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Debito: vertice per un altro mondo
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"Il G8 non è un'istituzione legittima puntualizza Gustave Massiah, presidente del Crid, una delle associazioni francesi che hanno organizzato il "Vertice per un altro mondo"(Annemasse, 29-31/5), durante la grande manifestazione contro le guerre e le politiche globali che le causano del 1° giugno, tra Annemasse e Ginevra, indirizzata al vicino Summit dei paesi più industrializzati (Evian, Francia, 1-3/6) . Il G8 deve quindi dissolversi. Ma ciascuno dei dirigenti,
legittimamente eletti, dei paesi del G8 ha responsabilità sulla situazione del mondo. Ad essi diciamo che alle loro politiche catastrofiche ci sono alternative non utopiche, portate da un largo movimento della società civile e condivise dall'opinione pubblica mondiale".
Proprio nel segno della sfida e apertura sui contenuti era iniziato l'affollato vertice di Annemasse ("I leader del G8 diceva il direttore di Greenpeace-Francia Bruno Rebelle portino pure propost e idee, ma purché inserite in un quadro internazionale legittimo, come quello dell'Onu"), e col
grido "ho fatto un sogno per un mondo di fraternità". Ci si radunava in un grande complesso intitolato proprio a Martin Luther King, il leader nero americano ucciso nel 1968.
Nell'elaborare un'alternativa possibile di sviluppo e democrazia mondiale, il movimento in crescita affianca sempre più la protesta con la proposta; e questo proprio quando la crisi del sistema liberista è più profonda, come prova l'arroccamento sulla guerra e su un'idea di sviluppo obsoleta e perniciosa.
Annemasse ha cercato di approfondire proposte già in fase di verifica nelle lotte ed esperienze dei popoli; e di riproporle a una pubblica opinione sempre più attenta e invitando all'ascolto i grandi mass media. La cui miopia o interesse se preferiamo li porta, anche in questi giorni, a dare le luci
della ribalta alla violenza di pochi irresponsabili, "rompivetrine e dirigenti politici che cercano di criminalizzarci taglia corto Massiah . Ma la forza del movimento andrà nella giusta direzione, per dimostrare autonomia ed essere propositivo".
Il programma è stato completato dal concerto del 31 sera "Per un'altro mondo cancella il debito" (con la partecipazione di Manu Chao, oltre che di artisti dal Sud del mondo che hanno realizzato un cd sul tema) e dauna veglia di fuochi attorno al lago di Ginevra; per finire il 1° giugno con la manifestazione nonviolenta transfrontaliera. Le tavole rotonde hanno affrontato temi che vanno dal Nepad (Piano africano di sviluppo per il continente) alle tasse mondiali per lo sviluppo, dal debito al commercio, dall'aids alle armi, dall'acqua alla lotta al terrorismo, dalla responsabilità per l'ambiente agli
effetti della globalizzazione alle regole per una nuova governance internazionale. Il tutto in una prospettiva etica di alternativa al sistema neoliberista basata sui diritti umani e sulla partecipazione democratica.
Tre le novità più importanti. Innanzitutto, l'accento sulla legalità internazionale. A partire dall'illegittimità del G8 stesso e della risoluzione delle Nazioni Unite che legittima l'occupazione dell'Iraq ("Viola la stessa Carta dell'Onu", ha provato il giurista argentino Alejandro Teitelbaum),
all'aumento di violazioni di diritti umani con la scusa della lotta al terrorismo, all'opposizione Usa alle decisioni dell'Organizzazione mondiale del commercio per medicine per l'aids a basso costo per i paesi poveri, all'accusa di genocidio alle Istituzioni finanziarie internazionali (IFI) per le loro
politiche di aggiustamento strutturale che causano morte e danni umani, sociali e ambientali (secondo il giurista praguayano Hugo Riz, "in caso di conflitto dello statuto delle IFI con la Carta del'Onu, quest'ultima prevale"). Per Eric Toussant, del CADTM (Comitato per l'annullamento del debito del Terzo mondo), l'impunità deve finire ed è urgente far giudicare multinazionali, funzionari IFI e governi, a Sud come nel Nord; così a fatto l'avvocato sudafricano Charles
Abrahams: "Abbiamo portato davanti alla Corte le multinazionali complici dell'apartheid. Dal Sud del mondo dobbiamo perseguire la strada del diritto internazionale che offre spazi possibili".
Poi c'è la novità che viene dall'amministrazione Usa, che ha dichiarato che l'odioso perché contratto da regimi non democratici senza consultare il popolo che deve pagarlo debito iracheno deve essere cancellato. Il vertice rilancia:
"Anche il nuovo debito provocato dalle spese per la guerra e dalla programmata ricostruzione, che Bush intende pagare col petrolio iracheno, è odioso nemmeno l'attuale regime è legittimo e il popolo iracheno ha diritto di essere risarcito per i danni subiti. Inoltre, ciò che è vero per l'Iraq lo è per molti
paesi, come Nigeria, Filippine ed altri".
Infine, è stata fondamentale la presenza di relatori dal Sud, per quantità e qualità di contributi, come la sfida dell'indiana Shalmali Gutal: "La politica delle IFI è decisa dai governi ricchi a nome dei cittadini: tocca alla società civile del Nord mobilitarsi per cambiare le regole". L'Africa, in una vivace
tavola rotonda, ha posto due questioni fondamentali. La prima sul tanto declamato Nepad: parte dall'idea di vendere bene l'Africa all'estero, per attirare investimenti, e la sua filosofia è neoliberista. Ma non va bloccato; è possibile rimodellarlo in maniera più partecipativa e secondo le esigenze degli africani, cercare vie alternative per il finanziamento. Infine il debito, che non solo va immediatamente annullato, "ma va visto nel contesto di 500 anni di storia di colonialismo, schiavitù e, oggi, nuove dominazioni afferma l'ivoriana Solange Koné . Questo significa risarcimento, per i danni del passato e per quelli di oggi".
Tutte sfide ai temi che il G8 ha in agenda. Intanto, ad Evian, "le organizzazioni della società civile non sono state ammesse" (Sergio Marelli, presidente dell'Associazione delle ong italiane) e "ai giornalisti che volevano fare domande pertinenti alle roboanti dichiarazioni di Berlusconi sugli
interventi italiani per l'Africa è stata negata la parola"(Nicoletta Dentico, portavoce di MSF-Italia); il G8 approva il 1° piano di attuazione del Nepad, senza curarsi del problema di governance posto da un club di potenti, per quanto allargato, che non rende conto a nessuno. I capi di stati africani (sei, invitati con altri sei paesi del Sud e con la Svizzera) hanno parlato di continente con poche possibilità e del peso del debito, dei sussidi dei paesi ricchi all'agricoltura e di neo-colonialismo: problemi reali, ma quanto confrontati con la realtà della società civile africana?
Risuonano, però, anche voci discordi. Lula, presidente del Brasile, ringrazia per l'invito, ma dice che è l'ora di iniziare piuttosto un dialogo Sud-Sud. E Kofi Anan, segretario generale Onu, nel richiamare il G8 al rispetto gli impegni già presi, sembra riecheggiare la sfida di Annemasse: "Cancelli il
debito e mantenga le promesse di una cooperazione allo sviluppo basata sul soddisfacimento dei bisogni-diritti fondamentali di tutti".
Barsella Gino,
Annemasse, 31 maggio 2003.
Fonte: Campagna Sdebitarsi