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Costa d'Avorio: guerra finita, ma continui attacchi contro i civili
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Medici Senza Frontiere (MSF) denuncia un rapido aumento della violenza contro i civili nella zona intorno a Bangolo, la "zona cuscinetto" soppressa la scorsa settimana tra le parti in conflitto nella Costa d'Avorio: zona che si estendeva dal confine con la Liberia nell'ovest alla frontiera con il Ghana nell'est, sotto la responsabilità delle forze di peacekeeping delle Nazioni Unite e di truppe francesi, conosciute insieme sotto il nome di "forze imparziali". Nell'ambito di un piano di pace recentemente approvato la zona sta venendo disarmata e le forze imparziali hanno ridotto le loro attività e la loro presenza.
Il 16 aprile scorso, il presidente ivoriano Laurent Gbagbo ha dichiarato che "la guerra civile è finita" ed è cominciato lo smantellamento della zona-cuscinetto che, dal 2003, separa la zona governativa meridionale dal nord del Paese, controllato dai ribelli. La guerra civile, scoppiata nel settembre 2002, ha provocato almeno 4.000 vittime.
Dal 16 aprile in poi, l'equipe di MSF a Bangolo ha però registrato attacchi quasi quotidiani contro le persone che vivono nella "zona di confidenza", così come contro quanti dovevano attraversare la zona. Gli assalti ai piccoli bus, le rapine, gli assassini e gli stupri hanno raggiunto un livello allarmante. "La situazione della sicurezza nell'area attorno a Bangolo era già deteriorata da due anni a questa parte, come abbiamo visto nel corso del nostro lavoro qui e documentato attraverso una raccolta di testimonianze", afferma Stephan Goetghbuer, direttore delle operazioni di MSF, che ha visitato la "zona di confidenza" la scorsa settimana. "Questo nonostante la presenza delle forze imparziali che cercavano di mantenere un minimo livello di pace e sicurezza. Adesso queste forze vengono dislocate altrove, e le persone che vivono in quest'area sono, al momento, indifese".
Gruppi di banditi armati stanno moltiplicando i loro attacchi in questa zona e stanno imponendo una legge del terrore. La maggior parte degli attacchi avvengono lungo la strada principale tra Man e Duékoué. I veicoli, i minibus e le bici, sono fermati da uomini armati, spesso vengono sparati dei colpi di arma da fuoco, dopo di che i beni delle persone vengono rubati. In molte occasioni le donne vengono stuprate nel corso dell'attacco: le equipe di MSF hanno ricevuto sei donne stuprate questo mese e temono che altre semplicemente non arrivino all'ospedale. Nemmeno la città di Bangolo è al sicuro, poiché gli attacchi avvengono durante la notte. Parte della popolazione sta fuggendo dalle loro case e si nascondono nel bosco o cercano protezione durante la notte nell'ospedale sostenuto da MSF, dove da gennaio di quest'anno sono stati curati oltre 30 feriti da arma da fuoco.
L'annunciato dispiegamento delle forze di sicurezza ivoriane nella "zona di confidenza" non fornisce alcun sollievo in una zona dove le ondate di violenza erano già parte della vita quotidiana e dove oggi il vuoto di potere può anche provocare un peggioramento della situazione. "Mentre l'ottimismo accompagna il progresso politico in Costa d'Avorio, le persone in questa zona sono sempre più vittime del banditismo, che non è mai stato fermato" - conclude Goetghbuer.
"Lo smantellamento della zona-cuscinetto è stato uno dei primi provvedimenti decisi dalla nuova coppia Gbagbo-Soro, leader delle Fn e nuovo premier in seguito agli accordi di pace siglati lo scorso 4 marzo a Ouagadougou. Al di là della valenza simbolica del gesto, che fa tornare la Costa d'Avorio un Paese unito, sono numerosi gli interrogativi senza risposta" - segnalava Peacereporter nei giorni scorsi. Pochi giorni fa l'Onu aveva fatto sapere che una riduzione del contingente non era nei programmi. Diverso il discorso per i militari francesi, presenti nel Paese grazie a un accordo di cooperazione militare tra Parigi e le autorità ivoriane. Una riduzione del contingente è possibile, ma la forza aerea francese dovrebbe rimanere al suo posto per dare una mano a monitorare il processo di pace soprattutto nella sua fase iniziale" - segnalava sempre Peacereporter nei giorni scorsi.
Il mese scorso Amnesty International ha denunciato l'orripilante dimensione della violenza sessuale contro le donne e le bambine praticata nel conflitto nella Costa d'Avorio. "Centinaia, se non migliaia, di donne e bambine sono state e continuano a essere vittime di massicci e, talvolta, sistematici stupri, commessi da svariati protagonisti del conflitto" - si legge nel rapporto di Amnesty. [GB]