www.unimondo.org/Notizie/Da-Quito-a-Bogota-dove-viaggia-il-diritto-alla-citta-161070
Da Quito a Bogotà: dove viaggia il “diritto alla città”
Notizie
Stampa
Venerdi 21 ottobre l’Università Nazionale della Colombia ha ospitato il seminario internazionale “Hábitat III FollowUp” che ha raccolto numerosi esperti provenienti dalla Conferenza ONU Habitat III di Quito (17-20 ottobre), avvenuta subito dopo la Conferenza Mondiale dei Sindaci (12-15 ottobre) a Bogota’. Si traccia un bilancio dell’adozione del “diritto alla città” nel manifesto approvato a Quito, considerando il concetto di Diritto alla Città come il risultato di una lotta dal basso, durata decenni, che consiste nel diritto di tutti gli abitanti, presenti e futuri, temporanei e permanenti, di usare, occupare e creare città, villaggi e insediamenti equi, inclusivi e sostenibili, intesi come beni comuni essenziali per una vita dignitosa. Habitat III costituisce una base per la costruzione di una partnership mondiale utile a combattere le disuguaglianze e favorire uno sviluppo più sostenibile, accomunando le autorità nazionali, regionali e soprattutto locali. Il successo di questo documento, basato più di altri sull’azione immediata, dipenderà adesso dalla collaborazione e dalle reali intenzioni di tutte le parti interessate, a tutti i livelli.
Come accade spesso per questi vertici dell’Onu, la città di Quito era blindata, con il quartiere Marsical, dove si trova la Casa della Cultura Ecuatoriana, sede super protetta della conferenza, controllato da un imponente spiegamento di polizia.
Preferisco avventurarmi nel mercato popolare di San Roque tra colori e culture ancestrali di popoli indigeni e contadini dove si tiene la Conferenza Alternativa promossa dall’Università FLACSO, qui ascolto il famoso geografo britannico David Harley che spiega: “l diritto alla città di cui ci parla Henri Lefebvre non esprime semplicemente la rivendicazione di bisogni essenziali. Esso si configura piuttosto come una qualità specifica dell’urbano, che comprende l’accesso alle risorse della città e la possibilità di sperimentare una vita urbana alternativa. “Il diritto alla città – scrive infatti Lefebvre nel libro Diritto alla Citta (Casa editrice Ombre Corte, 2014) – si presenta come forma superiore dei diritti, come diritto alla libertà, all’individualizzazione nella socializzazione, all’habitat e all’abitare. Il diritto all’opera (all’attività partecipante) e il diritto alla fruizione (ben diverso dal diritto alla proprietà) sono impliciti nel diritto alla città”. Tale diritto passa perciò attraverso la rottura del dispositivo della consuetudine, del quotidiano, della routine come elemento di controllo e omologazione, e implica una riappropriazione di tempi e spazi del vivere urbano; in altre parole, una ristrutturazione delle relazioni sociali, politiche ed economiche a partire da un drastico cambiamento nell’arena decisionale. “Il nostro principale compito politico, suggerisce Lefebvre, consiste allora nell’immaginare e ricostituire un modello di città completamente diverso dall’orribile mostro che il capitale globale e urbano produce incessantemente. Ma tutto ciò non può accadere senza la creazione di un forte movimento anticapitalista il cui principale obiettivo consista nella trasformazione della vita quotidiana nella città”, conclude David Harvey.
Come Unimondo abbiamo dedicato un articolo alla conferenza di Quito ma è interessante capire come le istanze dell’Onu si concretizzino per davvero nelle città. Bogotà per esempio è una megalopoli di oltre 8 milioni di abitanti che si estende ai piedi dei massicci di Monserrate e del Cerro de Guadalupe, in piena Cordillera Oriental, sospesi a 2.600 metri sul livello del mare – le gravi diseguaglianze sociale segnano duramente il paesaggio. Si passa dalle aree verdi e ricche della zona Nord, piena di uffici, edifici lussuosi e grandi parchi, ai vialoni-avenida dell’ampia periferia Sud, sui quali si ammassano migliaia di baracche di mattoni costruite in modo confuso e nevrotico, figlie della cementificazione selvaggia degli anni '70.
