Educare i bambini al gusto, contro il deserto alimentare delle periferie

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Nonostante siano apparentemente in contraddizione tra loro, fame e obesità sono due facce della stessa medaglia: la malnutrizione. Mai nella storia del nostro pianeta infatti si è prodotto così tanto cibo e al contempo visto così tante persone che mangiano in modo scorretto, prediligendo alimenti poco nutrienti o prevalentemente industriali, con pesanti ripercussioni sulla nostra saluteNel mio Paese, il Brasile, la situazione è paradossale: mentre il 20% della popolazione adulta e l’8% dei bambini fino a 5 anni sono in sovrappeso, il 7% vive in condizioni di estrema povertàL’accesso ad alimenti sani o poco lavorati è purtroppo limitato dallo scarso potere d’acquisto dei cittadini, nonostante il diritto a un’alimentazione adeguata sia sancito dalla nostra Costituzione.

Senza contare che le periferie delle grandi città sono veri e propri deserti alimentari, dove il cibo processato è più accessibile, meno costoso, più allettante e rappresenta un importante fattore di inclusione sociale, limitando però così le scelte e influenzando le abitudini alimentari sin dall’infanziaDiciamocelo: se vogliamo combattere il junk food e ottenere un cambiamento significativo nel medio e lungo periodo dobbiamo agire su diversi fronti, partendo dall’educazione alimentare.

L’educazione è fondamentale per comprendere appieno la realtà che ci circonda e lottare contro l’alienazione imposta dal modello egemonico dell’industria alimentare. Avendo ben chiara l’importanza di influire sulla politica senza creare conflitti di interesse, decine di organizzazioni della società civile si sono riunite nell’Alleanza per un’alimentazione adeguata e sana (Aliança pela Alimentação Adequada e Saudável). Al momento stiamo promuovendo il diritto a sapere (#DireitoDeSaber), una campagna per aiutare le persone a prendere coscienza del problema, e lanceremo una consultazione pubblica per far sì che le etichette siano più chiare, seguendo il modello cileno che indica quali alimenti presentano alti livelli di grassi o zuccheri. Uno strumento facilmente comprensibile al grande pubblico che può aiutare il consumatore nella scelta dei propri cibi.

Oltre a garantire il diritto all’informazione, infatti, l’etichetta può anche indicare la presenza di alimenti potenzialmente nocivi per la salute che possono causare cancro, ipertensione, diabete o scompensi cardiaci. Ovviamente è fondamentale l’impegno di tutti per tutelare i beni comuni, solo così possiamo sperare di influenzare le scelte politiche e decisionali delle aziende. Solo mobilitando tutta la società riusciremo a ottenere cibo buono, pulito, giusto e sano per tutti.

Glenn Massakazu Makuta da Slowfood.it

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