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Debito comune europeo?
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Foto: Unsplash.com
È molto probabile che sia necessario rendere strutturale l’indebitamento comune europeo, garantito congiuntamente dai paesi membri in ottica solidaristica, per finanziare investimenti in ricerca, transizione ecologica e welfare. Il dibattito sul debito è vecchio, ma ne abbiamo fatto esperienza col Next Generation Eu e ora con ReArm Europe. Una disamina sullo stato dell’arte.
Serve fare debito comune europeo. Il dibattito è antico ed è tornato alla ribalta prima col Covid e ora con il riarmo. Le tesi a favore dovrebbero mirare soprattutto su tre punti: 1) il debito comune va reso strutturale, 2) va usato per fare investimenti, 3) gli investimenti devono servire ad accrescere il benessere diffuso. Cioè, sostanzialmente, fare debito comune europeo serve per finanziare welfare, ricerca scientifica e transizione ecologica. Il dibattito dovrebbe piuttosto focalizzarsi su altri due aspetti: se il debito comune debba sostituire o integrare i debiti nazionali, e con quali garanzie e responsabilità condivise.
L’economia è una scienza sociale: non lavora con grandezze quantitative come fanno la fisica, la chimica o la biologia, ma con il denaro. Che tutto è tranne che una grandezza come la massa, l’energia o la velocità. Il denaro è sostanzialmente attribuzione di valore, e questo non può che avvenire secondo convenzioni sociali, norme e comportamenti. È una specifica che va fatta, perché spesso, soprattutto in un certo tipo di pensiero, gli economisti sembrano avere a che fare con delle palline da biliardo invece che con esseri umani, che tra l’altro si comportano spesso e volentieri in modo irrazionale. La ricerca in campo economico, anche se si sta sempre più “matematizzando”, resta comunque colma di assunti e ragionamenti intrisi di contenuto politico e, per questo, opinabili.
Cos’è il debito pubblico
Innanzitutto, serve capire che il debito dello stato non è come il debito dei privati cittadini o delle aziende. Lo stato può indebitarsi e continuare a farlo senza per questo fallire, il discrimine sta nel modo in cui si spendono i soldi presi a debito. E già questo è un esempio lampante di come il denaro non sia come la materia fisica: se non c’è, si può “evocare” dal nulla – più o meno temporaneamente – senza che questo, per altro, comporti una materializzazione di lingotti d’oro nelle riserve auree del paese. Gli economisti ci perdonino la provocazione.
Per inciso, la quantità di moneta circolante non corrisponde più col valore delle riserve d’oro nazionali dal 1971 grazie allo Smithsonian Agreement. La funzione delle riserve auree serve più che altro come garanzia di solidità di un paese (l’Italia è il 4° paese al mondo per riserve d’oro, con 2452 tonnellate per un valore a fine 2024 di circa 198 miliardi di euro).
Quando un paese ha più uscite che entrate, cioè fa più spesa pubblica di quanto non incassi con il gettito fiscale, è in deficit (valore annuo) e va quindi a incrementare il proprio debito pubblico (valore cumulato). Tutti i paesi del mondo sono indebitati e i debiti sovrani nazionali sono tendenzialmente in crescita dal 1950. Ancora, avere un alto debito pubblico non significa necessariamente avvicinarsi al default: il Giappone, per esempio, ha un debito pubblico enorme, anche maggiore della Grecia che invece ha dichiarato il default varie volte...