Due anni dal G8, il 2 agosto manifestazione a Bologna

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"La verità sulle stragi"
Il 2 agosto manifestazione a Bologna

La protesta dello scorso anno a Bologna il 2 agosto Da piazza Fontana a Genova per chiedere verità e giustizia su trentacinque anni di silenzi e di impunità e di vittime troppo spesso dimenticate o,peggio, "archiviate" da sentenze giudiziarie.E' in nome questa ostinazione della memoria e,
nonostante tutto, della speranza e della fiducia nelle istituzioni che, a due anni dalle tragiche giornate del G8 di Genova, ieri pomeriggio si sono ritrovati (o hanno inviato messaggi di adesione) a Palazzo Tursi i rappresentanti dei 24 comitati e associazioni che riuniscono familiari, amici e legali delle vittime delle stragi che, dal 1969 (piazza Fontana) in poi, hanno segnato la storia del nostro Paese.Marcello Zinola,
segretario dell'Associazione ligure dei giornalisti e coordinatore
dell'incontro di ieri - a cui non ha partecipato alcun rappresentante delle istituzioni - sottolinea l'importanza del ruolo svolto in tutti questi anni dai comitati civili, perché la storia, purtroppo, si ripete - osserva Lorenzo Guadagnucci, del comitato Verità e Giustizia per Genova, uno dei giorvani picchiati alla Diaz - e Carlo Giuliani potrebbe non essere
l'ultima vittima, perché non abbiamo nessuna garanzia che fatti come quelli di Genova e del passato non si ripetano. Le esperienze del passato, purtroppo, sono tutte negative, tranne quella dell'omicidi di Peppino Impastato (ucciso dalla mafia nel 1978-ndr), l'unico su cui si è fatta luce, ma questo vuol dire comunque che non sempre si perde".

Proprio in nome di questa speranza Comitati e associazioni hanno deciso di unire le loro forze e di mettere in comune le esperienze di tanti anni di battaglie per più perse, per gridare la loro richiesta di verità.E,per rendere anche visibile questa unione, il prossimo 2 agosto parteciperanno a Bologna alle manifestazioni per l'anniversario della strage del 2 agosto
1980 alla stazione. "Noi chiediamo verità e giustizia sotto qualunque governo, perché le stragi si ripeteranno ogni qualvolta ce ne sarà bisogno, finché non ci sarà verità completa" sentenzia amaramente Giovanna Chelli,
dell'Associazione familiari delle vittime di via dei Georgofili (Firenze 1993), che ieri rappresentava anche i familiari delle vittime delle stragi di Bologna, dell'Italicus, di piazza della Loggia, di piazza Fontana e del rapido 904. Giovanna Chelli riconosce e ringrazia il lavoro fatto da forze dell'ordine e magistratura nell'inchiesta sulla strage mafiosa di via dei Georgofili in cui morirono cinque persone, ma "noi non siamo turisti della democrazia,siamo piuttosto l'espressione vivente che democrazia nel nostro Paese non si è compiuta e sarebbe meglio difendere l'autonomia della magistratura piuttosto che favorire leggi che la imbavagliano".

"Se un cancro ha aggredito le istituzioni, estirparlo è compito
inderogabile di chi voglia davvero rafforzare la democrazia in Italia" scrive la senatrice Daria Bonfietti, dell'Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica, mentre Lorenzo Pinto e Manlio Milani, dell'associazione dei caduti di piazza della Loggia (Brescia 1974), propongono d'istituire un "giorno della memoria" per le vittime delle stragi, e di costituire uno schieramento trasversale di "Parlamentari per la verità". "Contro ogni strage e contro ogni abuso in piazza noi non possiamo fare altro che resistere" sostiene Enrica Bartesaghi, del Comitato verità e giustizia per Genova,madre di una ragazza che nel 2001 aveva 21 anni "e che è stata massacrata alla Diaz, è scomparsa poi per due giorni e
ritrovata alla fine in un carcere". Sono il filo rosso della memoria,quello azzurro della speranza e quello giallo dei diritti a tenere insieme l'azione dei comitati, secondo Bartesaghi, "e noi - dice - abbiamo il dovere di continuare a chiedere verità e giustizia ".Perché "vorremmo che la storia non si ripetesse - afferma Guadagnucci - Noi non siamo contro lo Stato, siamo anzi a favore dello Stato e delle istituzioni e vorremmo avere
giustizia anche dai tribunali.

Io penso che sui fatti di Genova sia stata una grossa sconfitta non aver ottenuto il dibattimento per quanto è accaduto in piazza Alimonda ma forse lo otterremo almeno per i fatti della Diaz e di Bolzaneto. La magistratura ha lavorato bene e questa nostra iniziativa è un contributo anche a loro".
[a.c.]

