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Festival dell'Economia: Petrini, "la natura, trattata da prostituta, ci chiede il conto"
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Carlo Petrini, Frans Van Winden e Roland J.M. Benabou sono stati intervistati da Unimondo all’interno del Festival dell’Economia di Trento.
Petrini, dopo aver presentato brevemente l’iniziativa Terra Madre, la “rete di comunità e del cibo” indirizzata alla rivalutazione delle realtà locali e alla difesa della biodiversità, prevede il suo incontro con Innocenzo Cipolletta come “un racconto di cosa fa Slow Food da quasi vent’anni”. “Terra Madre dall’ottobre dell’anno scorso ha già creato 200 orti didattici, indirizzati far conoscere le modalità di produzione e coltura sostenibile di semi e frutta. Contiamo di realizzarne altri 300”. Una prospettiva interessante che ha avuto una notevole amplificazione mediatica dopo che, sempre tramite Terra Madre, Michelle Obama ha realizzato l’orto bio nel giardino della Casa Bianca. Van Winden ha anticipato qualcosa della sua relazione in programma domenica pomeriggio.
Parlerà delle dinamiche legate alla gratitudine e alla diffidenza e di come la neuroscienza possa sondare questi ambiti, per arrivare infine a comprendere a livello macroscopico le relazioni fra uomini e fra banca e cliente: un rapporto che la crisi ha minato alla base e che chiede ora di essere ricostruito.
Ha infine introdotto il proprio argomento il prof. Roland Benabou che al Festival ha fatto il punto degli studi sulla relazione fra economia/credito e le nuove forme di comunicazione e di influenza sui comportamenti di massa. E’ possibile - questa la domanda che sosterrà la conversazione - che lo sfruttamento dei meccanismi economici e dell’esuberanza irrazionale che ha causato la bolla speculativa, alla tara delle istanze di rimborso, porti a una ricostituzione della fiducia sia fra banche e massa che all’interno della massa stessa?
I relatori hanno poi risposto alle domande di Unimondo ed altri intervenendo sui motivi della crisi, sulle dinamiche della speculazione e sulle possibili soluzioni.
Petrini ha fortemente ribadito come la crisi non sia soltanto economico-finanziaria, ma vada intesa in senso lato come “sconquasso ambientale” dovuto a decenni di sfruttamento delle risorse. “La natura, che per decenni è stata trattata come la nostra prostituta, ci ha ora chiesto di pagare dazio”. E’ un passaggio amaro, soprattutto per i paesi più poveri, ma è anche l’occasione per ricostruire un “virtuoso progetto di risanamento”.
Benabou ha aggiunto come la pressione delle banche sia avvenuta non sul denaro ma sulla psicologia di massa, portando la gente a sottovalutare i rischi dei mutui e senza lasciare indizi precisi sulle cause del collasso finanziario.
Il tema dell’avidità ha introdotto la conclusione della conferenza. Van Winden ha fatto notare come l’avidità sia un carattere naturale degli uomini, e di come la tendenza ad arricchirsi e delle grandi vendite sia un’imprinting difficile da arginare. Si deve puntare sull’educazione per incanalare l’avidità in senso virtuoso, ma dal punto di vita naturale la si deve accettare. Basta non dimenticarsene una volta passate le crisi, perché l’altra singolarità dell’uomo è di avere la memoria corta. Di durata esperienziale.
E’ peculiare studiare i tratti psicologici che portano al predominio delle emozioni sulla razionalità calcolatrice. Il rischio è un tratto tutto da indagare, per recuperare il senso del limite delle nostre facoltà cognitive. Petrini ha dunque ribadito come l’avidità vada arginata proprio per ricercare questo limite, che era già cuore del pensiero di San Benedetto già nel VI° secolo d.C. L’educazione al senso della vita e della felicità deve passare per la comprensione del limite, dal momento che storicamente e culturalmente è stato proprio questo pensiero a “plasmare l’Occidente”. Lo slogan di papa benedetto era Mai Fare Oltre.
Diverse le conclusioni di Benabou secondo il quale, per i Paesi orientali, soprattutto Cina e India, è prima necessario innalzare gli standard di vita. La vision del limite riguarda l’Occidente. Per altri vi sono ben altre priorità. Solo in seguito, con il raggiunto benessere, sarà possibile porre le basi per un nuovo umanesimo”. Se non sarà troppo tardi. Aggiungiamo noi.
Fabio Pipinato
(Unimondo)