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Diritto d'asilo: una questione di civiltà
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Negli ultimi dieci anni i flussi migratori verso l'Europa e l'Italia sono aumentati e si sono diversificati. E' diventato difficile distinguere fra migrazioni di carattere politico e di carattere economico. A fronte di questo incremento e di questa diversificazione, invece di trattare in modo solidale la complessità migratoria, "i singoli stati hanno favorito lo sviluppo di una sindrome da invasione".
Queste le parole del prof. Pugliese, Direttore IRPPS-CNR l'Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali, intervenuto al convegno organizzato da Medici senza frontiere nell'ambito di Civitas 2003.
"Lo stesso atteggiamento di chiusura - continua Pugliese- colpisce i rifugiati, ai quali viene reso spesso assai difficile ottenere il riconoscimento del diritto di asilo. Vi è infatti una presunzione di malafede che si ritiene accompagni le loro richieste". I richiedenti asilo vengono dapprima bloccati alle frontiere e poi se riescono ad entrare le loro domande di asilo vengono sottoposte ad un'istruttoria molto rigida.
"Le ragioni che spingono un individuo a lasciare il proprio paese per chiedere asilo in Italia- rileva Andrea Accardi, di Medici Senza Frontiere, Responsabile della Campagna Diritto d'Asilo - sono cambiate rispetto al passato: oggi le persecuzioni che stanno a fondamento della richiesta di asilo non sono solo di tipo politico, ma dipendono anche da altre ragioni di carattere religioso o etnico. I singoli stati non si sono adeguati a questi cambiamenti riconoscendo principalmente il diritto di chi è perseguitato per ragioni politiche rispetto a chi è soggetto a persecuzioni di altra natura".
"L'Italia, denuncia Accardi, nonostante abbia ratificato la convenzione di Ginevra del 1951 non ha ancora provveduto a darsi una legge che regoli il diritto d'asilo. Infatti, i due articoli che sono stati inseriti nella recente legge Bossi-Fini hanno più che altro lo scopo di diminuire la fruizione del diritto stesso". Il trattenimento nei centri di identificazione, la creazione delle commissioni territoriali che sostituiscono la Commissione centrale per il riconoscimento del diritto d'asilo e le procedure
previste per il riesame e i ricorsi contro i dinieghi rilevano chiaramente una volontà statale che mira a ridurre la portata della Convenzione di Ginevra del 1951 piuttosto che ampliarla.