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Europa e Balcani: divisi dai visti
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Il sistema dei visti è ancora una delle barriere più evidenti ed umilianti che separano il sud est Europa dai Paesi dell'UE. Ed è un ostacolo costante alle iniziative culturali per avvicinare queste due parti d'Europa. Nemmeno dal recente vertice UE di Salonicco sono arrivate indicazioni per un suo alleggerimento. Lo affermano Osservatorio sui Balcani e Citizens Pact.
"Difficile parlare di Balcani in Europa quando i cittadini provenienti dalla maggior parte di questi Paesi devono subire umilianti code ad ambasciate e consolati, spesso senza ottenere alcunché, ogni qual volta desiderino visitare un parente, partecipare ad un evento sportivo o culturale, fare un viaggio in qualche Paese dell'Unione Europea" ricorda Osservatorio sui Balcani. L'Osservatorio sottolinea come, nonostante dal recente vertice del Consiglio europeo a Salonicco lo scorso 21 giugno sia arrivata chiara la conferma che senza l'integrazione dei Paesi del sud est Europa l'UE si percepisca "incompleta", ancora non si allenta il rigido sistema dei visti imposto alla maggioranza dei paesi dei Balcani occidentali.
Lo ribadisce anche Citizens Pact, un movimento di associazioni ed Ong del sud est Europa nato per promuovere la collaborazione regionale sui temi della cittadinanza, che ha avviato una Campagna per l'abolizione dei visti sia tra Stati nell'area che tra i Balcani occidentali e l'Unione Europea.
"Ogni giorno il sistema dei visti rende più difficoltosi ed a volte vani gli sforzi di associazioni, Ong e singoli cittadini di rafforzare i legami tra queste due parti d'Europa" ricorda Osservatorio che è in contatto con molte delle realtà italiane che operano nei e con i Balcani.
Proprio da una di queste, l'associazione culturale Cactus, arriva una denuncia. "I tempi di richiesta dei visti, che poi non è detto vengano effettivamente concessi, sono molto lunghi e rendono ostica l'organizzazione di incontri culturali come quelli da noi promossi" afferma Lucia Pantella, una delle attiviste di Cactus. "In Commissione europea si sono dimostrati disponibili mentre l'impressione è che Roma e l'Ambasciata italiana a Belgrado siano in difficoltà a gestire la situazione attuale. Ogni giovane che richiede un visto viene considerato quale un potenziale immigrato clandestino in Italia".
Fonti: Osservatorio Balcani, Citizens Pact;