Dopo 100 anni torna Lenin, ma stavolta in Ecuador

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In Ecuador nel 2017 vivono 418 mila persone affette da una disabilitá, circa il 2,5% della popolazione (16,5 milioni di abitanti). Tra queste la disabilitá piú rilevante risulta la fisico motoria, di cui soffre il 47%, seguita da quella intellettiva, 22%, uditiva, 13% e visiva, 12%. Questi sono i dati registrati dal Ministero della Sanitá, che peró potrebbero non cogliere pienamente l’ampiezza del problema, pur offrendo buoni spunti di riflessione. Infatti, ben altra rilevanza hanno i dati forniti dall’INEC, l’Istituto Nazionale di Statistica e Censimento, secondo il quale le persone con una ridotta capacitá d’interazione sono 816 mila, pari al 4,9% della popolazione ecuadoriana (in Italia sono circa il 6,7%), dei quali il 60% risiede in zone rurali, tradizionalmente meno servite da servizi di assistenza sociale. Tralasciando la precisione dei dati, la preoccupazione rimane nei confronti di una fetta consistente di Ecuadoriani che spesso sembra ancora invisibile agli occhi della collettività.

Uno di loro si chiama Lenin Moreno, ed é il nuovo Presidente della Repubblica Ecuadoriana, vincitore del ballottaggio tenutosi il 2 aprile scorso, tra le mille contestazioni. Moreno perse la mobilitá degli arti inferiori nel 1998, quando, vittima di un furto, ricevette uno sparo di pistola a bruciapelo. Superato il lento e doloroso recupero, si trasformó in un motivatore professionale e sociale, promuovendo messaggi di solidarietá e teorie umoristiche attraverso libri e partecipazioni a conferenze internazionali. Spulciando tra le tante cariche ricoperte, Moreno é stato Presidente della Direzione Nazionale delle Disabilitá (DND), e fu prescelto Presidente del Comitato per l’Eliminazione di tutte le Forme di Discriminazione contro la Disabilitá (CEDDIS), referente all’Organizzazione degli Stati Americani (OEA). Ma soprattutto, fu designato – nel dicembre 2013 – Inviato Speciale sulla Disabilitá e Accessibilitá dal Segretario Generale delle Nazioni Unite (ONU) Ban Ki-moon, il quale accolse felicemente il suo impegno a favore delle persone disabili. Mandato che rinnovó in due occasioni, fino a settembre 2016, quando maturó la decisione di candidarsi alle elezioni presidenziali come successore di Raphael Correa. Moreno é ormai riconosciuto come un promotore e difensore dei diritti delle persone con disabilitá. E lui ricambia ottenendo fondi per la costruzione di 100 case con tecnologia antisismica per altrettante persone disabili (e famiglie) vittime del devastante terremoto dell’aprile 2016.

In passato vi é stata poca responsabilitá dello Stato Ecuadoriano per la cura delle persone disabili, che fondamentalmente considerava come soggetti destinatari di beneficienza e caritá, una questione che non ha mai rappresentato un’urgenza e che delegava alle organizzazioni non-profit. Con la sottoscrizione della Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità nel 2007 e la creazione della Nuova Costituzione nel 2008, essi divennero “un gruppo di attenzione prioritaria e specializzata, titolari di diritti come parte della diversitá umana”. Nel periodo 2007-2013, grazie al forte impulso della Vicepresidenza (lo stesso Moreno), si riusci a calamitare maggiormente l’opinione pubblica sulle tematiche delle persone disabili, e si promossero, tra gli altri, due importanti programmi solidari: il Manuela Espejo e il Joaquin Gallegos Lara. Per il primo, volto a individuare e proporre le cure possibili per tutte le persone con disabilità in Ecuador, si realizzarono quasi 1,3 milioni di visite domiciliari, identificando circa 300 mila persone con disabilitá, distribuite nelle 24 province del paese. Come risposta si attivarono progetti nazionali che apportarono aiuti tecnici (equipaggiamento, macchinari, etc.), opportunitá d’impiego, potenziamento del settore educativo e abitazioni idonee alle rispettive famiglie. Il secondo fu previsto per fornire un assegno di supporto a persone con gravi disabilità in modo da assicurargli la costante presenza di un accompagnatore nello svolgimento delle attivitá quotidiane. Solo nel 2015 si investirono un totale di USD 67 milioni per trasferire l’assegno a quasi 23 mila persone. Inoltre si avviarono programmi nelle scuole di protezione sociale e prevenzione per la diagnosi precoce di disabilitá tra i piú giovani.

Tutto ció avvalla il ruolo importante del governo Correa nel sostegno alla comunitá disabile. Un’altra misura da salvare si riferisce alla Legge Organica sulla Disabilitá del 2012, la quale dispose che tutte le società con più di 25 dipendenti devono obbligatoriamente assumere persone disabili per un equivalente del 4% del loro libro paga. La stessa legge introduceva il “Carnet de Discapacidad” per accedere a benefici aggiuntivi, come prezzi convenzionali su acquisti e importazioni di beni, o la clausola di rimborso dell’IVA per determinati consumi. A corollario, nel 2014 si stabilí che il Consiglio Nazionale per l’Uguaglianza della Disabilità (CONADIS) fosse l'organo preposto a garantire l’osservanza di queste leggi e diritti, e formulare nuove politiche pubbliche in difesa della categoria.

