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G8: critiche le ong alla Conferenza internazionale sulla violenza contro le donne
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Non sono mancate le critiche delle Ong alla 'Conferenza internazionale sulla violenza contro le donne' promossa dal Dipartimento per le Pari Opportunità, in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri, nell’ambito della Presidenza italiana del G8.
"Nell'anno di presidenza italiana del G8, è positivo che si sia dato spazio ad un tema urgente e drammaticamente universale come la violenza contro le donne. Il prossimo passo deve essere quello di includere pienamente i diritti delle donne nell'agenda dei grandi della terra e ridare priorità all'uguaglianza tra uomini e donne, affinché le tematiche di genere non vengano considerate come di pertinenza prettamente femminile" - ha dichiarato Nasima Rahmani, responsabile del programma sui Diritti delle Donne per ActionAid in Afghanistan, intervenuta alla Conferenza internazionale. "E’ incoraggiante - ha proseguito - che nell’ambito di questa conferenza si sia dedicata una sessione intera alla violenza domestica – che si sa essere tanto diffusa quanto nascosta in tutto il mondo - ed una dedicata all'istruzione.
"Una nota di rammarico è invece da sollevare sulla questione delle risorse: non è positivo infatti che non si sia finora esplicitamente previsto un momento di verifica delle attuali risorse messe in campo dai Paesi del G8 e dalle organizzazioni internazionali per combattere la violenza contro le donne" - ha aggiunto Rahmani. "Auspichiamo che si continui a dialogare di questa tematica ancora a lungo perché l’unico modo per eliminare definitivamente la violenza sulle donne è essere uniti e parlare: il silenzio è infatti il principale complice della violenza".
Più critica la presidente di AIDOS (Associazione italiana Donne per lo Sviluppo), Daniela Colombo. "Sono allibita. Dalla prima mattinata di lavori non è emerso niente: la ministra Carfagna ha fatto dichiarazioni molto generiche, ma di violenza sulle donne ci stiamo occupando da più di 30 anni e non è uscito nulla di nuovo" - ha detto Daniela Colombo ai microfoni di Cnr Media. La presidente di AIDOS ha quindi sottolineato che "è ora di parlare di programmi concreti nell'istruzione di bambine e bambini. Si deve lavorare sui rapporti di genere fin dalla prima infanzia. Bisogna aiutare le vittime di violenza tramite il sistema sanitario, e non solo nei Paesi in via di sviluppo, ma anche in Italia". "Invece - ha notato - si sta distruggendo il sistema dei consultori, che era un'ottima rete per contrastare la violenza contro le donne".
La presidente di Aidos ha criticato anche l'idea di promuovere "una colazione di lavoro dell'Italia con i Paesi partner per discutere il bando delle mutilazioni genitali femminili". "L'esperienza ha dimostrato che le leggi punitive non servono, ma incidono solamente programmi seri e fondi adeguati" - ha affermato all'agenzia Asca. "Non si combatte la violenza di genere con i braccialetti bianchi - ha continuato riferendosi ai braccialetti in distribuzione in sala - quando alle spalle si ha una politica di Governo che su questi temi è vuoto di idee e di finanziamenti". L'Italia, infatti - ha notato la Colombo "nel 2008, secondo gli accordi del vecchio Governo, aveva garantito alle agenzie Onu dedicate, UNFPA e UNFEM ben 4 milioni di euro, ma oggi vi destina 500mila euro".
Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, almeno una donna su cinque nel mondo è stata vittima di abusi fisici o sessuali nel corso della sua vita e i dati della Banca mondiale indicano che, per le donne tra i 15 e i 44 anni, il rischio di subire violenze domestiche o stupri è maggiore del rischio di cancro e incidenti.
"Per ogni donna nera che cade vittima della tratta ce n'è una bianca che si salva da uno stupro"- ha detto Isoke Aikpitanyi, 30 anni, arrivata nel 2000 a Torino con un "viaggio della speranza", oggi ex prostituta nigeriana vittima della tratta nel nostro Paese. Aikpitanyi è stata una delle relatrici della giornata intervenendo "non come intellettuale, come esperta come le tante qui oggi, ma solo come una vittima" - ha detto prima di scoppiare a piangere. La sua storia si intreccia con quella di suo marito, Claudio Magnabosco, ex cliente e oggi promotore con l'associazione ' Maschile plurale' che promuove una riflessione di genere sulla violenza sulle donne e sui rapporti tra uomo e donna nel sesso a pagamento.
Il primo "G8 delle donne", concepito come una conferenza internazionale sulla violenza contro le donne, è stato aperto dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha rivolto un severo monito contro le discriminazioni che "ci stanno allontanando dallo spirito delle Costituzione". "La lotta contro ogni sopruso ai danni delle donne, contro la xenofobia, contro l'omofobia fa tutt'uno con la causa del rifiuto dell'intolleranza e della violenza, in larga misura oggi alimentata dall'ignoranza, dalla perdita dei valori ideali e morali, da un allontanamento spesso inconsapevole dei principi su cui la nostra Costituzione ha fondato la convivenza della nazione democratica" - ha ammonito Napolitano.
"Se ci sono - ha osservato il Capo dello Stato - fattispecie terribili di violenza - quelle associate a situazioni di conflitto e di emergenza, o a costumi barbarici come quello delle mutilazioni genitali femminili - troppe altre si riscontrano anche in paesi moderni avanzati: la violenza sessuale nella sua forma più brutale - l'aggressione e lo stupro - ma anche le violenze domestiche e le violenze, di varia natura, nel mondo del lavoro".
"Fatti raccapriccianti" - li ha definiti il Presidente Napolitano sottolineando che continuano a verificarsi anche "in paesi evoluti e ricchi come l'Italia, dotati di Costituzione e di sistemi giuridici altamente sensibili ai diritti fondamentali delle donne". Il Presidente Napolitano ha quindi concluso osservando che: "Qualunque parte del mondo e qualunque paese rappresentiamo in questa sala, dobbiamo sentirci egualmente responsabili dell'incompiutezza dei progressi faticosamente realizzati per l'affermazione della libertà, della dignità, e della parità di diritti delle donne. E dobbiamo sentirci egualmente impegnati a perseguire conquiste più comprensive, garantite e generalizzate".
La conferenza riunisce attiviste delegate provenienti da oltre 25 Paesi diversi e si propone di "stabilire una rete di contatti e una mobilitazione internazionale per cui Roma sia solo la prima volta di un impegno fisso del G8". [GB]