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Congresso della Confederazione Sindacale Internazionale: dalla crisi alla giustizia globale
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“Abbiamo vari messaggi chiari da dare: Adesso le persone! No alle misure di austerità! Si al lavoro! Si all'imposta sulle transazioni finanziarie!”. Sono questi i messaggi che arrivano da Vancouver, dove si è appena chiuso il secondo Congresso Mondiale della Confederazione Sindacale Internazionale (International Trade Union Confederation - ITUC) dopo alcuni giorni di riunioni e dibattiti sul futuro e sulle strategie da adottare per i prossimi quattro anni, quella che emerge è la necessità di una giustizia globale, adesso.
Lo slogan del Congresso è stato “ Adesso le persone! Dalla crisi alla giustizia globale”, che ha dato il titolo anche al documento guida (in .pdf) dell'incontro, presentato dal Segretario Generale uscente della CSI Guy Ryder, il quale ha dichiarato che la crisi economica attuale ci sta portando a una dicotomia drammatica: “o democrazia o dittatura dei mercati”. Ryder ha fatto una riflessione sui drammatici cambiamenti che hanno avuto luogo dalla creazione della CSI nel 2006 ad oggi: Ognuno di voi, nel proprio paese sta vivendo le conseguenze della prima crisi sistematica dell'economia globale”. Crisi economica e finanziaria dove 34 milioni di lavoratori e lavoratrici hanno perso il proprio lavoro e 64 milioni sono passati alla condizione di estrema povertà.
Delegati sindacali - in rappresentanza di 312 organizzazioni sparse in 156 paesi per un totale di circa 176 milioni di lavoratori di tutto il mondo - leaders della società civile, ma anche grossi nomi delle organizzazioni internazionali accusate di essere responsabili della crisi, hanno alternato i loro interventi in questi giorni al Vancouver Convention Centre. I primi a proporre soluzioni per una uscita rapida dalla crisi che metta al primo posto le persone, garantendo un lavoro dignitoso per tutti e l'accesso ai servizi che anche la globalizzazione ha contribuito a creare ma non a distribuire equamente, i secondi invece a ribadire proposte che mirano solo a salvare un sistema ormai al collasso, sicuramente uno spaccato di quello che sarà ribadito proprio questi giorni durante il G8 di Huntsville e il G20 di Toronto.
Sei sono i punti fondamentali messi in evidenza nel documento base: lavoro dignitoso per tutti; giustizia e equità nel mercato e nel lavoro; regole finanziarie; un futuro sostenibile con basse emissioni di carbonio; un nuovo modello di sviluppo; una differente governance della globalizzazione. Nella seconda parte si esaminano poi quelle che sono le azioni da intraprendere per raggiungere questi obiettivi, come una migliore cooperazione tra le varie organizzazioni del movimento sindacale internazionale, la mobilitazione dei propri membri sulle questioni chiave a livello internazionale, l'incorporazione delle istanze sindacali internazionali anche nella vita sindacale nazionale, la costruzione di capacità attraverso la cooperazione allo sviluppo e l'educazione, essere solidali in questioni concrete e lavorare con alleati del panorama politico e della società civile.
La richiesta più importante e largamente condivisa di questo appuntamento internazionale è quella di una seria riforma del sistema finanziario e la proposta più interessante, peraltro non affatto nuova, ma mai presa in seria considerazione delle istituzioni finanziare e che oggi vede uniti sindacati, gran parte delle organizzazioni della società civile ma anche qualche forza politica è quella di una tassazione sulle transazioni finanziarie. Anche Poul Nyrup Rasmussen, Presidente del Partito Socialista Europeo ed ex Primo Ministro Danese, ha parlato di un lavoro congiunto che sindacati e forze politiche progressiste dovrebbero intraprendere per ottenere risultati concreti, l'esempio della richiesta di un'imposta sulle transazioni finanziare è quella che già trova molti d'accordo.
