Costituzione UE: appello al movimento per la pace e i diritti

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La Convenzione permanente di donne contro le guerre lancia un appello per esprime la propria insoddisfazione della Carta costituzionale europea e per rilanciare cambiamenti e proposte che tutto il movimento per la pace dovrebbe sostenere.

L'incontro governativo di Salonicco ha ratificato la bozza di Trattato costituzionale approntata dalla Convenzione appositamente nominata un anno e mezzo fa.
Esprimiamo la nostra profonda insoddisfazione e la nostra radicale critica sia per il modo con cui se ne discute sia per il merito.
Il metodo innanzitutto: la Convenzione ha operato lontano dal movimento, dalla societa' civile, dalle associazioni, dai soggetti singoli e collettivi, dalle donne e dagli uomini che da anni si occupano con riflessioni e pratiche del ruolo dell'Europa; le "consultazioni" sono state puramente formali.
Nel merito, e sulle questioni piu' importanti:
- la pace: l'accenno generico alla pace come valore e' semplicemente inutile. In nome della pace si fanno le guerre, si bombarda, si uccide. Quindi e' il ripudio della guerra che dovrebbe essere scritto nella Costituzione. Inoltre la nominazione della pace viene contraddetta da una corsa agli armamenti; per il "miglioramento delle capacita' militari dei
paesi membri" e' prevista una Agenzia militare, "Agenzia europea per gli armamenti e la ricerca strategica".
- La politica della sicurezza e della difesa: l'Europa risulta una
cittadella chiusa e recintata, organizzata per prevenire le "emergenze" della popolazione migrante ("situazione di emergenza caratterizzata da un afflusso improvviso di cittadini di paesi terzi"). Nei confronti dei paesi terzi sono previste solo una cooperazione di mercato e missioni armate di tipo coloniale, come sta avvenendo per l'Iraq.
- Il lavoro: il diritto di lavorare (previsto nella Carta di Nizza) e' altra cosa dal diritto al lavoro; inoltre le condizioni di lavoro vengono subordinate agli interessi delle imprese e alle compatibilita' del mercato.
- La soggettivita' femminile e' confinata ad un articoletto che parla di pari opportunita' e accenna all'equivalente europeo delle azioni positive. Il linguaggio, che parla di "diritti dell'uomo", e' rigorosamente monosessuato al maschile, con buona pace delle donne parlamentari che componevano la Convenzione. Porteremo queste nostre critiche in tutti i luoghi in cui si parlera' di Europa, in particolare a Genova e a S. Denis.
*
Chiediamo che tutto il movimento faccia proprie queste critiche e, in opposizione a questo trattato, sviluppi vere e proprie pratiche di contestazione puntuale per:
- All'art. 3 della prima parte (obiettivi dell'Unione) punto 1 si dice:
"l'Unione si prefigge di promuovere la pace". Noi proponiamo "L'Unione e' fondata sul ripudio della guerra".
- Vanno modificati radicalmente gli articoli riguardanti la "politica di sicurezza e di difesa comune" (art. 40, prima parte, e altri), e va avviata una politica di disarmo.
- Vanno modificati gli artt. 41 e 42 (della prima parte) riguardanti le disposizioni particolari per l'istituzione dello spazio di liberta', sicurezza e giustizia, e la "clausola di solidarieta'", e va invece proposta una politica di accoglienza dei/delle migranti come "riconoscimento" di diritti di cittadinanza nel senso pieno del termine, nonche' il diritto di
asilo per chi e' sottoposto/a a violazioni dei diritti politici, civili,
sessuali con particolare riferimento ai diritti riproduttivi femminili e alla libera determinazione dell'orientamento sessuale.
- L'affermazione di una cittadinanza universale sessuata, che tenga conto delle riflessioni che la soggettivita' politica delle donne, costituitasi sulla critica al patriarcato, ha in questi lunghi decenni rivolto all'equivalenza cittadino = soldato e cittadino = lavoratore in produzione; una cittadinanza che si ispiri alla decostruzione femminista di ogni struttura verticistico/militaristica e di ogni concezione produttivistica ed economicistica del lavoro e della vita (come quelle che determinano periferie di umanita'), nonche' della relazione tra tempo di lavoro e tempo di vita.

Fonte: Il paese delle donne

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