Grazie a queste iniziative, presentate all’interno del documento emblematico “Década de las Discapacidades”, l’Ecuador ha innegabilmente fatto passi in avanti nell’inclusione di persone spesso escluse. Purtroppo, peró, non basta avere un quadro legale sulla disabilitá per áttaccare il problema. Lo si deve implementare, diffondere capillarmente sul territorio e vigilare che si rispetti. Si deve lavorare sulla cultura, sulla coscienza della societá civile, appianare i pregiudizi e far capire che l’atto di pianificare un edificio idoneo a un disabile ha molto piú senso, oltre che essere piú conveniente, di un suo successivo adattamento. É comune sentir dire: “perché dovrei adeguare il mio hotel se qui non vengono mai disabili?”, quando il ragionamento corretto dovrebbe essere capovolto.

L’Ecuador, se da un lato non é etichettabile come un paese del terzo mondo, é similmente vero che non lo si puó accostare ai paesi Europei in termini di welfare e assistenza sociale. Vivendoci mi accorgo che qui non esistono ancora efficaci politiche di emancipazione dei disabili; non ci sono le infrastrutture, pubbliche o private, che possano agevolare la loro mobilitá, specialmente nelle aree rurali; non vi é traccia significativa nel movimento filogovernativo di Economia Popolare e Solidaria (EPS) di cooperative sociali che ne favoriscano l’inserimento lavorativo, o semplicemente il diritto all’intrattenimento. I fondi stanziati sono ancora troppo pochi, di fronte a un fenomeno in perenne crescita. I dati storici sugli investimenti pubblici in disabilitá sono piuttosto angoscianti: nel 2015 si sono spesi 184 milioni di dollari (circa 225 dollari per abitante con disabilitá), ben 212 volte la spesa che si allocava prima del 2007, ossia il vuoto. La spesa é in costante aumento, ma ancora insufficiente se confrontata con paesi occidentali (in Italia si spendono circa 3 mila euro per abitante con disabilitá). Ma qui d’altronde ci pensa lo Stato, con evidenti lacune.

Sebastian, operatore turistico di Quito, paraplegico da un paio di anni, ammette che la situazione sia migliorata con questo governo, ma c’é ancora tantissimo da fare. “C’é poca conoscenza del nostro mondo, non si comprende per esempio l’importanza dell’inclinazione di una rampa, il grado d’apertura di una porta. Ci sono tanti palazzi pubblici, addirittura universitá, non accessibili ai disabili.” Altra magagna sono i trasporti, totalmente sprovveduti di installazioni agevolative: “Io ho la fortuna di avere una macchina, ma molta gente non se la puó permettere, e gli spostamenti diventano davvero complicati”. Salvo qualche rara eccezione, la conformazione delle cittá ecuadoriane é tutt’altro che amichevole in questo senso. Siamo in un paese in via di sviluppo: giá molte strade e marciapiedi (quando esistono) sono di difficile accesso a automobili e pedoni, figuriamoci a disabili. Per non parlare dei villaggi al di fuori dei capolouoghi o delle province piú povere. Urge la necessitá di una completa riqualificazione nella progettazione urbana, che rispetti e coinvolga maggiormente il disabile, ma sono ancora utopie; essendo il paese in crisi, le cose presumibilmente non cambieranno con una legislatura. Alla domanda su quale prioritá dovrebbe concentrarsi il prossimo governo non ha esitazioni: “Naturalmente ci auguriamo sempre dotazioni di maggior qualitá che migliorino la nostra mobilitá. Tuttavia, si deve pensare anche all’aspetto psicologico, e magari proporre dei luoghi d’aggregazione per la comunitá disabile, impianti sportivi, centri dove ci si possa distrarre e praticare attivitá al di fuori del contesto familiare.”

Molti disabili vedono in Lenin Moreno un modello ispiratore, uno stimolo in piú per provarci e lottare per diritti fino a pochi anni fa impercettibili. Lui di promesse ne ha giá fatte tante. Vedremo se saprá onorare il voto di persone come Sebastian o se, nell’entusiasmo del nuovo governo, si dimenticherá della sua stessa storia, che in campagna elettorale ha pubblicizzato con tanta enfasi.

Marco Grisenti

Laureato in Economia e Analisi Finanziaria, dal 2014 lavoro nel settore della finanza sostenibile con un occhio di riguardo per l'America Latina, che mi ha accolto per tanti anni. Ho collaborato con ONG attive nella microfinanza e nell’imprenditorialità sociale, ho spaziato in vari ruoli all'interno di società di consulenza e banche etiche, fino ad approdare a fondi d'investimento specializzati nell’impact investing. In una costante ricerca di risposte e soluzioni ai tanti problemi che affliggono il Sud del mondo, e non solo. Il viaggio - il partire senza sapere quando si torna, e verso quale nuova "casa" - è stato il fedele complice di anni tanto spensierati quanto impegnati, che mi hanno permesso di abbattere barriere fuori e dentro di me, assaporare panorami, odori e melodie di luoghi altrimenti ancora lontani, appagare una curiositá senza fine. Credo in un mondo più sano, equilibrato ed inclusivo, dove si possa valorizzare il diverso. Per Unimondo cerco di trasmettere, senza filtri, la veritá e la sensibilità che incontro e assimilo sul mio sentiero.

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