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È la fine del Ramadan, è festa per l’Islam
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Oggi è festa per un miliardo e 600mila fedeli islamici diffusi in tutto il mondo. Pur con le debite variazioni dovute ai fusi orari e ai calcoli astronomici dei diversi iman, con la solenne Id al-fitr (la festa dell’interruzione) si chiude oggi il Ramadan, il mese sacro per i fedeli musulmani. Secondo la dottrina, nel nono mese del calendario islamico, quello durante il quale il Corano fu rivelato al Profeta Mohammad, ogni buon musulmano rispettoso dei pilastri dell’islam si deve astenere dall’alba fino al tramonto dal mangiare, dal bere, dal fumare e dall’avere rapporti sessuali. Uno sforzo non da poco per il milione e mezzo di islamici presenti in Italia che hanno osservato il digiuno rituale in uno dei periodi più torridi dell’anno. Un numero esiguo, pari al 2,5% della popolazione, e ben lontano dai quasi 5 milioni della Francia, dai 4 milioni della Germania, e dai 3 milioni del Regno Unito, ma a cui manca ancora quel supporto alla piena e libera professione della propria fede garantita dagli articoli 8 e 19 della Costituzione repubblicana.
Ma non è su di loro che si è soffermato lo sguardo dei media in questi 30 giorni di ramadan, al di là di dar voce alle inascoltate richieste dei fedeli di poter avere dei luoghi di culto dignitosi e, al contrario, alle diffamanti accuse “da chiacchiera da bar” che vanno dall’utilizzare le moschee come luoghi di reclutamento per il terrorismo, alla “bufala” sull’invasione islamica in corso e alle sterili polemiche sull’assenza di una reciprocità nella costruzione di chiese di confessione cattolica nei Paesi che hanno adottato la Sharia come legge dello Stato. È tra i migranti bloccati sul confine italiano a Ventimiglia o al Brennero, o tra quelli nei centri di accoglienza nel sud del Paese che si raccolgono le storie di comprensibile privazione a cui si sono aggiunte quelle di una scelta consapevole di aderire al digiuno rituale dettato dal mese di ramadan. È per questo che le telecamere dell’informazione hanno trovato una ragione in più per indugiare sotto i tendoni di plastica montati sopra gli scogli al confine tra Italia e Francia a realizzare alloggi di fortuna o negli edifici in Sicilia che accolgono i reduci delle traversate via mare, laddove si levano storie di maggiore strazio e di più forte tenacia e autodisciplina nell’astensione da cibo e da acqua da mattino a sera. D’altra parte, anche all’interno del mondo islamico, è proprio ai più poveri, ai migranti, ai rifugiati o ai profughi in ogni angolo del mondo che il ramadan porta il suo pensiero e il suo concreto sostegno attraverso l’elemosina, facendo inoltre sentire questi fedeli parte di una comunità coesa e non emarginati senza volto né nome.
Tale messaggio è stato raccolto anche dal Vaticano che da tempo, in chiave ecumenica, esprime un rituale augurio ai “fratelli musulmani” per la sacralità del periodo, quest’anno con una novità di rilievo. Già il titolo, “Cristiani e musulmani insieme per contrastare la violenza perpetrata in nome della religione”, dà il senso dell’intero messaggio, centrato sulla questione della violenza “giustificata in nome della religione”, in particolare della religione islamica. Una realtà che secondo i vertici cattolici va ricondotta anche a un’educazione errata, in cui si individua “la responsabilità di coloro che hanno il compito dell’educazione: le famiglie, le scuole, i testi scolastici, le guide religiose, il discorso religioso, i media. La violenza e il terrorismo nascono prima nella mente delle persone deviate, successivamente vengono perpetrate sul campo”. La pace e la prosperità tra i poveri può essere dunque raggiunta senza una strumentalizzazione delle fedi religiose e un loro ripiegamento su fini di ben altra natura.
Mentre la politica si muove su questi temi, le immagini degli islamici riuniti in preghiera durante il giorno e in famiglia la notte per degustare i pasti e ritrovarsi in comunità fanno come di consueto il giro del mondo, regalando un affresco globale di usi, abbigliamenti e tradizioni in parte differenti, specie per la Festa dell’Id al-fitr. Nel Sahel, ad esempio, le famiglie si scambiano un gesto di pace e chiedono perdono per eventuali torti commessi; in Indonesia invece, il più grande Paese del mondo a maggioranza musulmana, il sequestro e la distruzione degli alcoolici in vista delle settimane del ramadan è divenuto un rituale immortalato dalla stampa.
E c’è anche chi ha visto nel mese sacro dell’Islam una nuova occasione di business. Si moltiplicano, infatti, le app create per il cellulare al fine di dare supporto ai fedeli musulmani durante il ramadan: da quella che, con un database di oltre 6 milioni di città al mondo, indica precisamente gli orari dell’alba e del tramonto e dunque dell’inizio e della fine del digiuno giornaliero, a quella che fornisce gli orari delle preghiere e le ricette più tradizionali da preparare durante il ramadan, alla app del Corano con il libro sacro per il musulmani tradotto in varie lingue e con i suggerimenti per la corretta pronuncia delle parole arabe. È però come sempre Google a fare un deciso passo in avanti con l’apertura di un portale interamente dedicato al Ramadan (“My Ramadan Companion”) che offre una serie di servizi localizzati non solo in merito ai luoghi di culto e agli orari delle preghiere ma anche al sistema dei trasporti per ricongiungersi alla famiglia, all’apertura notturna di negozi e ristoranti, ai possibili alloggi a La Mecca e in altri luoghi sacri, il tutto connesso strettamente ai video di Youtube raccolti anche in tempo reale. Un esperimento però al momento più valido a livello promozionale che ad efficacia del servizio, secondo i commenti dei primi utenti; ci sarà un intero anno per meglio correggere il tiro.
Miriam Rossi

Miriam Rossi (Viterbo, 1981). Dottoressa di ricerca in Storia delle Relazioni e delle Organizzazioni Internazionali, è esperta di diritti umani, ONU e politica internazionale. Dopo 10 anni nel mondo della ricerca e altrettanti nel settore della cooperazione internazionale (e aver imparato a fare formazione, progettazione e comunicazione), attualmente opera all'interno dell'Università degli studi di Trento per il più ampio trasferimento della conoscenza e del sapere scientifico.