Disarmare la finanza

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Foto: Unsplash.com

“Servono più armi, dobbiamo produrne di più come abbiamo fatto con i vaccini”, aveva detto ad ottobre la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, Detto fatto. Martedì scorso la Commissione ha presentato la “Strategia europea per l’industria della difesa” (Edis). Il programma prevede lo stanziamento di 1,5 miliardi di euro entro il 2025 per costruire la “prontezza della difesa europea”. Se i governi dei 27 approveranno la proposta per la prima volta si profila la possibilità di acquisto congiunto europeo di armamenti operato direttamente dalla Commissione per conto degli Stati membri. “Proprio come abbiamo fatto con grande successo coi vaccini” aveva anticipato von der Leyen. Armi come se fossero vaccini: del resto il contrasto alla pandemia Covid-19 non era stato descritto come una guerra?

Finanziamenti che andranno ad arricchire ulteriormente le aziende europee produttrici di sistemi militari. Dall’invasione russa dell’Ucraina hanno segnato una costante crescita in borsa. A cominciare dalla britannica BAE Systems che ha visto un exploit incredibile con quotazioni cresciute di oltre il 30 percento. Incalzata dall’italiana Leonardo (ex Finmeccanica che comprende Oto Melara, Agusta Westland e Alenia Aermacchi) le cui azioni nel 2023 hanno raggiunto un simile incremento a seguito proprio della guerra in Ucraina. Lo stesso anche gli altri colossi europei degli armamenti come la tedesca Rheinmetall, le francesi Dassault e Thales, il principale produttore europeo di missili MBDA e finanche la svedese Saab, produttrice dei caccia Gripen.

Nessuno ne parla ma c’è anche un’altra finanza che cresce. A differenza di quella militare non fa affari sui bombardamenti, sulle guerre e sui morti, ma sullo sviluppo davvero sostenibile, sull’economia verde e – sfidando tutti – anche sul disarmo. E’ la finanza etica. Settanta banche e istituzioni finanziarie che operano in tutto il mondo per promuovere un’economia di pace, rispettosa dell’ambiente e delle persone si sono radunate la scorsa settimana a Padova per l’incontro annuale dell’Alleanza globale delle banche valoriali (Global Alliance for Banking on Values – GABV) accolte da Banca Etica e da Etica Sgr, la società di gestione del risparmio che propone solo fondi d’investimento responsabili escludendo tutte le aziende che producono armi. Nel 2009 era solo un piccolo network che contava una decina di società con un patrimonio complessivo di poco più di 14 miliardi di dollari: oggi è una rete che amministra 210 miliardi, con 80mila lavoratori occupati e 60 milioni di clienti in tutto il mondo. “Disarmare è un dovere morale” (papa Francesco). Disarmare si deve. Non solo: si può!

Da Lavocedelpopolo.it

Giorgio Beretta

Analista del commercio internazionale e nazionale di sistemi militari e di armi comuni. Svolge la sua attività di ricerca per l’Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di sicurezza e difesa (Opal) di Brescia e collabora con la Rete Pace e Disarmo. Ha pubblicato diversi studi, oltre che per l’Osservatorio Opal, anche per l’Osservatorio sul commercio delle armi (Oscar) di Ires Toscana (Istituto di ricerche economiche e sociali) della Cgil di Firenze, per l’Annuario geopolitico della pace di Venezia e numerosi contributi, anche sul rapporto tra finanza e armamenti, per diverse riviste e quotidiani nazionali. 

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