LA DENUNCIA DI HAIDI

"Le istituzioni "disertano"" Denuncia la "latitanza" delle istituzioni a due anni dal G8, e di suo figlio Carlo dice che è diventato un simbolo delle tante vittime che non vengono ricordate. Haidi Giuliani, la madre di Carlo, ammazzato il 20 luglio 2001 in piazza Alimonda, ha concluso ieri a Palazzo Tursi gli interventi al convegno "I comitati civili contro silenzi le impunità". Qui c'è un pezzo del nostro Paese che molti hanno dimenticato e che altri hanno voluto dimenticare - sottolinea - Noi abbiamo voluto mettere insieme questo pezzo perché un Paese che si definisce democratico non può azzerare la memoria se vuole guardare al futuro". E la memoria, per
lei, è soprattutto quella di suo figlio: "Mi hanno detto che durante un recente forum panamazzonico hanno fatto un minuto di silenzio per ricordarlo - racconta - Credo che Carlo sia diventato oggi un simbolo importante ei tanti uccisi che nel mondo non vengono ricordati e che non hanno nome". E, infine, una nota polemica: "Stamattina (ieri per chi legge
-ndr) - osserva - c'è stato un convegno di altissimo livello in Provincia ma non c'era nessuno che rappresentasse la città: credo che non sia un bel segnale per una città che l'anno prossimo sarà Capitale europea della cultura".

L'AMAREZZA DELL'ASSOCIAZIONE

"Rapido "904" né una sede né una lapide"
Chiudere definitivamente l'Associazione feriti e familiari vittime della strage del rapido 904, del 23 dicembre 1984. E' la proposta provocatoria che farà Antonio Calabrò se, dopo le mancate risposte del Comune di Napoli, anche quello di Milano risponderà picche alle richieste della sua associazione. Il treno rapido 904 che quel 23 dicembre 1984 partì da Napoli, infatti, era diretto a Milano, dove, però, non arrivò mai, perché
il suo viaggio fu fermato da una bomba fatta esplodere sotto la galleria di San Benedetto, in Val di Sambro, che provocò 15 morti e centinaia di feriti, alcuni morti anni dopo.
"Noi da 18 anni chiediamo una lapide, per ricordare quella strage, nella stazione centrale di Napoli e non l'abbiamo ottenuta - spiega - così non abbiamo ottenuto una sede per la nostra associazione. Noi che muoviamo acque torbide non otteniamo niente. La risposta delle istituzioni è nella
loro assenza". E allora se Napoli non risponde, Calabrò proverà a bussare a Milano: "Se nemmeno Milano ci darà una risposta io proporrò di mettere definitivamente i sigilli all'associazione, impedendo che chiunque possa utilizzare in futuro il suo nome". E a dimostrazione della scarsa sensibilità delle istituzioni, Calabrò ricorda anche un altro episodio, del
giugno scorso: una conferenza stampa convocata per presentare una proposta di legge che riguarda le vittime delle stragi, alla quale erano state invitate decine di parlamentari, e alla quale, invece, parteciparono solo un senatore e il collaboratore di un parlamentare.

UN MILIARDO E 300 MILIONI ANCORA SENZ'ACQUA
"Ecco tutte le bugie degli "Otto Grandi""
"E' una bugia, come si è ampiamente visto, che i vertici come il G8 sono organizzati per affrontare i problemi del mondo". A due anni dal vertice dei Grandi a Genova nel luglio 2001, Giorgio Riolo, presidente dell'associazione Punto Rosso-Forum mondiale delle alternative, traccia un bilancio delle "promesse disattese " dai più potenti Governi del pianeta e sul "fallimento della globalizzazione neoliberista . Riolo ha preso parte ieri a Genova al convegno "Il movimento e la società civile mondiale come costruttori di pace e giustizia", in apertura della settimana di incontri e dibattiti che culminerà nella manifestazione di domenica 20 luglio in ricordo di Carlo Giuliani e per rivendicare "giustizia e verità sui fatti di Genova. Ai lavori hanno partecipato rappresentanti del Forum mondiale
come Jayan Nayar, che ha presentato il progetto di un nuovo diritto internazionale dei popoli, e il brasiliano Josè Luiz De Roio. "Nessuno dei problemi del pianeta è stato affrontato dai Grandi - sottolinea Riolo -. Dopo il G8 di Genova, anzichè minori diseguaglianze, inanziamenti politiche a favore dei Paesi poveri, abbiamo avuto uerre e un peggioramento generale delle condizioni di vita di milioni di abitanti. Basti pensare che oggi un miliardo 300 milioni di persone nel pianeta non ha accesso
all'acqua potabile. Molti di oro impiegano ore, giorni per arocacciare acqua che noi occidentali non berremmo mai. La prima causa di morte, oltre le malattie cardiovascolari e l'obesità di noi occidentali, sono le malattie intestinali provocate da acqua infetta ". "L' 8 luglio scorso - ha aggiunto Del Roio - l'Onu ha presentato l bilancio del mondo con dati che costituiscono una vera e propria lapide sul modello di economia neoliberista: negli ultimi 10 anni, 54 paesi hanno visto abbassarsi il loro reddito, in 34 nazioni le aspettative di vita sono diminuite fortemente mentre in 21 paesi è aumentata la fame. Questo è il segno del fallimento della globalizzazione neoliberista".

Fonte: Punto Rosso

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