Eliminare lo spreco? Partire dalla rete

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Il ministro delle Politiche agricole Nunzia De Girolamo annuncia il suo programma mirato a ridurre lo spreco alimentare coinvolgendo le associazioni che lavorano come intermediari per evitare che le eccedenze alimentari marciscano

Un sistema di incentivi e sgravi fiscali per indurre aziende, industrie, supermercati al recupero di alimenti sani e ancora commestibili. È quello che sta studiando il ministro delle politiche agricole Nunzia De Girolamo: «Un impegno - sottolinea il ministro - nel quale vorrei coinvolgere i colleghi dello Sviluppo economico e della Salute». Quando? «Il prima possibile: è la mia priorità, con quella dei terreni demaniali da vendere o dare in affitto ai giovani affinché possano essere coltivati, su cui sto lavorando assieme all’Ismea».

De Girolamo si ripromette inoltre di incontrare presto le associazioni che lavorano come intermediari per evitare che le eccedenze alimentari marciscano. «Vorrei metterle in rete - dice il ministro - per creare sinergie utili e penso anche al meccanismo dell’8 per mille, con cui potrebbero reperire risorse».

Non è la prima volta che riportiamo questi dati, ne abbiamo dato notizia largamente in occasione dello scorso Slow Food Day. Purtroppo però, lo sperpero di eccedenze alimentari continua ed è necessario conoscere a fondo la portata del fenomeno. In Europa si spreca ogni anno fino al 50 per cento del cibo: 89 milioni di tonnellate, che si stima diventeranno 126 milioni nel 2020. «Questi numeri mi hanno terrorizzata - osserva De Girolamo - fanno capire come ci affanniamo a rincorrere le grandi questioni, ma poi chiudiamo gli occhi e ci voltiamo dall’altra parte davanti a sprechi quotidiani che valgono 12 miliardi di euro l’anno: tre volte il costo dell'Imu sulla prima casa».

Ci fa piacere leggere che anche il ministro De Girolamo abbia inserito la riduzione dello spreco alimentare nella sua agenda di Governo, gli sprechi alimentari portano con sé rilevanti impatti negativi sia dal punto di vista ambientale che sociale: «Pensiamo ad esempio alla quantità di acqua o energia necessarie durante il ciclo di vita globale del cibo, dalla semina al consumo» ricorda Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia. Dal punto di vista etico e sociale, sono sempre più evidenti gli squilibri tra i popoli che soffrono per la fame e la malnutrizione e quelli in cui il problema dell’obesità e dello spreco alimentare sono sempre più presenti.

Da Slow Food

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