Femminicidi, raggiunte le 100 vittime nei primi dieci mesi del 2023

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Foto: Unsplash.com

Da Teresa Spanò, la prima, a Pinuccia Anselmino, per ora l’ultima. Dalle giovanissime Chiara Carta e Gessica Malaj, 13 anni e 16 anni, alle ultranovantenni Giuseppina Faiella, Agnese Oliva e Norma Monari. La morte ha fatto cento, un numero drammaticamente simbolico, la somma di decine di vite spezzate, famiglie distrutte, storie sbagliate.

Tante sono, dall’inizio dell’anno al 25 ottobre 2023, le ragazze, le donne mature e le anziane vittime di omicidi volontari. Nella maggioranza dei casi si parla di femminicidio (inteso come omicidi legati a motivi di genere), ma nell’elenco si trovano anche delitti maturati in scenari e contesti diversi o ancora tutti da chiarie. In contemporanea, sono stati uccisi  173 uomini.

Femminicidi 2023: andamento costante rispetto a ultimi anni

Rispetto agli anni precedenti – e ai dati elaborati dalla Direzione centrale della polizia criminale del Viminale – si evidenziano fluttuazioni statistiche contenute o nulle. Alla stessa data del 2022 le vittime di genere femminile erano state 100 (includendo una persona transgender, conteggiata tra i maschi dalle rilevazioni ufficiali), nel 2021 altre 99 (idem), nel 2020 il “parziale” si era fermato a 92 (sempre con una donna trans), in linea con l’andamento generale.

Complessivamente, nell’annus horribilis dalle pandemia, quando si temette un boom dei femminicidi, i delitti  sono scesi sotto il tetto di 300 (287),  ai minimi storici. Gli omicidi di donne e uomini successivamente sono aumentati, ma sono rimasti sotto il limite di 400 (306 nel 2021, 323 nel 2022), livelli lontanissimi dai picchi degli anni Novanta (1.938 nel 1991, 1.794 nel 1990, 1.476 nel 1992).

Donne uccise da partner ed ex

Più di metà delle donne ammazzate quest’anno (54) sono state massacrate da mariti, fidanzati, compagni ed ex per le “solite” ragioni, inaccettabili: gelosia, possesso, incapacità di accettare la separazione o le libere scelte delle partner, vendette, dimostrazione di potere, ritorsione.

I segnali, in alcuni casi, c’erano stati e forti. Concetta Marruocco, ad esempio, aveva coraggiosamente denunciato e fatto processare il marito violento da cui si stava separando, Franco Panariello. Lui avrebbe dovuto starle lontano, frenato da una cavigliera elettronica e da un divieto di avvicinamento a meno di 200 metri. Invece è andato da lei e l’ha accoltellata a morte (almeno stando alle contestazioni iniziali, da dimostrare). Il dispositivo di sicurezza pare non sia scattato tempestivamente o forse potrebbe essere stato manomesso. Si vedrà. Non è servito a proteggere la donna...

Segue su Osservatoriodiritti.it

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