"Davos è il passato, il futuro è a Porto Alegre"

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"Voi continuate a dire che il problema é in Africa. Ma il problema va cercato fuori dall'Africa, mentre la soluzione non pu㳀 che venire dall'Africa." Ha le idee molto chiare Aminata Traore, ex ministro della cultura del Mali rispondendo a George Soros nel collegamento in diretta satellitare (trasmesso dalla rete brasiliana TVE) che mette a confronto le tesi di Porto Alegre con quelle di Davos. Solo su una cosa sembrano d'accordo i rappresentanti dei due Forum: avviare un dialogo é veramente difficile. Da una parte rappresentanti delle Nazioni Unite e delle imprese, dall'altra movimenti sociali e organizzazioni non governative per lo sviluppo sostenibile.

Per superare gli scambi di accuse, Bernard Cassen, fra gli organizzatori del WSF, rivolge a Davos una proposta semplice: "perché non fate circolare fra i vostri colleghi una petizione per introdurre la Tobin Tax e abolire i paradisi fiscali e vediamo quanti la firmano?". Dall'altra parte glissano volentieri e ricordano gli sforzi delle Nazioni Unite attraverso il coinvolgimento delle imprese multinazionali (il cosiddetto "Global Compact") per ridurre la disoccupazione e la povertá. Non si lascia per㳀 intimidire Walden Bello (professore di sociologia ed esponente del Focus on the Global South): "Non siamo certo qui per farci dare lezioni. Sono piuttosto le Nazioni Unite a dover chiarire che tipo di leadership propongono ai cittadini del mondo, mentre interloquiscono con le imprese e voltano le spalle ai movimenti sociali. Non dimentichiamo che Davos produce le sue ricette da 30 anni e da allora la povertá é aumentata enormemente. E'ora di dire che a livello internazionale siamo nelle mani di istituzioni giurassiche".

Ma non sono mancati scambi ben più duri con Trevor Ngwane (Soweto) e una rappresentante delle Madri di Plaza de Mayo che hanno qualificato i partecipanti a Davos come nemici e responsabili di genocidio con le loro politiche neoliberiste. Dal canto loro, i consiglieri delle Nazioni Unite John Ruggie e Mark Malloch a Davos hanno ribadito il ruolo delle istituzioni internazionali nel promuovere politiche di sviluppo. "Qui non si accetta pietá", é stata la risposta di Rafael Alegria, leader equadoregno di Via Campesina, "non basta dire di voler combattere la povertá, bisogna cominciare a ridistribuire la ricchezza e ad attuare le riforme agrarie".

di Unimondo

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