Don Luigi Ciotti: i principi della finanza etica contro la mafia

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Don Luigi Ciotti ha concluso con il suo intervento la giornata della finanza etica. Il suo discorso ha ricordato la storia drammatica della presenza mafiosa sul nostro territorio che però grazie alla determinazione del "Consorzio Sviluppo e Legalità" promosso dalla prefettura di Palermo, ha visto realizzarsi un piano d'impresa nel settore agro-biologico proprio sui terreni confiscati alla mafia.

Don Ciotti inizia il suo racconto alla strage di Portella della Ginestra del 1945: cosa nostra, i potenti - era il primo maggio, 11 morti, 60 feriti. Si scoprirà che il capo di cosa nostra era il primario dell'ospedale di Corleone, prof. Navarro. E si scopre dove erano spariti 200 ettari di terra, accaparrati dalla mafia. L'anno dopo improvvisamente sparisce Placido Rizzotto, presidente della camera del lavoro, a Corleone. Giunge un giovane capitano dei carabinieri per indagare - è Dalla Chiesa, che ammazzeranno anni dopo. Suo successore sarà Pio la Torre, un giovane sindacalista - che verrà anche lui ucciso anni dopo, dopo aver proposto una legge - oggi effettiva grazie al milione di voti raccolti dalla società civile - per il sequestro dei beni dei mafiosi.

Il sogno di Placido Rizzotto era di realizzare delle cooperative di produzione in quella terra recuperata, per dare dignità alle persone. Dopo tanti anni siamo riusciti a realizzare il sogno coltivato da Placido Rizzotto - annuncia don Ciotti - a far partire cioè quelle cooperative (la prima prende il nome Rizzotto-LiberaTerra). In questi giorni andrà in vendita la pasta biologica Libera Terra, che ha un alto valore simbolico. Stiamo facendo partire altre cooperative su altri beni confiscati (cosa che manda in bestia i mafiosi e altri potenti) ma nei giorni della formazione molti non si sono fatti vedere: siamo andati a trovarli, hanno fatto così con le mani, come dire, non chiedetemi: è tornata la paura. Il giorno della mietitura, non è arrivata la macchina: stessa storia, la persona incaricata ha allargato le braccia. Ma nonostante questo, il sogno da coltivare è possibile.

Una mattina a Catanzaro siamo andati con dei giovani pieni di voglia di uscire dall'incubo della paura mafiosa, in una delle terre confiscate dall'andragheta che aveva degli olivi bellissimi, secolari, - e abbiamo scoperto che avevano tagliato con la motosega tutti gli ulivi.

I segnali sono difficili, ma dobbiamo andare avanti a sostenerli - e un sostegno è stato importante e possibile anche grazie a Banca Etica. Dal '92 i beni confiscati valutati e consegnati sono valutati intorno ai 1000 miliardi di lire. Questo giro di danaro ha sempre avuto delle coperture dalla banche, degli occhiolini furbi e astuti.

Ma c'è un'amara realtà: c'è chi vuole fare cassa in Italia - e due riunioni sono già state fatte: per rivendere i beni confiscati per fare cassa e non darli alla società. Così però si restituiscono ai mafiosi. Abbiamo scoperto di nuove cooperative fatte da mafiosi che reclutano nei paesi giovani assetati di lavoro, con la complicità di enti pubblici - perché è tutto "formalmente" legale, ma questo è un modo per far ritornare nelle mani dei mafiosi quei terreni così difficilmente recuperati.

Fonte: Unimondo

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