Queste periferie estreme di Ciudad Bolivar, Patio Bonito, Bosa, Usme soffrono un’altra versione dell’apartheid sudafricano, non segregazione razziale ma abitativa-spaziale, qui si definisce la segregazione della “stratificazione”. In Colombia la Costituzione prevede 6 strati sociali. I primi tre, (1-3) hanno entrate modestissime e ricevono sussidi statali. Gli strati 5-6 sono i più ricchi e dovrebbero pagare imposte più alte. Lo strato 4 è espressione della media borghesia – se ha senso utilizzare questo termine a Bogotà – e non riceve sussidi, né paga sovrattasse. Si viene classificati in base al luogo di residenza e non in base allo stipendio o alla dichiarazione dei redditi. Così gli strati 1-3 sono una sorta di ghetti con pessime condizioni abitative, di salute ed educazione pubblica. Lo ha denunciato direttamente Roberto Lippi, Direttore di ONU Habitat Colombia (di origine umbra).
In queste periferie marginali dominate dalla violenze delle mafie e dei gruppi armati illegali si comprende la gravitá di questo caos globale:“Circa 1 miliardo di persone (su una popolazione mondiale stimata di 7,4 miliardi) vive in alloggi indegni, le ineguaglianze sono ancora molto marcate'”, sottolinea a Quito il direttore esecutivo di ONU Habitat, il barcellonese Joan Clos. Secondo le stime dell'ONU, il 56% della popolazione mondiale, nel 2015, vive in un ambito urbano. Nel 2050 il 70% della popolazione mondiale vivrà nelle città, mentre all'inizio del secolo era solo il 10%. Ci si continua ad interrogare sulla relazione tra diritti dell'uomo e pianificazione urbanistica, tra potere di agire dei cittadini e le trasformazioni urbane. La partecipazione è un aspetto che qualifica e caratterizza gli spazi e le culture delle città.
Poco prima del vertice di Quito, il 12 ottobre a Bogotà si è tenuto il V Summit della rete mondiale degli enti locali e regionali (CGLU) alla presenza di centinaia di amministratori locali e regionali provenienti dai cinque continenti. Il presidente della Colombia Juan Manuel Santos, il Sindaco Bogotá Enrique Penalosa ed il Presidente della CGLU Kadir Topbas (Sindaco di Istanbul) hanno presieduto la cerimonia di apertura. Il Segretario generale delle Nazioni Unite, intervenuto attraverso un messaggio video, si è congratulato con i partecipanti “per questo storico incontro che si svolge in prossimità dell'adozione della nuova Agenda Urbana”. Ban Ki-Moon ha sottolineato “il ruolo fondamentale dei governi locali, enti vitali per assicurare che le politiche a tutti i livelli soddisfino le domande e le esigenze delle comunità". Nel suo discorso, Juan Manuel Santos (che recentemente ha ricevuto il premio Nobel per la pace) ha affermato che "la sfida dello sviluppo urbano è quella di conciliare inclusione urbanistica, investimenti sociali, comunità e recupero dello spazio pubblico."
Nel corso della sessione si è parlato anche dell'importanza della mobilitazione dei cittadini per rafforzare i governi locali e della parità di genere per la costruzione della trasparenza della democrazia locale. Il sindaco di Diyarbakir (città del sudest della Turchia, situata lungo le sponde del fiume Tigri, e capoluogo della provincia omonima), Gültan Kisanak, per esempio, ha spiegato l’importanza nella sua città sia del ruolo delle assemblee dei cittadini che delle donne amministratrici per promuovere la democrazia locale.
Commenta i due incontri Marisa Glave, parlamentare del Frente Amplio, sociologa di 35 anni (vedi la mia video intervista) “Il manifesto di Quito riconosce per la prima volta il diritto alla citta’, frutto della mobilitazione popolare di settori storicamente esclusi come le donne, i giovani, i disoccupati ma anche l’infanzia lavotrice e di strada”. Marisa Glave fa riferimento al 40* Anniversario del MANTHOC di Lima (Unimondo ha sempre tenuto aggiornato il dibattito sul lavoro minorile) che lotta per il lavoro dei bambini in condizioni dignitose e cita Tania Pariona, ex bambina lavoratorice e oggi parlamentare di sinistra eletta nell’aprile scorso a soli 32 anni...
Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in America Latina dove vi risiede dal 2001.