna delle Nazioni Unite per gli Obiettivi del Millennio, aggiungendo che i tagli previsti nella legge finanziaria per gli anni 2009-2011 "renderebbero impossibile all'Italia il raggiungimento dello 0,51% entro il 2010 come promesso a più riprese in sede Onu e di Unione europea". Nella nota della Campagna dell'Onu si prime l'augurio che il provvedimento sia modificato in sede legislativa e di governo, sottolineando che tale misura finanziaria "mette a rischio il contributo dell'Italia al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e ciò è tanto più grave in quanto l'Italia è alla vigilia della sua presidenza G8".
VERSO IL VERTICE DELLA MADDALENA
Intanto ora si attende l'appuntamento dell'anno prossimo. "Alla Maddalena l'Italia avrà un'occasione unica per rilanciare il vertice G8, promuovendo un vero progresso su clima e lotta alla povertà. Il nostro governo non può lasciarsi sfuggire questa chance di dimostrare la propria credibilità al mondo intero. L'Italia avrà la possibilità di far mantenere gli impegni presi su salute, istruzione e acqua nei Paesi in via di sviluppo" - dichiara Farida Bena, responsabile dell'Ufficio Campagne di Oxfam International e Ucodep.
Meno ottimista il commento di Jeremy Hobbs, direttore esecutivo di Oxfam International: "Lo sforzo di raggiungere un accordo più sostanzioso non finisce qui e certamente influenzerà l'agenda della presidenza italiana del G8. A stento, però, milioni di persone che vivono in condizioni di povertà potranno permettersi di andare avanti un altro anno senza che i leader prendano insieme decisioni coraggiose".
"È strano che ogni anno si debba far pressione sul G8 affinché assuma nuovamente gli stessi impegni presi l'anno precedente - ha commentato Adrian Lovett, direttore delle Campagne di Save the Children. È però giunto il momento di passare alla loro realizzazione, dalle parole ai fatti. Auspichiamo che l'High-Level Meeting delle Nazioni Unite di settembre sia il momento per intraprendere concrete azioni per sconfiggere la povertà e raggiungere gli Obiettivi del Millennio". Save the Children chiede che i paesi del G8 assumano pienamente la sfida della lotta alla mortalità infantile, sviluppando con i pasi del Sud del mondo delle strategie su base nazionale.
IL FORUM DEI POPOLI
Anche se le aspettative per il G8 di Toyako erano alquanto ridotte, il vertice che si è appena concluso sull'isola di Hokkaido ha confermato appieno l'obsolescenza del G8 e delle sue vecchie ricette liberiste. Non a caso dal Mali, dove si è svolto in questi giorni l'incontro della società civile globale, è partito l'ennesimo atto d'accusa nei confronti delle otto potenze. Un appello unanime per la cancellazione senza condizioni del debito estero che schiaccia le economie africane e un'esplicita contrarietà all'adozione di sanzioni contro lo Zimbabwe costituiscono oggi gli elementi più significativi dei lavori del "Forum dei popoli" di Katibougou, in Mali, contrappunto al "G8" di Hokkaido.
I 1000 partecipanti hanno unanimemente denunciato l'esistenza di un contesto planetario di crisi economico-sociale dovuto anche alla crescente militarizzazione delle istituzioni, alla preminenza dell'apparato militar-industriale, alla dominazione imperialista e alle nuove "conquiste coloniali" divenute conflitti in Iraq, Afghanistan o Palestina. "Non esiste alcun vero programma di sviluppo sincero per il Sud del mondo, si allarga sempre di più il divario tra ricchi e poveri e notiamo che molti grandi mezzi d'informazione tendono a diventare soltanto lo strumento in mano alle grandi potenze" - ha detto all'agenzia Misna Nouhoum Keita, incaricato della comunicazione del Forum. Sull'emergenza alimentare e sull'aumento del costo della vita, si è sottolineato che sono anche queste conseguenze di politiche imposte dalle grandi potenze e dalle istituzioni internazionali. "Si è dato priorità allo sviluppo dell'esportazione a discapito dello sviluppo delle coltivazioni agricole nazionali: oggi i nostri paesi si sono trasformati in paesi di consumo che non hanno più la possibilità di produrre. Con l'ulteriore pericolo di subire una massiccia imposizione di organismi geneticamente modificati (ogm). "Con questo andamento - ha concluso Keita - prima o poi vedremo le nostre politiche alimentari decise da altri e avremo perso la libertà".
Elvira Corona
Per approfondire: Verso il Vertice G8: le denunce e le proposte della società civile