Dal “povero” del sud del mondo alle Nazioni unite: insieme per i diritti

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Molti studiosi cercano di descrivere la situazione del mondo contemporaneo. Tutti concordano che questi anni sono segnati da un pericoloso disequilibrio internazionale in cui non esiste una nazione egemone. Primeggiano senza dubbio gli Stati Uniti che mantengono un vantaggio sostanziale dal punto di vista militare, economico e tecnologico. Si è visto però come la crisi finanziaria globale (che poi si è tradotta in una stagnazione da cui non siamo ancora usciti) abbia influito pesantemente sulla stessa politica statunitense, cancellando i sogni del “nuovo secolo americano” che tanti danni hanno fatto. Piano piano la Cina continua la sua avanzata, mentre il Giappone dimentica la sua costituzione pacifista.

Dal punto di vista militare la supremazia è assoluta: ma cosa serve una potenza distruttrice assoluta a fronte di feroci conflitti come quello in Siria oppure in situazioni caotiche (vedi Libia, Afghanistan, Iraq) causate proprio dallo stesso occidente? Forza militare che non serve neppure in Ucraina. Nuovi protagonisti si affacciano. Basta poco. Con grande spregiudicatezza si interviene autonomamente, senza alcun mandato internazionale, in scenari bellici che, per ora, si stanno allargando. Cosa dire alla Russia di Putin che interviene a tutelare i propri interessi in Siria? Le potenze democratiche non hanno fatto altrettanto? Se le Nazioni Unite non sono più la cornice almeno ideale in cui si cercano di risolvere le guerre, tutto è possibile.

Nell’era atomica non si può replicare il cosiddetto “equilibrio di potenza” che aveva garantito, tra il 1870 e il 1914, anni di pace all’Europa (sfociati comunque in una guerra terribile). L’equilibrio diventa disequilibrio, la terza Guerra mondiale combattuta “a pezzi”, come detto da Papa Francesco, è già una realtà.

Un altro fenomeno che denota la perdita di autorevolezza dell’Onu è senza dubbio l’utilizzo indiscriminato dei droni. Penso che tutto sia partito dai cosiddetti “omicidi mirati” di cui Israele fa uso in maniera massiccia. In guerra, si dirà, occorre eleminare il nemico. Ma la situazione di guerra si è allargata sempre di più. Per definizione il terrorismo è ovunque. Quindi si può colpire ovunque: dal Pakistan allo Yemen alla Libia, ai narco trafficanti (che a loro volta utilizzano già i droni, e le Farc pure i droni marini). E tutti possono colpire. Nessuna autorità riesce a fermare questa abitudinaria azione di guerra. I confini sono infatti caduti. Non si può proteggersi con i muri.

Passando dal livello globale a quello piccolo, domestico, quotidiano delle nostre vite, emerge uno scarto che crea frustrazione e disillusione. Sempre papa Francesco nella visita in Bolivia del 9 luglio scorso si era chiesto rivolgendosi a una folla di “poveri”: “Che cosa posso fare io artigiano, venditore ambulante, trasportatore, lavoratore escluso se non ho nemmeno i diritti dei lavoratori? Che cosa posso fare io contadina, indigeno, pescatore che appena appena posso resistere all’asservimento delle grandi imprese? Che cosa può fare questo studente, questo giovane, questo militante, questo missionario, che calca quartieri e luoghi con un cuore pieno di sogni ma quasi nessuna soluzione ai suoi problemi?”. Il Papa rispondeva che si può fare molto puntando su “alternative creative nella ricerca quotidiana” di quei diritti rappresentati dalle tre “t” (tierra, techo, trabajo, cioè terra, casa, lavoro).

Ognuno potrebbe aggiungere altre lettere, “A” come ambiente, “P” come pace… In una riflessione Raniero La Valle legava il discorso del Papa ai “poveri” con quello tenuto davanti all’assemblea generale delle Nazioni unite incentrato proprio sul tema del diritto, fondato sul concetto di “limitazione” del potere. “Dare a ciascuno il suo, secondo la definizione classica di giustizia, significa che nessun individuo o gruppo umano si può considerare onnipotente, autorizzato a calpestare la dignità e i diritti delle altre persone singole o dei gruppi sociali”. Di qui la necessità della “creazione di un sistema giuridico di regolamentazione”.

Si comprende allora che l’azione concreta di chiunque si prenda cura del futuro dell’umanità sia esso un campesinos o un governante dovrebbe ragionare secondo due poli: la situazione concreta con il soddisfacimento dei diritti primari (creare “capacità” come direbbe Amartya Sen) e la cornice giuridica su cui fondare questi diritti, una cornice che oggi non può non essere globale.

Credo che la conferenza internazionale dell’International peace bureau, dal titolo “Percorsi di pace”, in programma a Padova il 23-25 ottobre 2015, abbia ben presente questo scenario. La campagna per il disarmo nucleare si accompagna a una riflessione sul ruolo delle Nazioni Unite. Nella due giorni padovana, che vede anche la collaborazione di Fondazione Fontana, si parlerà anche di ambiente e dell’azione “dal basso” che gli enti locali e i movimenti di base possono svolgere per favorire il diffondersi della cultura della pace. Beati costruttori di paceRete italiana per il disarmoBanca Etica, il Centro Diritti Umani dell’Università di Padova, il Coordinamento Nazionale enti Locali per la pace e i diritti umani, la Tavola della pace, il Tavolo della paceFondazione Fontana e World Social Agenda - presenti al tavolo Pace e Pianeta (“Peace and Planet”) - credono che ci sia ancora spazio per la trasgressione “dal pensiero lineare e dalla logica estrattiva dello sfruttamento che porta al collasso ecologico e sociale” verso “il pensiero circolare della legge del ritorno, della reciprocità e della rigenerazione”.

In questa occasione Unimondo dedicherà tutta la settimana a questi temi. Anche la corretta informazione è necessaria per continuare a lavorare per un futuro fatto di diritti sempre più universalmente diffusi.

Piergiorgio Cattani

Nato a Trento il 24 maggio 1976. Laureato in Lettere Moderne (1999) e poi in Filosofia e linguaggi della modernità (2005) presso l’Università degli studi di Trento, lavora come giornalista e libero professionista. Scrive su quotidiani e riviste locali e nazionali. Ha iniziato a collaborare con Fondazione Fontana Onlus nel 2010. Dal 2013 al 2020 è stato il direttore del portale Unimondo, un progetto editoriale di Fondazione Fontana. Attivo nel mondo del volontariato, della politica e della cultura è stato presidente di "Futura" e dell’ “Associazione Oscar Romero”. Ha scritto numerosi saggi su tematiche filosofiche, religiose, etiche e politiche ed è autore di libri inerenti ai suoi molti campi di interesse. Ci ha lasciati l'8 novembre 2020.

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