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FSE: I bilanci partecipativi per rinnovare la democrazia europea
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Democrazia in affanno. Democrazia assente dall'attuale processo di redazione della costituzione dell'Unione Europea. Poteri e risorse locali sempre più limitati da governi centrali imbevuti di retorica decentralista. Alternative? Referendum per dire no a questo progetto di carta costituzionale europea e bilanci partecipativi a livelo locale e regionale. Due nodi su cui i movimenti e gli enti locali si confrontano, si dividono, individuano processi di elaborazione.
E' il caso dell'ARNM, l'Associazione Rete Nuovo Municipio (segreteria: [email protected]) che sulla democrazia diretta tiene il 14 novembre dalle 17.00 un seminario a St. Denis e che ha partecipato al riuscito seminario coordinato dalla Rete Democratizzare Radicalmente la democrazia ([email protected]) il 13 pomeriggio a Bobigny.
Intelligente la metodologia: cinque nodi chiave e il tempo diviso in parti uguali fra rappresentanti di municipi (da Pieve Emanuele a Mons a Porto Alegre alla stessa Bobigny), di ONG (Community Pride Initiative di Manchester, Solidaridade di Porto Alegre, Adels, Forum Sociale di Maiorca etc.) e platea, ma massimo quattro minuti a testa: e il confronto e il dibattito decolla con indicazioni sull'utilita' degli osservatori locali e regionali, sulle forme con cui riattivare spazi di comunicazione fra vicini, sulle intersezioni, responsabilità e regole fra democrazia diretta e rappresentativa, sull'utilità dell'autonomia impositiva.
Contributi densi cominciano ad arrivare anche dall'Italia: agile e ricco di spunti il testo curato da Salvatore Amura "La citta' che partecipa" (Ediesse), un manuale su come funziona e sulle pratiche esistenti in Italia e all'estero di bilancio partecipativo. Indispensabile anche "L'insegnamento di Porto Alegre: Autoprogettualità come paradigma urbano" di Giovanni Allegretti (Alinea Editrice), un testo talmente denso e ben costruito che pur essendo in italiano è andato a ruba fra tutti gli esperti internazionali, dai brasiliani ai tedeschi, incuranti delle quattrocento pagine che "non fanno prigionieri": bisogna essere al contempo militanti e ricercatori è l'invito di Allegretti per capire con Pasolini che "l'avvenire e il sogno non si annidano in una sola testa, ma in migliaia di teste".