Molti ma non tutti. Dominique Strauss-Kahn, Direttore Generlae del Fondo Monetario Internazionale parla di una tassa sui profitti, cosa ben diversa dall'imposta sulle transazioni, liquidando la differenza come un “detteglio tecnico” e ha concentrato invece il suo intervento sull'impatto positivo delle politiche di stimolo economico per prevenire una recessione ancora più profonda. Sulla stessa linea d'onda Pasqual Lamy Direttore Generale dell'Organizzazione Mondiale per il Commercio che ha parlato della crisi come di un problema di regolamentazione dei mercati.
La Direttrice del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP) Helen Clark invece, ha parlato della necessità di una riforma sostanziale della finanza e ha proposto Patto Globale per l'Occupazione (in.pdf) dell'Organizzazione Mondiale per il Lavoro (ILO) come strada che i paese dovrebbero seguire per ristablire gli indici di impiego e apoggiare un lavoro dignitoso. Kari Tapiola, Direttore Esecutivo dell'ILO ha espresso la sua preoccupazione perchè negli ultimi mesi in numerosi paesi non si è data molta attenzione al ruolo del lavoro nelle varie manovre fiscali: “Dal nostro punto di vista non ci può essere nessuna ripresa se non c'è una ripresa del lavoro”.
Un'azione congiunta appare sempre più necessaria anche perchè sono sempre più numerosi quei paesi che stanno adottando delle misure per uscire dalla crisi che sembrano fare dei passi indietro anzichè avanti anche in merito alle conquiste sindacali raggiunte finora, come ha denunciato Cándido Méndez, Segretario Generale della Central Sindical Española Unión General de Trabajadores (UGT). Mendez ha detto che le misure che l'Unione europea sta prendendo per uscire dalla crisi “sono ingiuste sproporzionate, antisociali. I tagli ai salari, alle pensioni, alle prestazioni sociali, agli investimenti pubblici non faranno che aumentare ulteriormente l'ingiusta distribuzione del reddito e comporteranno un freno alla crescita economica ", ha aggiunto il segretario.
Molti delegati si sono mostrati preoccupati anche perchè nell'agenda del G20 di Toronto non sembra esserci nessuno spazio per le questioni sociali, nè che per quelle che riguardano il lavoro. “Vogliamo che i governi del G20 aumentino gli stimoli economici per creare più posti di lavoro. I 34 milioni di lavoratori e lavoratrici che hanno perso il loro impiego dal 2008 hanno bisogno di servizi pubblici” ha dichiarato Barbara Byers, Vicepresidente Esecutivo del Canadian Labour Congress. Intanto l'ultimo giorno di lavori del Congresso è stato adottata una risluzione sui cambiamenti climatici: Combatting Climate Change through Sustainable Development and Just Transition.
E' la prima volta che il sindacato adotta un impegno vincolante e programmatico per uscire dalla crisi e guidare un nuovo sviluppo. “Con questa risoluzione - afferma Guy Ryder - i sindacati del mondo hanno mostrato che se c'è ambizione e solidarietà è possibile trovare un accordo sulle misure necessarie per combattere i cambiamenti climatici; ora tocca ai governi prendersi le delle serie responsabilità, i sindacati lo hanno già fatto”. Altre risoluzioni importanti sono state adottate al Congresso. La prima (in.pdf) che ribadisce l'impegno della CSI per un mondo pacifico, democratico, sicuro e stabile dove i popoli possano convivere nel mutuo rispetto e tolleranza reciproca, libero dalle minacce dei conflitti armati e dal terrorismo. La seconda (in.pdf) sull'uguaglianza di genere e una terza (in.pdf) sulla promozione e difesa dei diritti fondamentali dei lavoratori.
Elvira Corona - Inviata di Unimondo
La Confederazione Sindacale Internazionale (International Trade Union Confederation - ITUC) é la principale organizzazione sindacale internazionale che rappresenta gli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici del mondo. Ne fanno parte 312 organizzazioni affiliate in 156 paesi e territori, e conta circa 176 milioni di lavoratori. La CSI è stata fondata nel Congresso svoltosi a Vienna dal 1° al 3 novembre del 2006. Unisce gli affiliati della Confederazione Internazionale delle Organizzazioni Sindacali Libere e quelli della Confederazione Mondiale del Lavoro, che si sono sciolte per confluire nella CSI, oltre alle altre organizzazioni che non avevano nessuna affiliazione internazionale.