Europa: Convenzione europea, un fallimento?

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Il 10 luglio scorso è stato approvato per consenso il testo definitivo della bozza globale della futura costituzione europea. "La Convenzione si conclude oggi: il risultato dei suoi lavori è di proporre la prima costituzione per l'Europa" ha affermato per l'occasione il presidente della Convenzione europea Valery Giscard d'Estaing. Ma più di un dubbio rimane sul testo appena votato e che adesso dovrà passare al vaglio dei singoli Paesi dell'Unione.

Già circa un anno fa, Berndard Cassen, dalle pagine di Le Monde Diplomatique aveva espresso le sue riserve. "Il liberalismo resta l'orizzonte insuperabile dei quindici e quello che caratterizzerà l'Europa allargata" scriveva "i meccanismi istituzionali appassionano i responsabili governativi, meno le politiche che l'Unione del futuro dovrà condurre". Cassen metteva inoltre in risalto lo spazio limitato che la società civile europea ha avuto nella definizione del testo della Convenzione. Vi sono infatti state delle consultazioni ma di fatto esclusivamente formali, limitate a tempi brevissimi nel quale era impossibile si sviluppasse un effettivo scambio d'opinioni.

Di fallimento della Convenzione parla apertamente Cafébabel, una webzine redatta da giovani europei. Fallimento a loro avviso duplice. Innanzitutto per il metodo con il quale ci si proponeva di ridisegnare l'architettura delle istituzioni europee. Doveva essere innovativo, diverso da quello "a porte chiuse" che ha scandito da Mastricht a Nizza, passando per Amsterdam, i riassestamenti del progetto europeo. Ed invece molto poco è cambiato in questo senso.

Cafébabel inoltre denuncia un progetto costituzionale ostaggio degli interessi nazionali. "Non si tratta di questioni politiche ma piuttosto di questioni generazionali" scrive Adriano Farano "è la logica nazionale, infatti, che domina le due generazioni che governano l'Europa di oggi. Quella di Giscard e quella dei sessantottini. Quella di Prodi e di Chirac, di Blair e di Schr㶀der. Tutti rispettabilissimi uomini di Stato; ma che non hanno conosciuto l'Europa di oggi. Che non hanno vissuto, per un anno o più, l'ebbrezza della vera vita in Europa ... perché non posso votare insieme agli altri europei per un Parlamento Europeo che detenga il potere legislativo? Leggere degli stessi media in più lingue? Partecipare alla stessa società?"

Fonti: Cafébabel, Le Monde Diplomatique, European Comvention

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