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Cosa unisce Meloni e Trump
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Foto: Unsplash.com
Quinn Slobodian sostiene che le nuove ideologie reazionarie sono lo strano prodotto della fine della Guerra fredda: considerano la democrazia una minaccia allo sviluppo economico.
Quinn Slobodian è ormai considerato uno dei più acuti storici intellettuali del neoliberismo. In libri come Globalists. La fine dell’impero e la nascita del neoliberalismo e Il capitalismo della frammentazione. Gli integralisti del mercato e il sogno di un mondo senza democrazia, descrive il neoliberismo come un’ideologia la cui caratteristica essenziale consiste nel proteggere il capitale dalle conseguenze negative della democrazia.
Nel suo ultimo libro, Hayek’s Bastards: Race, Gold, IQ, and the Capitalism of the Far Right, scrive che l’ascesa della destra contemporanea – sia nelle sue varianti tecno-libertarie che in quelle più autoritarie – non può essere compresa senza considerare la svolta degli anni Novanta dei pensatori neoliberisti verso la natura e la scienza come baluardo contro le richieste di giustizia sociale e di azioni positive. Spiega come questo «darwinismo sociale», sconfinando a volte in un vero e proprio «pensiero apocalittico», si celi dietro diversi esponenti dell’internazionale reazionaria, dal discepolo di Murray Rothbard, Javier Milei, al partito tedesco Alternative für Deutschland (AfD).
Volevo iniziare chiedendoti di descrivere in sintesi il concept del libro. In diversi punti, ne sottolinei il carattere controintuitivo. Ad esempio, descrivi il rapporto della nuova destra con il neoliberismo non come «reazione negativa», ma come «reazione frontale». Analogamente, nella conclusione del libro, dipingi un personaggio come Milei non come un «disertore», ma come un «tifoso» del neoliberismo. In che misura è appropriato definire il libro una genealogia del presente? Quali stereotipi cercavi di dissipare?
Credo che il libro volesse essere un correttivo a questa narrazione, diventata molto comune dopo il 2016 con Donald Trump e la Brexit, in base all quale l’estrema destra veniva considerata una risposta e una critica agli eccessi della globalizzazione neoliberista. Il presupposto era che questi attori dell’estrema destra cercassero una qualche forma di protezione sociale o di protezione delle popolazioni dalle dinamiche competitive. Ma il mio libro dimostra che molti dei leader di spicco dell’estrema destra sono in realtà capitalisti radicalizzati che cercano di accelerare quelle stesse dinamiche di competizione e rivalità in un modo nuovo.
Il contesto che considero è la fine della Guerra fredda. Con la fine del socialismo di Stato, si temeva che il nemico avesse cambiato forma e volto, perché neoliberisti e conservatori sentivano ancora l’esistenza di un grande Stato, le rivendicazioni di giustizia sociale erano ancora forti e i progressisti non erano morti con l’Unione sovietica. Così, dagli anni Novanta in poi, la destra, sia nel campo neoliberista che in quello più conservatore, ha iniziato a concentrarsi su nuovi nemici, tra cui femministe, antirazzisti e ambientalisti. Gran parte della stranezza del momento attuale, in cui la destra è ossessionata dal marxismo culturale e dalla coscienza consapevole, credo derivi da questa trasformazione successiva alla caduta del Muro di Berlino.
Dunque, perché nel titolo parli dei bastardi di Hayek?
È indicativo del fatto che alcuni dei principali intellettuali di cui parlo nel libro erano membri del movimento intellettuale neoliberista organizzato. Facevano parte di un gruppo relativamente piccolo di persone che si riuniva regolarmente nella Mont Pelerin Society per discutere i diversi modi in cui il capitalismo avrebbe dovuto essere difeso dai suoi sfidanti, inclusa la democrazia.
Lo stesso Friedrich Hayek aveva una comprensione in continua evoluzione della natura umana e dei mercati. Molte delle persone di cui parlo nel libro hanno semplicemente portato le sue idee a un livello superiore. L’evoluzione culturale si è trasformata in evoluzione biologica. I tratti di mercato all’interno delle popolazioni si sono trasformati in concetti di intelligenza innata, deficit e scienza razziale. Quindi sono bastardi nel senso che intellettualmente sono figli di Hayek, ma penso che lo stiano interpretando male e stiano portando il suo lavoro dove lui stesso non l’avrebbe portato...