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Dormire poco ci infiamma
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Foto: Unsplash.com
“Ciao, hai dormito?”. Una domanda che è spesso la prima del mattino, un po’ come quell’unica domanda d’amore di Elsa Morante, “Hai mangiato?”. Un altro modo di dire ti voglio bene, per me tu sei importante ed è importante sapere come stai, se il tuo corpo prima di ogni altra cosa è pronto a sorreggerti e accompagnarti dentro un nuovo giorno. Eppure la risposta non è sempre quella che vorremmo sentire. Sempre più frequentemente le persone dormono male: insonnia, incubi, crisi d’ansia, riposo insufficiente e di scarsa qualità. È un problema? Sì. E non principalmente perché ci ritroviamo rintronati durante il giorno, assenti, affaticati, disattenti, semplicemente stanchi.
L’insonnia cronica è un problema principalmente perché intacca le cellule del sistema immunitario e può indurre disordini infiammatori e malattie cardiovascolari. Lo sostiene uno studio della Icahn School of Medicine del Monte Sinai. Più specificamente, perdere sonno in maniera consistente e costante (e per perdere sonno si intende almeno un’ora e mezzo ogni notte) aumenta i potenziali rischi legati alla salute.
La ricerca, pubblicata lo scorso settembre sulla rivista Journal of Experimental Medicine, è la prima a mostrare come il sonno alteri la struttura del DNA dentro le cellule staminali che producono i globuli bianchi, con un possibile impatto a lungo termine che provoca infiammazioni e contribuisce allo sviluppo di patologie infiammatorie. Le cellule immunitarie combattono le infezioni, ma se il numero di queste cellule aumenta in maniera sproporzionata si innesca un’iper-reattività che causa appunto infiammazioni: effetti che, recuperando nelle ore o nei giorni successivi il sonno perduto, non sembrano però essere reversibili.
Il professor Filip Swirski, Direttore del Centro per le ricerche cardiovascolari della Icahn University e autore dello studio, conferma: “Con questa ricerca abbiamo puntato a identificare i meccanismi che collegano il sonno e la salute del sistema immunitario nel lungo periodo. E i risultati hanno dimostrato come negli umani e nei topi un sonno irregolare e turbato ha una profonda influenza sulla programmazione delle cellule immunitarie e sul loro lavoro, causando una perdita significativa dei loro effetti protettivi e peggiorando la possibilità o la stessa insorgenza di infezioni. Effetti che purtroppo hanno conseguenze di lunga durata.”
Uno studio che mette in evidenza l’importanza per gli adulti di dormire dalle 7 alle 8 ore al giorno per contribuire alla prevenzione delle infiammazioni e delle malattie, a maggior ragione per coloro che versano già in condizioni di fragilità. La ricerca ha infatti monitorato 14 adulti in salute, prima durante un sonno regolare di 8 ore ogni notte, per 6 settimane. In un secondo momento, lo stesso gruppo ha ridotto il sonno di 90 minuti ogni notte, per altre 6 settimane: a conclusione di questo periodo, i ricercatori hanno analizzato i parametri del sangue e delle cellule del sistema immunitario. Tutti i partecipanti avevano subito significativi cambiamenti nelle cellule – note anche come cellule ematopoietiche – dovuti alla mancanza di sonno, che ha provocato anche l’alterazione della struttura del DNA.
I ricercatori hanno ricavato anche dei modelli di sonno dall’analisi comparata sui topi, prima lasciati dormire indisturbati e poi con un sonno frammentato e poi ancora con un sonno ininterrotto. Su un totale di 26 settimane di raccolta di campioni, i risultati hanno confermato quelli emersi dal gruppo di ricerca umano: aumento delle cellule del sistema immunitario e riprogrammazione degli impulsi elettrici che, pur con il periodo di recupero del sonno, è risultata irreversibile, mantenendo la produzione di globuli bianchi alterata e aumentata e rendendo i topi più soggetti allo sviluppo di infiammazioni e malattie.
Insomma, dormire male non fa bene e lo sappiamo anche senza essere a conoscenza dei risultati di ricerche che ce lo confermano: siamo più suscettibili, deboli, assenti, abbiamo difficoltà a concentrarci e siamo meno presenti, anche a livello emotivo, nelle nostre attività. Adesso sappiamo anche che gli effetti di un sonno frammentato e irregolare, anche dopo settimane in cui ci sembra di recuperare il sonno perduto, non si annullano. Sappiamo anche che le nostre vite insistono con una pressione spesso esagerata sulla nostra capacità di resistenza e resilienza. E forse è proprio da lì che dovremmo cominciare a rivedere le nostre emozioni e le nostre priorità, da quelle ore di veglia in cui raccogliamo condizioni di stress superiori alle nostre possibilità di gestirlo, salvo poi scaricarlo durante la notte in un sonno che non porta ristoro.
Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.