Copenhagen flop

Stampa

La più importante, partecipata, disorganizzata conferenza delle Nazioni Unite non è riuscita a dare al mondo la risposta che si aspettava per fermare i cambiamenti climatici. Dopo due settimane di discussione con l’intervento di 120 tra Capi di Stato e di Governo, la distanza tra le posizioni dei diversi paesi si è rivelata alla fine incolmabile sui punti più delicati di trattativa. E solo nelle ultime ore si è scongiurata una rottura completa delle trattative che avrebbe riportato la discussione indietro di 20 anni.

L’accordo uscito dalla Conferenza di Copenhagen non è la risposta che serve alla crisi climatica: gli impegni di riduzione sono solo volontari e su base nazionale, ed è tutto rinviato per quanto riguarda lo stabilire metodi di controllo e verifica di tali riduzioni e le scadenze precise per la sottoscrizione di un trattato internazionale.

Eppure mai il mondo era stato così vicino a un accordo internazionale che avrebbe permesso di superare il Protocollo di Kyoto nel fissare nuovi e più ambiziosi obiettivi per tutti i paesi e nel sostegno finanziario agli interventi di mitigazione e adattamento nei Paesi poveri sia nel breve che nel medio periodo.

Tutte queste decisioni sono rinviate, si spera al prossimo vertice di Bonn con la speranza di affrontare e risolvere finalmente i punti più delicati. Nel frattempo però il cambiamento climatico non si ferma, anzi obbliga a lavorare con ancora maggiore impegno per arrivare finalmente a un accordo vincolante che spinga le soluzioni capaci di dare risposte per i cittadini delle diverse parti del pianeta.

Ma la Conferenza di Copenhagen sarà ricordata anche per altri due motivi.

Il primo è il salto di scala delle questioni ambientali. Attraverso la chiave del clima sono state come mai nella storia al centro dell'agenda politica internazionale, con un dibattito che ha visto tutti i Governi presentarsi alla Conferenza con obiettivi e politiche nazionali per la riduzione delle emissioni.

Il secondo è la straordinaria partecipazione della società civile internazionale alla Conferenza: oltre 35mila persone che hanno raggiunto la capitale danese, una variegata partecipazione di organizzazioni ambientaliste e sociali dalle più diverse parti del mondo che ha promosso centinaia di appuntamenti e iniziative, e che però sono stati tenuti proprio negli ultimi e più decisivi giorni fuori dal vertice.

Dobbiamo ripartire da qui come Legambiente per guardare alla situazione italiana, per capire come far uscire il nostro Paese dall’incredibile isolamento nel modo in cui elude la questione climatica confermato anche dall’atteggiamento avuto dal Governo durante il vertice. Per farlo dovremo lavorare con ancora maggiore impegno per mostrare come questa direzione di rotta sia nell'interesse dell’Italia e dei suoi cittadini, oltre che un'occasione per muovere un cambiamento che può aiutarci a uscire dalla crisi e guardare con più ottimismo al futuro.

Edoardo Zanchini (Segreteria nazionale di Legambiente)
Fonte: La Nuova Ecologia

Ultime notizie

Attacco alla Global Sumud Flotilla: droni, bombe sonore e spray urticanti in acque internazionali

24 Settembre 2025
La Global Sumud Flotilla, missione umanitaria internazionale diretta a Gaza, è stata oggetto di una serie di attacchi. (Giacomo Cioni)

Dossier - Materie prime critiche (5)

24 Settembre 2025
Una transizione ecologica giusta ed equa è realizzabile solo ponendo i diritti umani al centro e superando i tradizionali modelli. (Rita Cantalino)

Cambiare fa bene!

23 Settembre 2025
La novità sarà grossa e importante: www.atlanteguerre.it si fonderà con www.unimondo.org. (Raffaele Crocco)

Blocchiamo tutto!

22 Settembre 2025
Con lo sciopero generale di oggi, al quale come testata aderiamo, l'Italia intera si ferma per Gaza.

Fumetti per la Pace, ecco il concorso Peace is Pop!

21 Settembre 2025
Atlante delle guerre e dei conflitti del Mondo, insieme al Piccolo Museo del Giocattolo, lanciano il contest "Peace is Pop! Fumetti per la Pace".

Video

Serbia, arriva a Bruxelles la maratona di protesta di studenti per crollo alla stazione di Novi Sad